Buongiorno a tutti,
se ho ben capito:
1) proposta avanzata il 20 ottobre
2) richiesta di mutuo inoltrata il 24 ottobre
3) alla scadenza del termine posto nella condizione (30 novembre), non è stata ancora comunicata l'accettazione.
A mio parere la proposta deve ormai considerarsi priva di efficacia ed il proponente ha diritto a vedersi restituire la somma versata: la richiesta di mutuo è stata fatta con sollecitudine (4 gg dopo la proposta) ed il termine espressamente previsto in contratto è scaduto: nessuno può contestare al proponente alcuna illegittimità.
Il mio consiglio è quello di richiedere celermente la restituzione dell'assegno, con formale messa in mora.
Qui termina la parte strettamente "tecnica" dell'intervento.
Per quanto concerne invece la valutazione etico / deontologica della questione, ritengo che alcuni degli intervenuti alla discussione, più che scagliarsi contro il proponente (che sta semplicemente esercitando una propria facoltà), debbano deplorare la scarsa professionalità con cui vengono formulate alcune proposte di acquisto.
La clausola con cui l'efficacia della proposta viene subordinata alla concessione del mutuo soddisfa gli interessi dell'aspirante compratore, quindi deve essere formulata con attenzione per evitare abusi; soprattutto qualora la clausola (che pone una condizione) viene associata ad un termine (come nel nostro caso).
Tutti avete hanno lanciato strali contro la condizione, ma pochi sembrano essersi accorti che il problema è stato:
a) l'inserimento maldestro di un termine (troppo vicino - l'agenzia che ha inserito la clausola li conosceva i tempi delle delibere o era alla sua prima mediazione immobiliare?)
b) la mancata previsione circa la mancata risposta della banca (cosa ben diversa dalla mancata concessione del mutuo).
Se l'agenzia (oppure il venditore) avessero valutato quanto sopra, avrebbero costruito diversamente la clausola ed il problema non si sarebbe venuto a creare.