Anche questa è fatta. Oggi giovedì ho depositato, presso la cancelleria del Tribunale di Velletri, la relazione peritale di parte che l’avvocato P.G. mi aveva chiesto di redarre su quella ormai annosa faccenda ereditaria che si trascina da molti anni, ormai, tra udienze, eccezioni, opposizioni, richieste di perizie e rinvii alle calende greche.
La giustizia italiana è più lenta di una tartaruga e purtroppo continua a rivolgere lo sguardo più al bradipo che alla gazzella. Ci si è fatto il callo, oramai; pare che a tutti, fuorché agli utenti, piaccia questa situazione di lentocrazia e, allora, perché cambiarla? Gridiamo tutti in coro: “Tutto va bene signora la Marchesa!”.
Sono le 9.15 di mattina di un giorno uggioso e triste e sto già sulla via di ritorno verso Roma. Percorro, con la mia Hyundai, la Via del Laghi, di placida bellezza, ma oggi piove a dirotto e la temperatura si è abbassata a 8 gradi. Il traffico è abbastanza scorrevole ma la strada bagnata, le pozzanghere improvvise e la visibilità limitata consigliano cautela e attenzione.
Dopo circa 45 km sono di nuovo a Roma e guardo l’orologio: sono le 10.10 di una mattina che continua a piangere e a rovesciare abbondantemente pioggia.
Sono in anticipo sulla tabella di marcia; ho un’ ora di tempo da ammazzare in qualche modo.
Decido di andare da Pasquale il barbiere, uno dei tre figari superstiti del mio quartiere, a farmi dare una spuntata alla chioma, anche se non sono passati i canonici 45 giorni dal precedente taglio e un'accorciatina alla barba.
Sfrutterò questa seduta in modo di arrivare così fino alla metà di gennaio e saltare a piè pari la fila della settimana di Natale.
Entro nel negozio accolto da un piacevole calduccio, saluto Pasquale e vedo che ci sono solo due persone da attendere; va bene così; Pasquale, in zona dal 1964, riesce a “lavorare” una testa in un quarto d’ora quindi, fra mezzora, sarà già il mio turno: perfetto!
Mi siedo su una poltroncina e prendo un giornale sportivo sulla prima pagina del quale c’è, in un trafiletto, ancora l'eco della notizia dell’ “amara” sconfitta della Juve a san Siro per mano del Milan e a causa di un rigore malandrino che non c’era.
Sfotticchio garbatamente, da antico tifoso milanista, Pasquale che è, invece, juventino come molti sportivi della sua terra di origine:la Ciociaria. Entrambi abbiamo la consapevolezza di essere stranieri in una Patria abitata da laziali e romanisti.
Dopo qualche accenno banale al tempo da lupi di oggi e alle tasse che ormai sono millanta che tutta notte canta mi metto a sfogliare con scarsa attenzione il quotidiano mentre Pasquale continua a sforbiciare con leggiadra sicurezza.
Il mio primo pensiero è: Pasquale ha quasi 70 anni, ed è prossimo alla pensione; quando chiude lui, dove andrò a farmi tagliare i capelli a farmi scolpire la barba?
Le contraddizioni dell’ Italia: traboccante di avvocati, straripante di architetti, strapiena di geometri, rigurgitante di commercialisti, affollata da ingegneri, gremita di psicologi - oh quanti! oh tanti! tutti professionisti prossimi, in buona parte, alla fame... - ma assolutamente carente in artigiani tra i quali i barbieri sono una delle categorie maggiormente a rischio d’estinzione, come i panda cinesi…
Passano, così, cinque minuti in relativo silenzio quando entra nella barberia un certo signor Giorgio dall’aspetto elegante, accuratamente vestito con un abito di buona fattura e chiede quando tempo ci vuole per uno shampoo.
“Signor Giorgio, deve aspettare una mezzoretta gli altri clienti ma, poi, la servirò in una decina di minuti” risponde gentilmente Pasquale.
“Bene, aspetto”.
Il signor Giorgio si va ad accomodarsi in una poltroncina posta sul lato opposto di quello dove sono seduto io e, così, posso esaminarlo con attenzione, in tutta tranquillità.
Alto, magro, quasi segaligno, una sessantina d’anni ottimamente portati nonostante le molte rughe sul viso, chioma piuttosto scarmigliata ma ancora fluente, impeccabilmente vestito ma senza ricercatezza, con fazzoletto bianco nel taschino della giacca.
Ha un modo di fare tranquillo ma sicuro. La sua innata distinzione non riesce a mascherare, però, una certa aria prostrazione, un impalpabile sfinimento che guizza nei suoi occhi piuttosto grandi e svegli ma come addolciti, quasi placati da qualche dolore segreto o da una certa disillusione intima. Ho di fronte una persona, forse un affermato professionista, che ha subito certamente dei rovesci dalla vita, penso tra me.
Chissà quali….Non andrò certamente a chiederli, posso solo congetturare, fare ipotesi…
La sua faccia non mi è nuova; devo averlo visto in zona o in altre parti di Roma già in altre occasioni.
Mentre ero immerso in questi pensieri ecco che il signor Giorgio, in modo quasi inaspettato, rivela la sua identità e molti dei suoi perché:
“Sa, Pasquale, dopo 7 mesi di totale digiuno, ho, l’altro ieri, venduto un’ appartamento in via del Velodromo e, appena stamattina, nonostante il temporale, sono riuscito ad affittare un quadricamere a Piazza Cantù… Ancora non ci credo, due botte di vita, un dissetarsi alle fresche e limpide polle di un'oasi dopo un’attraversata del deserto di sette mesi quasi senza acqua, con scarsi viveri e con la bussola che si era rotta. Ormai ero convinto che la mia vita da agente immobiliare era una vita sprecata, che non c’era più niente da fare e che non c'era più via di scampo.
Poi mi sono detto, dopo questo prodigio: quasi quasi, mi faccio uno shampoo…Ed eccomi qui, caro Pasquale…"
"Non immagini Pasquale la desolazione di questi sette mesi da agente immobiliare senza incassare un euro.
Ogni giorno: una strana giornata.
Ogni giorno: non si muoveva una foglia.
Ogni giorno avevo la testa ovattata.
Quanti giorni senza neanche una voglia!
Ogni giorno pensavo:non c'è via di scampo...
Ma, perdiana, Pasquale! Oggi, evviva, devo farmi per forza uno shampoo!".
La giustizia italiana è più lenta di una tartaruga e purtroppo continua a rivolgere lo sguardo più al bradipo che alla gazzella. Ci si è fatto il callo, oramai; pare che a tutti, fuorché agli utenti, piaccia questa situazione di lentocrazia e, allora, perché cambiarla? Gridiamo tutti in coro: “Tutto va bene signora la Marchesa!”.
Sono le 9.15 di mattina di un giorno uggioso e triste e sto già sulla via di ritorno verso Roma. Percorro, con la mia Hyundai, la Via del Laghi, di placida bellezza, ma oggi piove a dirotto e la temperatura si è abbassata a 8 gradi. Il traffico è abbastanza scorrevole ma la strada bagnata, le pozzanghere improvvise e la visibilità limitata consigliano cautela e attenzione.
Dopo circa 45 km sono di nuovo a Roma e guardo l’orologio: sono le 10.10 di una mattina che continua a piangere e a rovesciare abbondantemente pioggia.
Sono in anticipo sulla tabella di marcia; ho un’ ora di tempo da ammazzare in qualche modo.
Decido di andare da Pasquale il barbiere, uno dei tre figari superstiti del mio quartiere, a farmi dare una spuntata alla chioma, anche se non sono passati i canonici 45 giorni dal precedente taglio e un'accorciatina alla barba.
Sfrutterò questa seduta in modo di arrivare così fino alla metà di gennaio e saltare a piè pari la fila della settimana di Natale.
Entro nel negozio accolto da un piacevole calduccio, saluto Pasquale e vedo che ci sono solo due persone da attendere; va bene così; Pasquale, in zona dal 1964, riesce a “lavorare” una testa in un quarto d’ora quindi, fra mezzora, sarà già il mio turno: perfetto!
Mi siedo su una poltroncina e prendo un giornale sportivo sulla prima pagina del quale c’è, in un trafiletto, ancora l'eco della notizia dell’ “amara” sconfitta della Juve a san Siro per mano del Milan e a causa di un rigore malandrino che non c’era.
Sfotticchio garbatamente, da antico tifoso milanista, Pasquale che è, invece, juventino come molti sportivi della sua terra di origine:la Ciociaria. Entrambi abbiamo la consapevolezza di essere stranieri in una Patria abitata da laziali e romanisti.
Dopo qualche accenno banale al tempo da lupi di oggi e alle tasse che ormai sono millanta che tutta notte canta mi metto a sfogliare con scarsa attenzione il quotidiano mentre Pasquale continua a sforbiciare con leggiadra sicurezza.
Il mio primo pensiero è: Pasquale ha quasi 70 anni, ed è prossimo alla pensione; quando chiude lui, dove andrò a farmi tagliare i capelli a farmi scolpire la barba?
Le contraddizioni dell’ Italia: traboccante di avvocati, straripante di architetti, strapiena di geometri, rigurgitante di commercialisti, affollata da ingegneri, gremita di psicologi - oh quanti! oh tanti! tutti professionisti prossimi, in buona parte, alla fame... - ma assolutamente carente in artigiani tra i quali i barbieri sono una delle categorie maggiormente a rischio d’estinzione, come i panda cinesi…
Passano, così, cinque minuti in relativo silenzio quando entra nella barberia un certo signor Giorgio dall’aspetto elegante, accuratamente vestito con un abito di buona fattura e chiede quando tempo ci vuole per uno shampoo.
“Signor Giorgio, deve aspettare una mezzoretta gli altri clienti ma, poi, la servirò in una decina di minuti” risponde gentilmente Pasquale.
“Bene, aspetto”.
Il signor Giorgio si va ad accomodarsi in una poltroncina posta sul lato opposto di quello dove sono seduto io e, così, posso esaminarlo con attenzione, in tutta tranquillità.
Alto, magro, quasi segaligno, una sessantina d’anni ottimamente portati nonostante le molte rughe sul viso, chioma piuttosto scarmigliata ma ancora fluente, impeccabilmente vestito ma senza ricercatezza, con fazzoletto bianco nel taschino della giacca.
Ha un modo di fare tranquillo ma sicuro. La sua innata distinzione non riesce a mascherare, però, una certa aria prostrazione, un impalpabile sfinimento che guizza nei suoi occhi piuttosto grandi e svegli ma come addolciti, quasi placati da qualche dolore segreto o da una certa disillusione intima. Ho di fronte una persona, forse un affermato professionista, che ha subito certamente dei rovesci dalla vita, penso tra me.
Chissà quali….Non andrò certamente a chiederli, posso solo congetturare, fare ipotesi…
La sua faccia non mi è nuova; devo averlo visto in zona o in altre parti di Roma già in altre occasioni.
Mentre ero immerso in questi pensieri ecco che il signor Giorgio, in modo quasi inaspettato, rivela la sua identità e molti dei suoi perché:
“Sa, Pasquale, dopo 7 mesi di totale digiuno, ho, l’altro ieri, venduto un’ appartamento in via del Velodromo e, appena stamattina, nonostante il temporale, sono riuscito ad affittare un quadricamere a Piazza Cantù… Ancora non ci credo, due botte di vita, un dissetarsi alle fresche e limpide polle di un'oasi dopo un’attraversata del deserto di sette mesi quasi senza acqua, con scarsi viveri e con la bussola che si era rotta. Ormai ero convinto che la mia vita da agente immobiliare era una vita sprecata, che non c’era più niente da fare e che non c'era più via di scampo.
Poi mi sono detto, dopo questo prodigio: quasi quasi, mi faccio uno shampoo…Ed eccomi qui, caro Pasquale…"
"Non immagini Pasquale la desolazione di questi sette mesi da agente immobiliare senza incassare un euro.
Ogni giorno: una strana giornata.
Ogni giorno: non si muoveva una foglia.
Ogni giorno avevo la testa ovattata.
Quanti giorni senza neanche una voglia!
Ogni giorno pensavo:non c'è via di scampo...
Ma, perdiana, Pasquale! Oggi, evviva, devo farmi per forza uno shampoo!".