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Non c’è sostanzialmente differenza tra i due strumenti “ufficiali” dell'Agenzia: entrambi diventano normativa e prassi dell’amministrazione finanziaria. La circolare ha valore collettivo e generale, specifica meglio i contenuti di una norma o di un decreto attuativo. La risoluzione ha valenza più ristretta, in genere si prende in esame un caso specifico, sul quale l’autorità fiscale fornisce una soluzione interpretativa (che vale solo per casi analoghi), e da questo caso nasce la risoluzione.
Le interpretazioni sopra indicate non hanno portata vincolante qualora sfavorevoli al contribuente, che può contare, contro di esse, sulla valutazione dei giudici. Le commissioni tributarie – per quanto possa sembrare strano – sono tutt’altro che riverenti verso le interpretazioni dell’autorità fiscale, tanto che, a volte, può risultare perfino controproducente il non raro comportamento degli uffici fiscali, che negli atti processuali avvalorano la propria interpretazione, mostrandone la conformità ad una circolare amministrativa o ministeriale. Quando, però, l’interpretazione dell’autorità fiscale è favorevole al contribuente, essa genera in lui una legittima fiducia. In buona sostanza, si può dire che l’interpretazione dell’amministrazione finanziaria può favorire l’”amministrato” se positiva, ma non lo danneggia se negativa.