Mil

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Negozi in fuga dal centro di Monza: sempre più serrande chiuse e vetrine vuote

Venerdì 08 aprile 2016
Negozi in fuga dal centro di Monza: sempre più serrande chiuse e vetrine vuote

L’elenco dei negozi chiusi o sfitti nel centro di Monza si allunga un passo dopo l’altro. Ospitavano edicole, negozi di abbigliamento, bar: ora le serrande sono abbassate, le grate sono chiuse, le vetrine sono sporche e impolverate. Ecco cosa sta cambiando.
Solo in via Carlo Alberto se ne contano sette. Ce n’è un altro all’altezza del ponte dei Leoni. Due fila verso la metà di via Carlo Porta. Altrettanti in via Lambro. L’elenco dei negozi chiusi o sfitti nel centro di Monza si allunga un passo dopo l’altro.

Via Italia ne conta almeno uno, e quattro si trovano in via Pavoni. Altri due in via Sempione, nella zona pedonale. Ospitavano edicole, negozi di abbigliamento, bar. Ora le serrande sono abbassate, le grate sono chiuse, le vetrine sono sporche e impolverate. Il commercio al dettaglio non sembra godere di ottima salute, nemmeno nelle vie che sono definite per antonomasia quelle dello shopping. La crisi. Un nuovo modo di spendere il denaro.I consumi che sono cambiati chi ha cessato l’attività. Gli affitti dei locali che in centro non si abbassano e che nemmeno in periferia sono poi così abbordabili. Basta dare un’occhiata agli annunci in un qualsiasi portale immobiliare: 650 euro per 45 metri quadri in via Lecco, 700 per 55 metri quadrati a San Biagio. E sono i prezzi più bassi. 1.200 per uno spazio in via Bergamo, 1.250 per uno nei pressi del tribunale. E poi via, verso costi sempre più difficilmente sostenibili. Tanti i negozi storici che negli ultimi tempi hanno cessato la propria attività: l’edicola di via Carlo Alberto, il negozio dello stilista Lorenzo Riva, quello di calzature Capra di via Italia. Uno dei ristoranti di piazza San Paolo.
Sempre di più, invece, i brand multinazionali che hanno fatto la loro comparsa: di vestiti, borse, cosmetici low cost. Di biancheria e oggetti per la casa. Il volto del centro storico sta cambiando. Secondo un’elaborazione dell’Ufficio studi della Camera di commercio di Monza e Brianza le imprese di commercio al dettaglio attive in città al 31 dicembre 2015 erano 818, in calo dello -0,2% rispetto all’anno precedente. 31 le nuove attività registrate nel 2015 e 55, invece, quelle cessate non d’ufficio.
L’Unione commercianti di Monza e circondario si sta dando da fare per contrastare questa tendenza. «Abbassare il costo degli affitti – commenta il segretario dell’associazione Alessandro Fede Pellone – è uno dei nostri grandi obiettivi. In collaborazione con Regione Lombardia, poi, stiamo cercando sempre più di diffondere lo strumento del franchising. Ma, attenzione: non un franchising che porti in città grandi marchi, ma che cerchi di promuovere un nuovo tipo di imprenditorialità».

L’intenzione dell’associazione è quella di favorire i “piccoli” imprenditori, in grado di far conoscere prodotti di nicchia.
«Si sta lavorando molto anche sul brand cittadino – ha aggiunto – promuovendo convenzioni il pagamento del parcheggio e istituendo diversi momenti di aggregazione, dall’apertura dei negozi il giovedì sera all’organizzazione delle notti bianche in estate».


Federica Fenaroli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

articolo tratto da: Negozi in fuga dal centro di Monza: sempre più serrande chiuse e vetrine vuote




E' una situazione purtroppo diffusissima in moltissime città italiane, da nord a sud...con molte ripercussioni sul settore dei locali commerciali (reale appetibilità, sostenibilità degli affitti, etc.). Chissà che ne pensa @PyerSilvio ....Dibattito aperto.
 

Sim

Membro Senior
Agente Immobiliare
Beh, l'investimento sui locali commerciali non è il migliore al momento a meno di non avere a che fare con un immobile appetibile soprattutto ai grandi marchi. E' vero purtroppo che ovunque si vada la scena è la stessa e torniamo al discorso che alla fine i grandi marchi avranno piano piano il monopolio del mercato perchè i piccoli imprenditori alle condizioni attuali non possono far altro che sparire a meno di avere ampi fondi a disposizione. I proprietari dei negozi dovrebbero capire che un buon conduttore pagante è meglio tenerlo a costo di ridurre anche abbondantemente il canone piuttosto che poi tenere il locale chiuso, perchè ormai è così, è matematica
 
U

Utente Cancellato 65257

Ospite
Io conosco Monza e il centro è stato sempre la mia metà preferita per il giro dei negozi il sabato ovvio nel tempo alcuni negozi storici anno chiuso lasciando il posto alle grandi Marche spero che adesso che finalmente arriverá la metropolitana quache cosa si muova anche perchè per gli abitanti di sesto e Milano arrivare a Monza è diventato difficoltoso devi per forza avere la macchina.
 

Rosa1968

Membro Storico
Beh, l'investimento sui locali commerciali non è il migliore al momento a meno di non avere a che fare con un immobile appetibile soprattutto ai grandi marchi. E' vero purtroppo che ovunque si vada la scena è la stessa e torniamo al discorso che alla fine i grandi marchi avranno piano piano il monopolio del mercato perchè i piccoli imprenditori alle condizioni attuali non possono far altro che sparire a meno di avere ampi fondi a disposizione. I proprietari dei negozi dovrebbero capire che un buon conduttore pagante è meglio tenerlo a costo di ridurre anche abbondantemente il canone piuttosto che poi tenere il locale chiuso, perchè ormai è così, è matematica
Sim non ho capito l'attinenza dei grandi marchi con il negozietto. Da un lato per poter affrontare il mercato bisogna crescere ed evolversi. Cosa che molti non hanno fatto. E non è una questione di marchi ma di testa. Prendiamo i parrucchieri? Vogliamo parlare della differenza della vecchia parrucchiera che ha chiuso perché ha aperto la rete? Perché le sue vecchie clienti vanno in quei bei saloni? Perché i bisogni delle persone sono cambiati e tu ti devi adattare ti devi organizzare evolvere per stare al passo. Volevi mantenere i mobili anni 70 non rinnovare per altri trent'anni? Non cambiare metodi?
 

PyerSilvio

Membro Storico
Agente Immobiliare
Beh, l'investimento sui locali commerciali non è il migliore al momento a meno di non avere a che fare con un immobile appetibile soprattutto ai grandi marchi. E' vero purtroppo che ovunque si vada la scena è la stessa e torniamo al discorso che alla fine i grandi marchi avranno piano piano il monopolio del mercato perchè i piccoli imprenditori alle condizioni attuali non possono far altro che sparire a meno di avere ampi fondi a disposizione. I proprietari dei negozi dovrebbero capire che un buon conduttore pagante è meglio tenerlo a costo di ridurre anche abbondantemente il canone piuttosto che poi tenere il locale chiuso, perchè ormai è così, è matematica

La questione avanzata dal @Mil ha poca attinenza con lo scenario immobiliare.

La stessa autrice dell'articolo, pone in evidenza, come i prezzi delle locazioni, non tendano al ribasso.

Cambia invece l'offerta e l'approcio del consumatore ad essa connessa.

Che non e' piu' disposto, ad esborsi smisurati, per acquistare prodotti made in Taiwan.

Non e' un caso, che in ogni citta' italiana, appaiono come funghi grandi megastore realizzati dai cinesi.

Che vendono quegli stessi prodotti, che prima i commercianti italiani (stra)vendevano, probabilmente ad un prezzo, che ora appare piu' giusto.

Sara' per quello che prolificano.

Per quanto riguarda bar e caffetterie mi pare che godano di ottima salute.

Domenica scorsa, non sono bastati trenta euro, per fare colazione in centro a Monza con la famiglia al completo.
Consumazioni che avvenute altrove, non avrebbero superato i 15 euro.

Escludendo i prodotti esclusivi, dei marchi modaioli italiani, di indiscussa qualita' e prestigio mondiale, la stessa cosa accade per l'abbigliamento.

I grandi magazzini ed i loro brand low cost, piu' diffusi, quelli spagnoli, italiani, svedesi, francesi etc, la fanno da padroni.

I loro prodotti, sono disegnati da nomi altisonanti, sono di ottima qualita' senza rinunciare alle tendenze del momento.

Entri con cento euro ed esci con quattro capi.

Una cosa impossibile da fare nel negozietto aperto e gestito dal Signor Rossi nazionale.

Meglio cosi'.
 

Rosa1968

Membro Storico
Sono cambiate le abitudini. Più spesso si fa la spesa della settimana la domenica mattina. La donna lavora tutti i giorni e tutto il giorno. C'È bisogno di trovare tutto in uno stesso posto. Portare i bambini e approfittare per farli svagare e consumare un pranzo domenicale veloce. Ecco la risposta dei centri commerciali dove le famiglie trascorrono la domenica tra negozi svaghi ecc ecc ecc.
 

Mil

Membro Senior
La questione avanzata dal @Mil ha poca attinenza con lo scenario immobiliare.

La stessa autrice dell'articolo, pone in evidenza, come i prezzi delle locazioni, non tendano al ribasso.

'.
La questione non ha attinenza con il mercato immobiliare @PyerSilvio ? Se lo dici tu...Forse non sai leggere dietro il segnale contenuto nell'articolo. Il problema è per il momento la progressiva sostituzione con le cosiddette grandi marche (che poi non sono grandi marche che hanno portato questa competitività e democraticità che vedi, ma catene low cost con l'unica intelligenza di aver capito il portafoglio reale degli italiani che casomai lavorano sui grandi numeri a discapito della qualità, ma non qualificano certo i centri città "bene").
A tendere il problema è duplice: 1) la desertificazione progressiva perchè è un fatto che sono comunque i centri commerciali ad avere la priorità, i centri città per le catene solo solo il "nice to have" da diversificazione e non certo il core business specie se diventa poco conveniente 2) il problema attuale in verità è che il negozio a migliaia di euro d'affitto rimane chiuso e sul groppone del proprietario. In molte città questo è il problema, non che compaia "kiko make up" al posto della profumeria storica. E' capitato più volte che gli affari andassero male comunque, e che i nuovi punti vendita del tale o tal altro noto marchio chiudessero come funghi in qualunque settore (non differentemente da quello che succede per le agenzie immobiliari :innocente:)
Inoltre anche ammessa l'appetibilità e il giro d'affari migliore da parte di catene e franchising una cosa che accade frequentemente è che una volta acquisite quote di mercato sono loro a scegliersi la location più conveniente e a spingere gli affitti al ribasso, l'esatto opposto dei centri commerciali dove accade l'inverso perchè lì il potere contrattuale sta dalla parte dell'immobile. Ciò che oggi viene ritenuto un bene è in realtà l'anticamera della fine del settore immobiliare commerciale, poi ci sono sempre i punti di vista ottimistici a oltranza per cui un oggetto vale e renderà sempre a prescindere da cosa sta succedendo intorno.
 

Mil

Membro Senior
Sim non ho capito l'attinenza dei grandi marchi con il negozietto. Da un lato per poter affrontare il mercato bisogna crescere ed evolversi. Cosa che molti non hanno fatto. E non è una questione di marchi ma di testa. Prendiamo i parrucchieri? Vogliamo parlare della differenza della vecchia parrucchiera che ha chiuso perché ha aperto la rete? Perché le sue vecchie clienti vanno in quei bei saloni? Perché i bisogni delle persone sono cambiati e tu ti devi adattare ti devi organizzare evolvere per stare al passo. Volevi mantenere i mobili anni 70 non rinnovare per altri trent'anni? Non cambiare metodi?

ma quindi mi vuoi dire che questi parrucchieri cinesi partiti dalle periferie delle metropoli ma oramai a macchia d'olio anche in zone centrali delle città competono sull'arredo minimal preferibile allo stile vintage originale? Pensa che nella mia ingenuità credevo che in realtà molte signore ci andassero per un mero discorso di prezzi molto bassi..considerato che il rapporto apertura di un salone rispetto a un negozio cinese penso sia di uno a dieci.
 

Sim

Membro Senior
Agente Immobiliare
@Rosa1968 @PyerSilvio anche il mercato immobiliare influisce sul mercato commerciale. In questo momento il piccolo commerciante è in difficoltà e chiede al locatore di andargli incontro con la locazione, ma questo rifiuta e il negozio chiude. Il negozio rimane chiuso perchè il locatore non si adegua al mercato. Il commerciante non lavora perchè il rapporto costi/ricavi non è più soddisfacente. Altra cosa: tutti vorremmo rinnovare l'ufficio, il negozio, ma se diventa difficile pagare l'affitto diventa difficile anche rinnovare. E' vero, come dice appunto Rosa, che il negozio, bar, ristorante, rinfrescato ha più clienti degli altri e quindi, come dice Pyer, entrano in gioco i grandi nomi, con brand low cost o meno, che oltre a vendere merce sanno anche come trattare il mercato, perchè la voce immobiliare non è indifferente nei loro bilanci. E poi ditemi, il locatore medio se dovesse scegliere tra mario rossi che ha la boutique e Zara (per dirne una) chi sceglierebbe?
 

Mil

Membro Senior
@Rosa1968 @PyerSilvio anche il mercato immobiliare influisce sul mercato commerciale. In questo momento il piccolo commerciante è in difficoltà e chiede al locatore di andargli incontro con la locazione, ma questo rifiuta e il negozio chiude. Il negozio rimane chiuso perchè il locatore non si adegua al mercato. Il commerciante non lavora perchè il rapporto costi/ricavi non è più soddisfacente. Altra cosa: tutti vorremmo rinnovare l'ufficio, il negozio, ma se diventa difficile pagare l'affitto diventa difficile anche rinnovare. E' vero, come dice appunto Rosa, che il negozio, bar, ristorante, rinfrescato ha più clienti degli altri e quindi, come dice Pyer, entrano in gioco i grandi nomi, con brand low cost o meno, che oltre a vendere merce sanno anche come trattare il mercato, perchè la voce immobiliare non è indifferente nei loro bilanci. E poi ditemi, il locatore medio se dovesse scegliere tra mario rossi che ha la boutique e Zara (per dirne una) chi sceglierebbe?

In tutto questo si sta completamente dimenticando la componente del web in crescita esponenziale. Un bel magazzino di logistica fuori città e commercio on line, tipico appunto dei grandi brand.... E' una sostituzione momentanea per il locatore. Ma nel lungo termine un errore strategico (e non di favore) non privilegiare i Mario Rossi.
 

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