Partiamo dalla concretezza di un dato legislativo.
Dal Bollettino delle “proposte di leggi” della Camera dei deputati ( il “disegno di legge” è quello presentato dal Governo, la “proposta di legge” è quella presentata da un Deputato o da qualsiasi altro soggetto che goda della prerogativa dell’iniziativa legislativa…), si ricava la notizia che qualche mese fa è stata depositata una proposta di legge – primo firmatario l’Onorevole Domenico Scilipoti dell’IDV – “per il noleggio a lungo termine delle opere d’arte di proprietà dello Stato e degli enti locali” da realizzare tramite aste pubbliche, almeno bimestrali, con noleggio, almeno decennale, dei beni, reperti archeologici compresi.
I ricavi di tale attività di “noleggio” sarebbero destinati, per metà al ripianamento del debito pubblico e, per l’altra metà, per finanziare le attività di restauro promosse Ministero dei Beni Culturali.
Qualche considerazione in merito.
C’è poco da scandalizzarsi o restare inorriditi, dopo aver letto questa proposta di legge, senza offrire soluzioni concrete alternative per la tutela del nostro immenso patrimonio artistico che, in alcune drammatiche circostanze,– come quelle accadute in questi giorni, a Pompei, per alcune vestigia di età romana – si sta letteralmente sbriciolando.
Dare a nolo il nostro patrimonio artistico? E perché no? Cosa ci sarebbe di strano?
Intanto, occorre avere presente, che ci sono milioni e milioni di pezzi artistici del più vario genere, forma e valore artistico, ammassati e pigiati o ammonticchiati alla rinfusa e nella polvere, nei magazzini dei musei e di altri enti culturali, che avrebbero urgente bisogno di restauro e di catalogazione. Ma i fondi non ci sono o possono soddisfare esigenze di conservazione di ben poche opere, rispetto al totale di esse. L’Italia ha il suo Petrolio nell’Arte, si dice; paradossalmente è vero: la gran parte dei suoi beni artistici devono ancora essere estratti dal sottosuolo!!!
Perché, allora, non noleggiarli ai privati che potrebbero, intanto, riportarli alla luce e sottrarli dall’ oblio, catalogarli, restaurarli e risanarli e poi esporli, a pagamento, per la prima volta, a tutti gli appassionati d’arte, d’antiquariato e di cose antiche? Chissà quanti avvenimenti culturali, quante inaugurazioni pubbliche, aperture, cerimonia si potrebbero organizzare…chissà quanti sculture e quadri , oggetti di vasellame e di intaglio potrebbero essere scoperti e attribuiti, magari, alla mano di Raffaello, o allo scalpello del Bernini ( faccio degli esempi a caso..) o all’arte orafa di Benvenuto Cellini. Senza contare la risonanza mediatica a livello planetario…
Perche tanta paura e timidezza?
Se lo Stato, per problemi insormontabili di costi e di debito pubblico ( nel 2010 quasi al 120% del Pil nonostante gli sforzi titanici compiuti di Tremonti…), non può estrarre tutto il “Petrolio” che possiede nel suo sottosuolo, perché rinunciare, a priori, a tutta questa risorsa che può, agevolmente, trasformarsi in ricchezza a beneficio della collettività? Perché non tentare di fare dell’Italia l’ Arabia Saudita dell’ Arte?
Quindi, sarebbe il caso di dare un forte scossone alla mentalità, fondamentalmente statalista, della nostra classe politica e anche a quella burocratica e ministeriale che vede, qualsiasi passo autentico verso il privato, come una minaccia delle proprio potere e delle proprie sicumere.
Il patrocinio dato, questi giorni, da parte di Diego della Valle, per il restauro ( che non finisce mai..) del Colosseo è soltanto, un timido passo della lunga strada che si potrebbe percorrere se tutti gli enti e i soggetti responsabili camminassero verso la stessa direzione.
Se ne parla da decenni, se ci fate caso, di una serie e coerente Politica Economica – Culturale da realizzare in Italia.
Si parla che L’ Italia non ha mezzi e risorse, nel settore delle materie prima….
Si parla che l’Italia non può concorrere con la Germania, nel settore industriale…
Si parla che l’ Italia non può concorrere con l’ Inghilterra, sul piano finanziario…
Che non può concorrere con gli Stati Uniti, per l’innovazione tecnologica…
Che non può concorrere con la Francia, nell’ agricoltura….
Che, però, è la prima Nazione al mondo per GIACIMENTI ARTISTICI.
Moto di compiacimento, sorrisi di soddisfazione, pacche sulla spalle, poi fine della chiacchierata istruttiva e tutti a casa…
Ma si può continuare in questo modo, dico io? Solo con sproloqui, cicalate e vaghe promesse? Mentre i crolli di Pompei ci restituiscono, come pugni in faccia, le dure repliche della realtà?
E’ questa, solo questa, la Politica Economica – Artistica della nostra amata Italia?
Come e quando implementare una seria pratica di conduzione e di gestione di tutte queste risorse artistiche e culturali?
Boh? Questa è una domanda alla quale, sono sicuro, nessuno potrebbe rispondere, nemmeno il Ministro competente, nemmeno il Presidente del Consiglio.
In Italia deve ancora nascere un Presidente del Consiglio a cui interessi, SUL SERIO, mettere a reddito i nostri enormi giacimenti artistici.
Però è un paradosso bello grosso e bello strano: ai cittadini ( beh, non proprio tutti, alcuni nei Musei ci vanno…) del primo Paese al mondo, per numero di opere artistiche, importa un fico secco dell’arte nelle sue numerose e multiformi espressioni artistiche; vedere, anche, come sono ridotti i Conservatori di musica, le Fondazioni liriche e teatrali ecc. ecc…Almeno negli anni cinquanta, sessanta e buona parte degli anni settanta, ci potevamo consolare con la settima arte, il Cinema, nella quale eccellavamo… probabilmente eravamo i primi al mondo…ora neanche questa soddisfazione ci sfiora più.
Tornado la tema, domandiamoci: basterebbe il “noleggio a lungo termine delle opere d’arte di proprietà dello Stato e degli enti locali”, come recita il progetto di legge sopra esposto, per dare finalmente il là ad un embrione di politica culturale? O non è meglio decidersi, più audacemente, per il serio passo della LOCAZIONE o addirittura della VENDITA di una lunghissima teoria di immobili di grande livello architettonico e storico?
Può fondarsi e svilupparsi una efficace ed efficiente pratica dell'amministrazione pubblica dell’arte, solo ed esclusivamente su sgravi e ristorni fiscali, su bonus e su incentivi finanziari? O sul semplice noleggio privato di quadri, sculture, vasellame, maioliche monete, libri e pergamene o archivi?
Perché non invece affidarla più solidamente alla locazione se non alla vendita di migliaia di Chiese dismesse, Castelli, Manieri, Fortezze, Cittadelle e Borghi abbandonati – soprattutto montani – ma anche di vecchie Miniere ormai deserte e perfino, parlando di archeologia industriale, di Vecchie fabbriche o di vecchi Capannoni?
Voi Agenti Immobiliari, esperti di vendita e di locazioni di immobili, come vedete questa faccenda?
Quale opinione vi fareste di questo anomalo mercato immobiliare?
Cosa pensereste se un miliardario ricco sfondato – magari russo o cinese – volesse affittare o addirittura comprare il Castello Medievale ( o Palazzo Rinascimentale o Torrione dell’anno mille ) simbolo della vostra città o cittadina?
Voi agenti immobiliari di Bologna cosa pensereste se un Tycoon volesse comprare la Torre degli Asinelli?
Vi sentireste ferito nel vostro orgoglio municipale? Riscoprireste il sentimento campanilistico un po’ assopito? Oppure plaudereste all’iniziativa “illuminata”, magari dando anche qualche consiglio professionale?
Dal Bollettino delle “proposte di leggi” della Camera dei deputati ( il “disegno di legge” è quello presentato dal Governo, la “proposta di legge” è quella presentata da un Deputato o da qualsiasi altro soggetto che goda della prerogativa dell’iniziativa legislativa…), si ricava la notizia che qualche mese fa è stata depositata una proposta di legge – primo firmatario l’Onorevole Domenico Scilipoti dell’IDV – “per il noleggio a lungo termine delle opere d’arte di proprietà dello Stato e degli enti locali” da realizzare tramite aste pubbliche, almeno bimestrali, con noleggio, almeno decennale, dei beni, reperti archeologici compresi.
I ricavi di tale attività di “noleggio” sarebbero destinati, per metà al ripianamento del debito pubblico e, per l’altra metà, per finanziare le attività di restauro promosse Ministero dei Beni Culturali.
Qualche considerazione in merito.
C’è poco da scandalizzarsi o restare inorriditi, dopo aver letto questa proposta di legge, senza offrire soluzioni concrete alternative per la tutela del nostro immenso patrimonio artistico che, in alcune drammatiche circostanze,– come quelle accadute in questi giorni, a Pompei, per alcune vestigia di età romana – si sta letteralmente sbriciolando.
Dare a nolo il nostro patrimonio artistico? E perché no? Cosa ci sarebbe di strano?
Intanto, occorre avere presente, che ci sono milioni e milioni di pezzi artistici del più vario genere, forma e valore artistico, ammassati e pigiati o ammonticchiati alla rinfusa e nella polvere, nei magazzini dei musei e di altri enti culturali, che avrebbero urgente bisogno di restauro e di catalogazione. Ma i fondi non ci sono o possono soddisfare esigenze di conservazione di ben poche opere, rispetto al totale di esse. L’Italia ha il suo Petrolio nell’Arte, si dice; paradossalmente è vero: la gran parte dei suoi beni artistici devono ancora essere estratti dal sottosuolo!!!
Perché, allora, non noleggiarli ai privati che potrebbero, intanto, riportarli alla luce e sottrarli dall’ oblio, catalogarli, restaurarli e risanarli e poi esporli, a pagamento, per la prima volta, a tutti gli appassionati d’arte, d’antiquariato e di cose antiche? Chissà quanti avvenimenti culturali, quante inaugurazioni pubbliche, aperture, cerimonia si potrebbero organizzare…chissà quanti sculture e quadri , oggetti di vasellame e di intaglio potrebbero essere scoperti e attribuiti, magari, alla mano di Raffaello, o allo scalpello del Bernini ( faccio degli esempi a caso..) o all’arte orafa di Benvenuto Cellini. Senza contare la risonanza mediatica a livello planetario…
Perche tanta paura e timidezza?
Se lo Stato, per problemi insormontabili di costi e di debito pubblico ( nel 2010 quasi al 120% del Pil nonostante gli sforzi titanici compiuti di Tremonti…), non può estrarre tutto il “Petrolio” che possiede nel suo sottosuolo, perché rinunciare, a priori, a tutta questa risorsa che può, agevolmente, trasformarsi in ricchezza a beneficio della collettività? Perché non tentare di fare dell’Italia l’ Arabia Saudita dell’ Arte?
Quindi, sarebbe il caso di dare un forte scossone alla mentalità, fondamentalmente statalista, della nostra classe politica e anche a quella burocratica e ministeriale che vede, qualsiasi passo autentico verso il privato, come una minaccia delle proprio potere e delle proprie sicumere.
Il patrocinio dato, questi giorni, da parte di Diego della Valle, per il restauro ( che non finisce mai..) del Colosseo è soltanto, un timido passo della lunga strada che si potrebbe percorrere se tutti gli enti e i soggetti responsabili camminassero verso la stessa direzione.
Se ne parla da decenni, se ci fate caso, di una serie e coerente Politica Economica – Culturale da realizzare in Italia.
Si parla che L’ Italia non ha mezzi e risorse, nel settore delle materie prima….
Si parla che l’Italia non può concorrere con la Germania, nel settore industriale…
Si parla che l’ Italia non può concorrere con l’ Inghilterra, sul piano finanziario…
Che non può concorrere con gli Stati Uniti, per l’innovazione tecnologica…
Che non può concorrere con la Francia, nell’ agricoltura….
Che, però, è la prima Nazione al mondo per GIACIMENTI ARTISTICI.
Moto di compiacimento, sorrisi di soddisfazione, pacche sulla spalle, poi fine della chiacchierata istruttiva e tutti a casa…
Ma si può continuare in questo modo, dico io? Solo con sproloqui, cicalate e vaghe promesse? Mentre i crolli di Pompei ci restituiscono, come pugni in faccia, le dure repliche della realtà?
E’ questa, solo questa, la Politica Economica – Artistica della nostra amata Italia?
Come e quando implementare una seria pratica di conduzione e di gestione di tutte queste risorse artistiche e culturali?
Boh? Questa è una domanda alla quale, sono sicuro, nessuno potrebbe rispondere, nemmeno il Ministro competente, nemmeno il Presidente del Consiglio.
In Italia deve ancora nascere un Presidente del Consiglio a cui interessi, SUL SERIO, mettere a reddito i nostri enormi giacimenti artistici.
Però è un paradosso bello grosso e bello strano: ai cittadini ( beh, non proprio tutti, alcuni nei Musei ci vanno…) del primo Paese al mondo, per numero di opere artistiche, importa un fico secco dell’arte nelle sue numerose e multiformi espressioni artistiche; vedere, anche, come sono ridotti i Conservatori di musica, le Fondazioni liriche e teatrali ecc. ecc…Almeno negli anni cinquanta, sessanta e buona parte degli anni settanta, ci potevamo consolare con la settima arte, il Cinema, nella quale eccellavamo… probabilmente eravamo i primi al mondo…ora neanche questa soddisfazione ci sfiora più.
Tornado la tema, domandiamoci: basterebbe il “noleggio a lungo termine delle opere d’arte di proprietà dello Stato e degli enti locali”, come recita il progetto di legge sopra esposto, per dare finalmente il là ad un embrione di politica culturale? O non è meglio decidersi, più audacemente, per il serio passo della LOCAZIONE o addirittura della VENDITA di una lunghissima teoria di immobili di grande livello architettonico e storico?
Può fondarsi e svilupparsi una efficace ed efficiente pratica dell'amministrazione pubblica dell’arte, solo ed esclusivamente su sgravi e ristorni fiscali, su bonus e su incentivi finanziari? O sul semplice noleggio privato di quadri, sculture, vasellame, maioliche monete, libri e pergamene o archivi?
Perché non invece affidarla più solidamente alla locazione se non alla vendita di migliaia di Chiese dismesse, Castelli, Manieri, Fortezze, Cittadelle e Borghi abbandonati – soprattutto montani – ma anche di vecchie Miniere ormai deserte e perfino, parlando di archeologia industriale, di Vecchie fabbriche o di vecchi Capannoni?
Voi Agenti Immobiliari, esperti di vendita e di locazioni di immobili, come vedete questa faccenda?
Quale opinione vi fareste di questo anomalo mercato immobiliare?
Cosa pensereste se un miliardario ricco sfondato – magari russo o cinese – volesse affittare o addirittura comprare il Castello Medievale ( o Palazzo Rinascimentale o Torrione dell’anno mille ) simbolo della vostra città o cittadina?
Voi agenti immobiliari di Bologna cosa pensereste se un Tycoon volesse comprare la Torre degli Asinelli?
Vi sentireste ferito nel vostro orgoglio municipale? Riscoprireste il sentimento campanilistico un po’ assopito? Oppure plaudereste all’iniziativa “illuminata”, magari dando anche qualche consiglio professionale?