Salve, nel 1991 acquistai un terreno di 27,65/1000 di una proprietà indivisa, nel 1996 chiesi la concessione edilizia in sanatoria e accatastai l'immobile. Nel luglio del c.a. ho deciso di venderlo e, prima di redigere il preliminare di vendita ho consegnato al promissario acquirente l'atto di provenienza del terreno, la concessione edilizia e la visura catastale, inoltre mi è stato chiesto se avevo provveduto a chiedere la sentenza di usucapione, ma ho risposto che essendo trascorsi 25 anni di possesso pieno avevo maturato l'usucapione.
Così il promissario acquirente ha consegnato al suo legale il tutto ed ha predisposto il preliminare di vendita, nel quale è scritto: "la parte promittente venditrice dichiara di avere il diritto di piena proprietà dell'unità immobiliare" e si fissa la data del rogito prima il 31 agosto e poi all'atto della firma si corregge al 31 ottobre.
Con lo stesso preliminare si concede il possesso dell'immobile dalla data della firma del preliminare.
A settembre c.a. , ho provveduto a chiamare il notaio incaricato del rogito, il quale mi ha detto che l'acquirente non intende procedere per mancanza del'usucapione. Il 14.10 c.a. Pertanto il mio legale ha inviato l'invito e la diffida a presentarsi per la stipula del rogito, ma è stata chiesta una proroga di 15 gg.
il 9 novembre c.m. il legale ha inoltrato un'ulteriore nota ed ha fissato per il 18 u.s. il termine per il rogito avvertendo che nel caso non si adempia il preliminare di vendita si adirà il tribunale onde sentir dichiarare risolto il detto preliminare per inadempimento con conseguente perdita della caparra, che verrà trattenuta dai venditori nonchè la restituzione dell'immobile. Si può procedere in tal senso alla luce delle sentenze della Cassazione n.2485/2007 e n.9367/2012? Grazie per la risposta.
Così il promissario acquirente ha consegnato al suo legale il tutto ed ha predisposto il preliminare di vendita, nel quale è scritto: "la parte promittente venditrice dichiara di avere il diritto di piena proprietà dell'unità immobiliare" e si fissa la data del rogito prima il 31 agosto e poi all'atto della firma si corregge al 31 ottobre.
Con lo stesso preliminare si concede il possesso dell'immobile dalla data della firma del preliminare.
A settembre c.a. , ho provveduto a chiamare il notaio incaricato del rogito, il quale mi ha detto che l'acquirente non intende procedere per mancanza del'usucapione. Il 14.10 c.a. Pertanto il mio legale ha inviato l'invito e la diffida a presentarsi per la stipula del rogito, ma è stata chiesta una proroga di 15 gg.
il 9 novembre c.m. il legale ha inoltrato un'ulteriore nota ed ha fissato per il 18 u.s. il termine per il rogito avvertendo che nel caso non si adempia il preliminare di vendita si adirà il tribunale onde sentir dichiarare risolto il detto preliminare per inadempimento con conseguente perdita della caparra, che verrà trattenuta dai venditori nonchè la restituzione dell'immobile. Si può procedere in tal senso alla luce delle sentenze della Cassazione n.2485/2007 e n.9367/2012? Grazie per la risposta.