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Onix80
Ospite
Buongiorno a tutti, vi scrivo per chiedere un vostro consiglio circa la seguente questione:
- nel 2011 i miei genitori decidono di trasferirsi dalla provincia di Bari in provincia di Padova, quindi mettono in vendita la propria abitazione in provincia di Bari al prezzo di 325.000,00. Per questa abitazione si presenta, tra i tanti interessati, una famiglia che offre 300.000,00 euro, quindi con loro si effettua nell'aprile 2011 il preliminare con caparra confirmatoria, indicando come data del rogito "entro e non oltre il 30/12/2011". Queste persone, oltre a non specificare nel preliminare che a loro volta dovevano vendere la loro abitazione, hanno sempre dichiarato che potevano affrontare regolarmente l'acquisto.
I miei, fatto quel preliminare, con la stessa caparra eseguono un preliminare nel maggio 2011 per l'abitazione in prov. di Padova, al prezzo di 213000,00 + IVA, venduta da una ditta, indicando come data del rogito entro il 31/01/2012.
Per vari motivi i miei genitori si trasferirono già presso questa abitazione, d'accordo con il venditore, stipulando contratto di uso a titolo gratuito senza specificare la scadenza, anche perché gli acquirenti dell'abitazione in Bari, nel caso di anticipo della data del rogito volevano subito l'abitazione libera da persone e cose.
Arrivati a dicembre 2011, scadenza del termine per il rogito dell'abitazione in Bari, questo non veniva effettuato perché gli acquirenti non sono riusciti a vendere la propria abitazione, quindi:
1) i miei inviano a loro lettera di diffida ad adempiere;
2) loro rispondevano chiedendo l'aggiornamento delle planimetrie catastali per poter fare il rogito;
3) fatto ciò, i miei gli inviavano nuova lettera con richiesta del nome del notaio, data ed ora del
rogito e diffida ad adempiere pena risoluzione del contratto, salvo richiesta di maggiori danni (qui siamo in attesa di risposta).
Nel frattempo nel mese di gennaio 2012 scadeva il termine anche per l'abitazione di Padova, in quel contesto il venditore riferiva che essendo passati 5 anni dalla costruzione, è scaduta una sorta di IVA e
che dovevamo pagarla noi (circa 18.000,00 euro), in più lasciava la possibilità ai miei di continuare a restare nell'abitazione a titolo gratuito fino a dicembre 2012.
Per quanto sopra vi chiedo:
1) è stato corretto per l'abitazione di Bari a diffidare gli acquirenti o sarebbe stato meglio invitarli noi venditori a fare il rogito trattenendo la caparra se non si fossero presentati?
2) è lecito chiedere quest'IVA della quale nessuno prima d'ora ne aveva parlato, neanche indicata sul preliminare?
3) nel caso il venditore di Padova volesse fare causa, possiamo indicare che il tutto è stato conseguenziale al comportamento degli acquirenti di Bari?
Vi ringrazio per i consigli che vorrete fornirmi.
Onofrio
- nel 2011 i miei genitori decidono di trasferirsi dalla provincia di Bari in provincia di Padova, quindi mettono in vendita la propria abitazione in provincia di Bari al prezzo di 325.000,00. Per questa abitazione si presenta, tra i tanti interessati, una famiglia che offre 300.000,00 euro, quindi con loro si effettua nell'aprile 2011 il preliminare con caparra confirmatoria, indicando come data del rogito "entro e non oltre il 30/12/2011". Queste persone, oltre a non specificare nel preliminare che a loro volta dovevano vendere la loro abitazione, hanno sempre dichiarato che potevano affrontare regolarmente l'acquisto.
I miei, fatto quel preliminare, con la stessa caparra eseguono un preliminare nel maggio 2011 per l'abitazione in prov. di Padova, al prezzo di 213000,00 + IVA, venduta da una ditta, indicando come data del rogito entro il 31/01/2012.
Per vari motivi i miei genitori si trasferirono già presso questa abitazione, d'accordo con il venditore, stipulando contratto di uso a titolo gratuito senza specificare la scadenza, anche perché gli acquirenti dell'abitazione in Bari, nel caso di anticipo della data del rogito volevano subito l'abitazione libera da persone e cose.
Arrivati a dicembre 2011, scadenza del termine per il rogito dell'abitazione in Bari, questo non veniva effettuato perché gli acquirenti non sono riusciti a vendere la propria abitazione, quindi:
1) i miei inviano a loro lettera di diffida ad adempiere;
2) loro rispondevano chiedendo l'aggiornamento delle planimetrie catastali per poter fare il rogito;
3) fatto ciò, i miei gli inviavano nuova lettera con richiesta del nome del notaio, data ed ora del
rogito e diffida ad adempiere pena risoluzione del contratto, salvo richiesta di maggiori danni (qui siamo in attesa di risposta).
Nel frattempo nel mese di gennaio 2012 scadeva il termine anche per l'abitazione di Padova, in quel contesto il venditore riferiva che essendo passati 5 anni dalla costruzione, è scaduta una sorta di IVA e
che dovevamo pagarla noi (circa 18.000,00 euro), in più lasciava la possibilità ai miei di continuare a restare nell'abitazione a titolo gratuito fino a dicembre 2012.
Per quanto sopra vi chiedo:
1) è stato corretto per l'abitazione di Bari a diffidare gli acquirenti o sarebbe stato meglio invitarli noi venditori a fare il rogito trattenendo la caparra se non si fossero presentati?
2) è lecito chiedere quest'IVA della quale nessuno prima d'ora ne aveva parlato, neanche indicata sul preliminare?
3) nel caso il venditore di Padova volesse fare causa, possiamo indicare che il tutto è stato conseguenziale al comportamento degli acquirenti di Bari?
Vi ringrazio per i consigli che vorrete fornirmi.
Onofrio