Sentenze come questa evidenziano quanto la giustizia nel nostro paese sia spesso allo sbando.
Se da un lato può "alleggerire" il carico di oneri e responsabilità degli agenti immobiliari, dall'altro ne abbassa il livello di professionalità.
A maggior ragione, l'utenza comincerà a chiedersi per quale ragione debba corrispodere una somma considerevole per acquistare una casa tramite un'agenzia, quando l'unico servizio che può aspettarsi di ricevere è quello di trovare lì'immobile che fa per lui e chiudere una trattativa "vantaggiosa" (cosa che potrebbe benissimo fare anche da solo avendo il tempo e la capacità di districarsi e gestire la situazione).
Simili sentenze relegano l'attività degli agenti immobiliari alla sola fornitura di un servizio (ricerca immobile e chiusura di una trattativa) escludendo nel contempo una tutela e una garanzie di tranquillità nell'acquisto (cosa che si ottiene responsabilizzando la categoria e conseguentemente "punendo" chi si dimostra facilone nell'operare).
Inoltre, favoriscono il diffondfersi di agenti immobiliari improvvisati, incompetenti e impreparati, che mirano unicamente ad incassare il dovuto senza offrire garanzie di alcun genere, specie di serietà e tranquillità.
Avremo quindi sempre più agenti pronti ad impugnare la sentenza indicata quale scusa per la loro negligenza e faciloneria e questo a discapito dell'intera categoria e dell'utenza.
Perciò:
1) complimenti alla corte che ha emesso la sentenza e
2) continuiamo ad operare tenendo conto delle esigenze dell'utenza e nell'interesse della nostra categoria, essendo quindi diligenti, seri, onesti e capaci indipendentemente da ciò che sanciscono sentenze assurde.
Ad onor del vero, su tali qualita' di giudizi, non si rileva tutto questo sbando e o assurdita'.
La diligenza, non ha nulla a che vedere, con la correttezza dei comportamenti eo con la buona fede.
Fin dagli anni 40, il codice civile ne esprime di diversi e numerosi, di dettami che ne distinguono nettamente i concetti.
Prefissato cio', resta da ribadire, che non esistono e non sono mai esistiti sulla faccia della terra, immobili impossibili da trasferire in vendita.
Circostanza, che non e' mai accaduta una sola volta, in tutta la storia della compravendita.
Tanto meno, se gli ostacoli al trasferimento, sono rappresentati da iscrizioni pregiudizievoli.
Con questo dato di fatto personalmente a me vien da ridere.
Quando, per taluni prodotti, si viene a dire che non si sarebbero mai venduti.
Da quando il mondo e' mondo, i migliori e piu succulenti affari si concludono quando una delle parti, si trova in stato di necessita'.
Nell'anno 2012, a seguito del suo crac finanziario e con una cartella di equitalia da 11 milioni di euro pendente sulla sua testa, Vittorio Cecchi Gori, ha (S)venduto cinque alloggi all'interno di Palazzo Borghese a Roma.
Incassando cinque milioni di euro, per un'insieme di proprieta', che era stata (sotto)stimata per oltre nove milioni.
Solo due anni prima, nello stesso contesto, ne aveva trasferiti due identici, incassando oltre 15 milioni di euro.
Cio' per evidenziare, che prima di lagnare danno per qualche affittuccio pagato o per qualche lungaggine subita, bisognerebbe capire realmente come si e' sviluppata quella compravendita.
Motivi per cui un soggetto debba svendere possono essere dei piu svariati.
Tra i meno probabili un cambio di residenza.