Forse non sono stato molto chiaro in ciò che volevo dire. Non volevo mettere in discussione la materia amministrativa , bensì linterpret
Sicuramente mi sono espresso male. Intendevo dire una interpretazione autentica della legge (non della sentenza o della convenzione) . La cassazione, nella sentenza, fondamentalmente dice che l'interpretazione della legge non permette svincolo dal prezzo massimo nella vita dell'immobile. La domanda che mi pongo è proprio questa: siamo certi che ciò sia inattaccabile? Inoltre a fronte di decine/centinaia di cause che potrebbero abbattersi contro i notai che hanno rogitato , a questo punto, contro legge quale sarà la loro linea difensiva? Potrebbero tirare in causa il comune ( anche se sembra che i nulla osta dell'ente non abbiano alcun valore) oppure potrebbero sostenere che l'interpretazione della legge è diversa da quella data dalla cassazione. Quindi è possibile mettere in discussione la legge stessa in termini di interpretazione, se non addirittura in termini di costituzionalità , ed eventualmente esiste un organo preposto che potrebbe essere chiamato in discussione?
Ti rispondo da profano quale sono.
Per quanto ne so, la Corte Costituzionale viene interpellata per stabilire se una legge rispetta i dettami constituzionali e non è questo che viene messo in discussione nel nostro caso, qui in disussione sono le interpretazioni, giuridiche e amministrative, anche se la legge stessa ha degli aspetti secondo me iniqui.
Anche io mi sono posto il problema di come venire a capo di questo circolo vizioso, tra articoli di legge scritti male, sentenze poco specifiche e interpretazioni capziose delle stesse.
Col beneficio dell'inventario....
Rimettere in discussione una sentenza della Cassazione a corti riunite non è semplice è, da quanto ne ho dedotto, può avvenire solo nell'ambto di un inter processuale.
Una Sentenza della Corte di Cassazione, seppur a corti riunite, non fa legge ma da un indirizzo giuriprudenziale univoco con potere di nomofilarchia, ossia stabilisce come va interpretata quella legge in ambito giuridico, questo non toglie che se un giudice di cassazione, chiamato a dirimere in materia, ritiene di discostarsi da questa interpretazione, pur non potendo emettere un giudizio difforme, ma allo stesso tempo essendo sottoposto solo alla legge che a suo giudizio dice un'altra cosa, puo sottrarsi dal giudizio stesso e rimetterlo alla corte riunita dandone motivazioni.
Cioè se l'interpretazione della sentenza da parte del comune fosse giusta, dovremmo aspettare che un caso giudiziario arrivi fini alla corte riunita e questa si accorga quantomeno di non non essere stata specifica nel circoscrivere l'ambito di applicazione delle motivazioni nella precedente sentenza, ed esaminando le motivazioni del giudiche che le rimette il giudizio, potrebbe cambiare l'interpretazione nomofilarchica a suo tempo data.
Aspettarsi che questo accada, ed in tempi brevi, è fantascienza.
Se invece, come altri di noi sostengono, è sbagliata solo l'interpretazione estensiva che ne da il comune, gli organi preposti a esaminarla sono quelli citati, TAR e Consiglio di Stato.
La cosa che risolverebbe il problema alla radice sarebbe una riformulazione legislativa degli articoli in un italiano non interpretabile dal soggetto di turno.
Ribadisco comunque che non sono un tecnico ed è solo quello che sono arrivato a capire io.