Situazione: figlio nato da madre nubile, riconosciuto dal "presunto" padre.
Quando è rimasta incinta la madre aveva una relazione con un secondo uomo; dopo qualche anno, in cui nel frattempo la relazione fra la madre ed il "padre" è finita, l'altro uomo decide di riconoscere lui il figlio ancora minore.
Qual è l'eventuale iter? E' imprescindibile che sia il "padre" ad avviare il disconoscimento oppure no? Disconoscimento e successivo riconoscimento da parte dell'altro uomo devono essere legalmente supportati da test del DNA o se nessuno dei due uomini lo richiede non è obbligatorio e il "nuovo" riconoscimento può comunque finalizzarsi?
Problema collaterale: il secondo uomo è sposato ed ha un figlio dalla moglie; l'appartamento coniugale è in comproprietà (ma effettivamente a suo tempo pagato solo dalla moglie) e l'uomo ha intenzione di lasciare la propria parte alla famiglia "ufficiale".
Quale può essere la strada più "inattaccabile" affinchè nè questo figlio "acquisito" (se mai dovesse finalizzarsi il riconoscimento) nè eventuali altri figli naturali che dovessero nascere nel frattempo possano vantare diritti su questo appartamento?
Una compravendita dal marito alla moglie, eventualmente da decidere in fase di separazione, potrebbe essere impugnata? Possono esserci problemi di qualche tipo (ad esempio fiscali) nel vendere ad un prezzo "politico" (tipo 20% del valore effettivo della quota)? Visto che la moglie non ha disponibilità, che conseguenze ci sarebbero se il pagamento fosse solo fittizio (assegno registrato sul rogito mai incassato)?
Grazie.
Quando è rimasta incinta la madre aveva una relazione con un secondo uomo; dopo qualche anno, in cui nel frattempo la relazione fra la madre ed il "padre" è finita, l'altro uomo decide di riconoscere lui il figlio ancora minore.
Qual è l'eventuale iter? E' imprescindibile che sia il "padre" ad avviare il disconoscimento oppure no? Disconoscimento e successivo riconoscimento da parte dell'altro uomo devono essere legalmente supportati da test del DNA o se nessuno dei due uomini lo richiede non è obbligatorio e il "nuovo" riconoscimento può comunque finalizzarsi?
Problema collaterale: il secondo uomo è sposato ed ha un figlio dalla moglie; l'appartamento coniugale è in comproprietà (ma effettivamente a suo tempo pagato solo dalla moglie) e l'uomo ha intenzione di lasciare la propria parte alla famiglia "ufficiale".
Quale può essere la strada più "inattaccabile" affinchè nè questo figlio "acquisito" (se mai dovesse finalizzarsi il riconoscimento) nè eventuali altri figli naturali che dovessero nascere nel frattempo possano vantare diritti su questo appartamento?
Una compravendita dal marito alla moglie, eventualmente da decidere in fase di separazione, potrebbe essere impugnata? Possono esserci problemi di qualche tipo (ad esempio fiscali) nel vendere ad un prezzo "politico" (tipo 20% del valore effettivo della quota)? Visto che la moglie non ha disponibilità, che conseguenze ci sarebbero se il pagamento fosse solo fittizio (assegno registrato sul rogito mai incassato)?
Grazie.