buongiorno a tutti,
chiedo come di consueto vostre esperienze circa questa insolita casistica.
Immobile rogitato regolarmente con dichiarazione del venditore di cespite pre esistente ante 67.
Fin qui tutto regolare.
L'acquirente presenta dopo due mesi domanda di restauro e ripristino del manufatto al Comune competente e si vede respingere la domanda.
Nel descrivere le motivazioni del diniego lo stesso Comune conferma che sul fabbricato oggetto di domanda di restauro e risanamento insiste, pendente, una richiesta di condono edilizio ai sensi della L. 47/85.
L'acquirente basito, che nel frattempo ha anche ripromesso in vendita l'immobile ad un nuovo cliente, mi chiede come comportarsi...
Ci troviamo di fronte ad un rogito all'interno del quale è stata omessa la dichiarazione del venditore attestante che sul bene oggetto della vendita era presente "e da completare" una domanda di condono edilizio ai sensi della L. 47/85.
Ho letto sentenze sul web dove non evinco chiarezza e sembra che un giudice prenda in giro l'altro giudice...
alcuni asseriscono che non è stipulabile il rogito se non in presenza del rilascio della concessione edilizia in sanatoria (L.47/85) altri invece confermano che è stipulabile solo a condizione che vi sia probabilità di accoglimento dalla P.A; precisa indicazione e definizione della consistenza degli abusi sanabili; presupposti chiari per definire calcolo di oblazione;
- il venditore ha omesso di dichiarare in atto la presenza di una domanda aperta di condono edilizio
l'atto è nullo ?
- rettificando il rogito, lo stesso, sarebbe stipulabile con la domanda di condono aperta o verrebbe richiesto dal notaio a pena di nullità il rilascio della concessione edilizia in sanatoria (L.47/85) ?
Sempre grato per il vs supporto !!!!!!!
chiedo come di consueto vostre esperienze circa questa insolita casistica.
Immobile rogitato regolarmente con dichiarazione del venditore di cespite pre esistente ante 67.
Fin qui tutto regolare.
L'acquirente presenta dopo due mesi domanda di restauro e ripristino del manufatto al Comune competente e si vede respingere la domanda.
Nel descrivere le motivazioni del diniego lo stesso Comune conferma che sul fabbricato oggetto di domanda di restauro e risanamento insiste, pendente, una richiesta di condono edilizio ai sensi della L. 47/85.
L'acquirente basito, che nel frattempo ha anche ripromesso in vendita l'immobile ad un nuovo cliente, mi chiede come comportarsi...
Ci troviamo di fronte ad un rogito all'interno del quale è stata omessa la dichiarazione del venditore attestante che sul bene oggetto della vendita era presente "e da completare" una domanda di condono edilizio ai sensi della L. 47/85.
Ho letto sentenze sul web dove non evinco chiarezza e sembra che un giudice prenda in giro l'altro giudice...
alcuni asseriscono che non è stipulabile il rogito se non in presenza del rilascio della concessione edilizia in sanatoria (L.47/85) altri invece confermano che è stipulabile solo a condizione che vi sia probabilità di accoglimento dalla P.A; precisa indicazione e definizione della consistenza degli abusi sanabili; presupposti chiari per definire calcolo di oblazione;
- il venditore ha omesso di dichiarare in atto la presenza di una domanda aperta di condono edilizio
l'atto è nullo ?
- rettificando il rogito, lo stesso, sarebbe stipulabile con la domanda di condono aperta o verrebbe richiesto dal notaio a pena di nullità il rilascio della concessione edilizia in sanatoria (L.47/85) ?
Sempre grato per il vs supporto !!!!!!!