Scusate, ma a me Pyer fa troppo ridere. Non lo dico per prenderlo in giro, lo giuro. Non se ne abbiano a male gli altri, ma , dopo Ingelman, è il mio agente immobiliare preferito. Mentre per Ingelman esistono solo due tipi di individui:
coloro che nella carbonara mettono la pancetta e coloro che mettono il guanciale, il resto è solo contorno, per Pyer esistono solo due tipi di individui:
coloro che acquistano e coloro che vendono, il resto è solo contorno.
L'ho attentamente studiato, e per me Pyer incarna una figura preistorica: l'agente immobiliare cacciatore. Pyer considera il cliente come preda, ma senza sadismo alla David Lynch, per il gusto di uccidere fine a sè stesso. No, la sua è un'azione finalizzata alla sopravvivenza, sua e della Toffanin, che segue i principi della competizione fra gli altri agenti immobiliari che "battono" quello stesso ambiente: per non essere sopraffatto, per esempio dalla concorrenza, deve affermare le proprie strategie.
E' una persona diretta e semplice, con grande capacità di sfruttare le risorse (mezzi e strumenti), grazie alla sua energia apparentemente insauribile. In realtà, il cacciatore non può essere longevo per il fatto che spreca e brucia tutto nel
"qui e adesso" nella sua ansia da risultato. Per lui il bottino ha il sapore della giusta ricompensa per gli sforzi profusi, ma è anche contemporaneamente ciò di cui ha bisogno per giustificare agli altri il proprio sforzo eccessivo.
In questo senso va ricordata la continuità e la ripetitività dell sue azioni da cacciatore (chi non si ricorda la mitica agendina di Pyer, compagna di tante battaglie, completa e fornitissima di tutti i numeri telefonci, informazioni, personali e professionali, di tutti i suoi potenziali clienti, anche passati a miglior vita?), l'organizzazione del tempo, per cui egli sfrutta la sua maggiore efficenza fisica de mattino (alle 7:00 è già sotto casa a suonare il campanello del primo cliente, neanche i Testimoni di Geova osano tanto).
Il riordino degli strumenti e delle conoscenze acquisite sono destinati alla sera, quando il cacciatore rientra nella sua tana (la caccia dura 16 ore al giorno, perchè le cose o si fanno bene o non si fanno), la necessità di delimitare il territorio per conoscerlo e controllarlo bene (in questo spazio il cacciatore è signore e padrone), il saper attendere, andando e tornando piu' volte sul luogo della caccia per interpretare i segnali lasciati dalle prede.
Conta su poche armi, ma molto efficienti (dopo la falenge, la falangina e la falangetta, incorpora un palmare connesso alla Rete), ma la sua arma migliore è la parola, e con l'uso dei sensi, affinati dal Pleistocene, (la sensibiltà del cacciatore che instintivamente sa quando è il mometno di andare a comandare), la capacità di mimetizzarsi da un lato, e nel contempo l'adozione di tecniche di avvistamento per non insospettire la preda, per studiarne le mosse e i comportamenti, finalizzati al pedinamento e al
final showdown preferibilmente uno contro uno (al cacciatore non piace cacciare in branco), un corpo a corpo asfissiante, per prendere la preda per sfinimento, obbligandola prima o dopo a confessare e a comprare, pur di non vederlo anche il giorno dopo.
Per ottenere i risultati va bene qualsiasi mezzo, pertanto il caccatore è sempre alla ricerca di armi nuove, perchè quelle che ha non sono mai abbastanza, per essere il piu' forte, per battere sempre gli altri sul tempo: intanto si vende, poi si vedrà. Ama lavorare su ampi territori e sempre diversi, altrimenti rischia di annoiarsi e di non alimentare la sua sete di visibilità e gratificazione, ma è il primo a sapere che chi è troppo onesto, non farà mai i soldi (salvo le eccezioni).