Qualche ora fa ho letto un articolo sul corriere della sera che mi ha rammentato il discorso fatto alla nazione dal presidente bush nelle ore immediatamente successive al crollo delle torri gemelle.
Non trovando miglior argomento per rinfrancare i cuori degli americani che per la prima volta avevano scoperto di non essere tranquilli nemmeno a casa loro, ha detto: "non smettete di comprare, avete l'obbligo di sostenere il paese in questo momento difficile".
...comprare... non sembra anche a voi paradossale che la ricetta dell'uomo più potente al mondo davanti allo scempio di una città mutilata di uno dei suoi simboli economici più noti, sia lo shopping?
ok ok non è che bush si sia mai particolarmente distinto per le sue doti di pensatore illuminato ma è indubbiamente vero che le nostre economie si basano e fondano ma sopratutto affondano le proprie radici nel terreno fertile del consumismo.
Perchè un dipendente statale di medio/buon livello, un dipendente di banca di lungo corso o chiunque altro che non abbia buone ragioni per temere per il proprio posto di lavoro e che abbia una retribuzione adeguata ai tempi, dovrebbe contrarre i propri consumi, pur in un momento di crisi?
Se i prezzi scendono e la nostra retribuzione rimane invariata, ne consegue che il nostro potere di acquisto dovrebbe aumentare, noo?
no!
Solo i prezzi di alcuni beni scendono e perlopiù si tratta di quei beni il cui utilizzo nel tempo e la loro utlità sempre minore ne avrebbe comunque decretato la scomparsa.
Provate oggi a costruire una casa e tra adeguamento alle normative vigenti in termini di risparmio energetico, spese, imposte, acquisto area/materiali/impianti, oneri, ecc, vi divertirete a scoprire quanto sono "diminuiti" i prezzi.
Almeno sul nuovo non vedo come con i costi vivi crescenti i prezzi potrebbero diminuire.
Sull'usato è tutt'altra storia, ma sull'usato di certa data e che non abbia subito drastiche ristrutturazioni di recente altrimenti ci riavviciniamo al discorso di cui sopra.
Insomma, sull'usato con un mercato e volumi ridotti.
Ma anche in quel caso interviene la norma a darci una mano, ovviamente a modo suo.
Faccio un esempio
Ammetto l'utilità di uno strumento come l'obbligatoria certificazione energetica per gli immobili nuovi, posso capirne la funzione anche per quelli di recente costruzione(diciamo entro i 10 anni) altrimenti non avremmo un riferimento su cui tarare la presunta qualità di quelli corrispondenti alle norme in materia di risparmio energetico e di più recente concezione.
Qualcuno però è in grado di spiegarmi a cosa serve obbligarmi a produrre tale documento per un appartamento edificato, diciamo, negli anni '60?
Perchè devo essere obbligato a pagare un tecnico che mi certifica che quell'appartamento fa ******?
Che faceva ****** eravamo perfettamente in grado di dedurlo da soli, bastava avvicinarsi alla finestra e mettere due dita in quella fessura che si era creata tra il serramento con vetro singolo e il muro non coibentato realizzato, quando andava bene, con il neoforato k.
E invece no, il signor Brambilla di turno, dopo una vita spesa in catena di montaggio e dopo aver risparmiato e rinunciato a non so cosa per comprarsi la sua casetta, nel momento della vendita si trova costretto a chiamare un tecnico abilitato che gli certifichi che casa sua fa schifo.
...e invece dei doverosi due schiaffi, lo deve pure pagare e magari anche ringraziare.
Tra l'altro va considerato che oltre una certa classe energetica non esiste più distinzione di sorta tra la casa che in termini di consumi fa schifo e quella che di schifo ne fa tanto, ma tanto...e non sono nemmeno così rare...
Spendere? , ok.
Sostenere l'economia? , ok.
Continuare a investire? , ok.
Formarsi? , ok.
ma vi prego, non possiamo non iniziare a pretendere che i costi di tutto questo riportati in fattura non vengano conteggiati al netto della stupidità.