Solo un italiano su quattro crede ancora che la casa sia l’investimento ideale
di Emiliano Sgambato
Tassazione immobiliare in aumento e prezzi in calo, difficoltà delle famiglie di fare programmi di investimento di lungo periodo a causa dell’incertezza economica e occupazionale, difficile accesso al credito.Sono molti i fattori per cui non sorprende più di tanto il dato che emerge dall’indagine Acri-Ipsos su risaprmi e investimenti degli italiani. E cioè che il mattone, tradizionalmente amato dai risparmiatori del Belpaese come bene rifugio, non piace più. O almeno piace molto meno che in passato, con solo il 24% che nel 2014 lo vede come scelta ideale per mettere al riparo i propri soldi.
Il dato sorprende soprattutto se confrontato con il passato, anche recente, quando fino a due italiani su tre sceglievano l’immobiliare. Più nel dettaglio, la scelta preferita dal campione dell'indagine Acri realizzata da Ipsos in occasione della 90ma Giornata mondiale del
risparmio nel 2014 è stata la liquidità. In un anno in cui si registra anche il minimo storico di interesse degli italiani per l'investimento nel mattone. Se nel 2006, infatti, la percentuale di loro che vedevano nell'immobiliare l'investimento ideale era al 70% nel 2010 si è passati al 54% per poi scendere ancora al 43% nel 2011, fino all'attuale minimo storico del 24%. Contemporaneamente cresce, raggiungendo il massimo storico del 36%, il numero di coloro che reputano che nel momento attuale sia più idoneo investire in strumenti sicuri come risparmio postale, titoli di Stato e le obbligazioni. È però anche cresciuto anche il numero di quanti preferiscono i prodotti a più alto rischio (l'8%). Rimane infine costante la percentuali di quanti ritengono sbagliato investire in una qualsiasi forma: sono il 32% degli
italiani mentre nel 2010 erano il 18%.[DOUBLEPOST=1414740219,1414740146][/DOUBLEPOST]
Le case in legno conquistano il 6% del mercato italiano
di Giovanna Mancini
È l'unico settore dell'edilizia italiana che in questi anni di crisi riesce a crescere persino sul fronte interno e a guardare con ottimismo ai prossimi anni. La quota di mercato delle costruzioni in legno è passata, nel nostro Paese, dallo 0,5% nel 2008 al 6% lo scorso anno. E si prevede di raggiungere il 15% nel 2015. Certo, parliamo di numeri ancora relativamente piccoli e siamo lontani dalle percentuali del Nord Europa (il 30% in Austria e l'80% nei Paesi scandinavi).
Eppure le cose stanno cambiando rapidamente anche da noi, assicura Johann Waldner, presidente di Lignius (Associazione delle case prefabbricate in legno) che dal 16 al 19 ottobre organizza assieme a Saie la prima «Piazza dell'AbitareDomani», uno spazio di 2.500 mq dentro la fiera, che ospiterà dimostrazioni, convegni e laboratori pratici dedicati alle tecnologie costruttive in legno.
«La richiesta di abitazioni in legno in Italia è cresciuta molto – spiega Waldner – ma soprattutto si è distribuita su tutto il territorio nazionale».
Non più solo Trentino Alto Adige e Nord Italia, per capirsi: ora si riscontra grande interesse anche al Centro e al Sud, e anche in città come Roma, Napoli, Bari e Catania. Sta cambiando il modo di intendere l'abitazione da parte degli utenti, che sempre più spesso cercano soluzioni di qualità, sicure e sostenibili. «Ora deve cambiare anche la cultura del costruire – dice Waldner – che deve tornare ad avere un'etica, mettere al centro le persone, non solo il profitto».
Un'utopia? Non del tutto, visti i trend di crescita del settore, spinti in parte dalla necessità di adeguarsi alle normative europee sul risparmio energetico, in parte dalla sensibilità crescente degli italiani verso le tematiche della sicurezza antisismica e dell'efficienza energetica. Ma non solo: il legno, aggiunge il presidente di Lignius, è vantaggioso anche nel campo delle ristrutturazioni e riqualificazioni edilizie, tema cruciale in Italia. «La leggerezza delle strutture in legno e la velocità di realizzazione – precisa Waldner – sono ideali nel caso ad esempio di sopraelevazioni, utilissime nei centri abitati». Anche perché le nuove tecnologie permettono di realizzare edifici a più piani,
se non condomini veri e propri, come dimostrano ad esempio le torri in legno appena consegnate a Milano da Polaris: quattro edifici di piani ciascuno realizzati in soli 16 mesi (ma all'estero ne esistono fino a 20-30 piani). A rendere competitive queste abitazioni, aggiunge Waldner sono anche la certezza dei tempi e del prezzo finale.
Prezzo che, a differenza di quanto spesso si crede, non si discosta da quello delle costruzioni tradizionali, e inoltre consente un risparmio energetico dell'80-90% annuo.
Anche il mercato comincia a comprendere il valore di queste architetture, tanto che alcuni istituti di credito, fino a qualche tempo fa restii a concedere mutui per il loro acquisto, ora stanno cambiando atteggiamento. Tra i casi recenti, l'accordo Rubner Haus e Auxilia Finance, per la consulenza e l'intermediazione di mutui finalizzati all'acquisto di immobili in bioedilizia.