Tecnicamente cio’ che sostieni e’ corretto.
Tuttavia non per l’uomo della strada o se vogliamo, per il cittadino comune.
Quando due anni dopo, andando a farti conferire un nuovo incarico ti presenterai nello stesso contesto, oppure presso una persona vicina a quel contratto che era saltato, l’uomo della strada si ricordera’ soltanto di una transazione finita male.
Di quattrini buttati al vento e di lungaggini tecnico legali, con le relative spese e perdite di tempo cagionate.
Il venditore, che si infila in tali gineprai di “idioma legalese”, potrebbe pentirsene amaramente.
Restando nell’impossibilita’ di avanzare serenamente nel suo obbiettivo vendita.
Pure sul versante professionale, la prassi di inseguire le questioni di principio, piuttosto che perseguire il proprio oggetto sociale, consegue risultati improvvidi.
A nulla servono perche’ risibili, le ‘arie’ vantate da quei colleghi, che sostengono di vincere sistematicamente i contenziosi.
Con risultati che si rappresentano cinque anni dopo, gravati da spese oneri e perdite di tempo, che ne azzerano la ratio, spesso risultando in negativo.
Una liberatoria invece, ti consente di andare subito a reperire un nuovo soggetto, pure con l’opportunita’, perfino di vendere meglio e bene.
Quante volte ti sara’ capitato di mancare una vendita su un prodotto, per poi centrarla due mesi dopo con altri, conseguendo un maggior compenso per una vendita ben fatta.
Due vittorie, la liberatoria prima e la vendita poi, una dietro l’altra.
Come il Mister che nel momento giusto azzecca la sostituzione.
Ineccepibile doverlo rilevare.
Invece senza liberarsi dal cliente brocco si incricca il venditore e tutta la sua e la nostra azione.
Si perde l’acquirente, che pure lui anche se e’ un brocco, poteva essere dirottato più facilmente verso altri acquisti, probabilmente a lui piu’ consoni.
Prima avevi un incarico ‘gettonato’ mentre ora non c’è l’hai piu’.
Perche’ la pratica e’ scaduta nelle vie legali in pasto agli avvocati.
Mentre quei due o tre clienti, che erano interessati, ora scalpitano.
Perche’ vorrebbero rivedere quel prodotto per proseguire nell’azione di acquisto.
Una doppia sconfitta.
Se poi, non hai disponibile un altro prodotto dello stesso livello, probabilmente perderai anche quegli altri due o tre clienti che erano solvibili, ad aggravare ancor di più la situazione.
Perche’ l’uomo della strada si ricorda solo quello che vuole lui.
Aldila’ delle motivazioni, Avevi un alloggio da vendere e ora non c’è l’hai piu’ e non perche’ l’hai venduto.
Forse era meglio evitare di correre dietro ai fagiani.
Zagonara Emanuele ha scritto: ↑
Per quanto mi riguarda, lascierei che sia eventualmente un avvocato a dare "certe dritte".
Zagonara Emanuele ha scritto: ↑
non credo sia molto educativo dare suggerimenti su come fregare un collega, per questo ci sono già gli avvocati.
Quando ci penso, ho l'impressione di scrivere in italiano abbastanza comprensibile, ma evidentemente deve essere diversamente.
NON ho scritto che il cliente deve rivolgersi ad un avvocato, e non l'ho incoraggiato a farlo, ma semplicemente che non dovremmo essere noi agenti immobiliari a rubare a questi (gli avvocati) il lavoro, fornendo "dritte", "appigli" o "facili vie d'uscita" a clienti in cerca di scappatoie per non assumersi le loro responsabilità, a danno di un collega (anche se facilone).
Direi che ho scritto un concetto abbastanza chiaro, perchè dunque si deve voler capire sempre fischio per fiasci?