Ok, alla prima notizia sicura te la mando.
Eccomi qua
Riccardo Ercolino
Cercherò di riassumere in poche parole le tristi e lunghe vicende che hanno fatto seguito all'accertamento della dichiarazione modello unico/2005 presentata per il periodo di imposta 2004, da parte dell' Agenzia delle Entrate della mia città (Padova).
1. LA CARTELLA DI PAGAMENTO:
Dal 1993 e fino al maggio 2008 ho svolto la mia attività di archeologo in qualità di ditta individuale. Il mio reddito lordo annuo si aggirava di solito intorno ai 30-35.000 €, ma per mia sventura fra 2003 e 2004 le cose sono andate molto meglio: parlo di sventura perché nell'anno di imposta 2004, a causa di alcuni errori nella gestione finanziaria, mi trovai nell'impossibilità di saldare interamente l'IVA, peraltro dichiarata nel modello unico. Riuscii a pagare ca. 12.000 € , ma mi rimase un debito di € 8.144.
Pur riproponendomi di saldare l'importo dovuto esercitando il mio diritto al c.d. "ravvedimento operoso", trascorse tuttavia qualche anno senza che la mia situazione finanziaria mi permettesse di provvedere al saldo.
Quando maturai finalmente un credito di imposta tale da poter pagare il debito utilizzandolo in compensazione con il modello F24, decisi di attendere l'invio da parte dell'Agenzia delle Entrate del c.d. "avviso bonario", che mi avrebbe permesso comunque di esercitare il mio diritto a pagare utilizzando in compensazione il credito di imposta maturato e di usufruire della riduzione delle sanzioni a 1/3.
Invece, senza aver mai ricevuto precedentemente alcuna comunicazione in merito, l'8 febbraio 2008 mi vidi recapitare direttamente la cartella di pagamento per un importo, comprensivo di interessi, more e sanzioni, di € 11.578,99. Non sapevo che quello era soltanto l'inizio dell'incubo.
2. LA VARIAZIONE DI RESIDENZA
Subito mi recai presso l'Ufficio dell'Agenzia delle Entrate, dove potei verificare, fra l'altro, la ragione del mancato recapito dell'avviso di accertamento: infatti l'indirizzo di residenza che risultava all'Agenzia era ancora quello di oltre quattro anni prima e, anzi, in base ai dati in possesso dell'Ufficio, esso era continuamente variato fra il 3 novembre 2003 e il 19 luglio 2006.
Mi premurai pertanto di confermare il mio indirizzo di residenza prima verbalmente e dopo qualche giorno -avendo constatato che esso risultava ancora errato- con comunicazione scritta, allegando il certificato storico di residenza.
Provvedevo anche a controllare che non sussistessero eventuali errori nell'indicazione della residenza nella dichiarazioni dei redditi, constatando che dal 2004 in avanti essa era stata sempre e consecutivamente indicata correttamente.
In occasione di queste mie visite presso l'Ufficio e delle successive, solo o accompagnato dal commercialista, chiarii insistentemente che non intendevo chiedere l'annullamento del procedimento per irregolarità (come avrei potuto fare visto che non mi era pervenuto l'"avviso bonario"), ma chiesi di poter considerare la stessa cartella di pagamento pervenutami come se fosse un "avviso bonario" e di poter immediatamente saldare il debito utilizzando in compensazione il credito d'imposta maturato; chiesi inoltre di poter pagare le sanzioni nella misura ridotta di 1/3.
Pur riconoscendo che ciò costituiva una grave ingiustizia e una disparità di trattamento rispetto a tutti gli altri contribuenti, i funzionari mi negarono tuttavia a varie riprese tale possibilità, ritenendo che io fossi tenuto a pagare immediatamente in contanti l'intera somma dovuta, comprensiva delle sanzioni intere.
3. L'ISTANZA ALL'AGENZIA DELLE ENTRATE E IL RICORSO ALLA COMMISSIONE TRIBUTARIA
Il 25 febbraio 2008, pertanto, indirizzai all'Agenzia delle Entrate un'istanza scritta nella quale chiedevo formalmente di poter essere ammesso al pagamento in compensazione del debito utilizzando mediante F24 il credito di imposta maturato, e di usufruire della riduzione a 1/3 delle sanzioni. In subordine -e solo nel caso tale mia richiesta non potesse venire accolta- richiedevo l'annullamento in autotutela della cartella di pagamento. La risposta -completamente negativa- sarebbe pervenuta solo dopo sette mesi, datata 18 settembre 2008.
Nel frattempo, il 13 marzo 2008, indirizzai alla Commissione Tributaria Provinciale di Padova anche un ricorso avverso la cartella di pagamento, chiedendo:
A: la nullità della cartella stessa
oppure:
B: l'emissione da parte dell'Agenzia delle Entrate di un nuovo avviso bonario che mi permettesse l'utilizzo del credito in compensazione e il pagamento di un terzo delle sanzioni.
La sentenza (ricusativa, come si vedrà) venne pronunciata 9 mesi dopo, il 13 gennaio 2009.
Nel frattempo, tuttavia, la Giustizia Tributaria proseguiva implacabile il suo cammino.
4. L'ISCRIZIONE IPOTECARIA DELLA PRIMA CASA
Preceduta pochi giorni prima da un'enigmatica telefonata informale nel corso della quale il funzionario dell'Agenzia delle Entrate mi consigliava di affrettarmi a pagare l'intero importo dovuto per evitare guai peggiori, l'8 settembre 2008 mi veniva recapitata una raccomandata con la quale Equitalia Polis s.p.a., incaricata della riscossione, mi informava che qualche giorno prima, il 25 agosto, aveva provveduto all'iscrizione ipotecaria dell'immobile di mia proprietà. Per inciso tengo a precisare che detto immobile, oltre a rappresentare la mia residenza e "prima casa", costituisce anche la mia unica proprietà immobiliare. L'iscrizione a ipoteca rappresenta, pertanto, un grave danno anche per la mia attività professionale, dato che pregiudica di fatto l'accesso al credito bancario.
Dalla stessa raccomandata appresi, inoltre, che nel frattempo il mio debito nei confronti di Equitalia era aumentato a € 13.538,16 per effetto degli interessi di mora e di altre voci quali compensi, diritti tabellari, spese di notifica, spese di iscrizione ipotecaria etc.
Sorpreso per il fatto che in presenza di un contenzioso non ancora risolto l'Agenzia delle Entrate non avesse ritenuto opportuno comunicare una sospensiva all'Agente per la Riscossione -in ottemperanza, peraltro al precetto evangelico secondo cui "non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra" (Mt 6,3)- mi recai immediatamente presso gli uffici di Equitalia s.p.a., accompagnato dal commercialista.
Nel corso del colloquio il Funzionario di Equitalia manifestò meraviglia per il fatto che l'Agenzia delle Entrate non avesse trovato il modo di risolvere la vicenda -vista la mia volontà di saldare immediatamente il debito- e comprensione per la situazione venutasi a creare dato il rischio imminente di una vendita all'asta dell'immobile di residenza; ritenne pertanto opportuno annotare a margine della pratica il fatto che mi trovavo in attesa di una sentenza da parte della Commissione Tributaria Provinciale. Tale atteggiamento di umana comprensione, all'interno di un meccanismo progettato per stritolare senza misericordia il debitore, è stato sicuramente decisivo per evitare che, nelle more del ricorso, casa mia potesse intempestivamente essere messa all'asta.
5. LA SENTENZA
Finalmente il 30 gennaio 2009 mi venne inviata la comunicazione del dispositivo della sentenza, con la quale la Commissione Tributaria rigettava il ricorso presentato, condannandomi inoltre al pagamento delle spese processuali per l'importo di ulteriori € 900.
Pochi giorni dopo mi recai presso l'Ufficio dell'Agenzia delle Entrate dove posi i seguenti quesiti:
A: quali sono le motivazioni della sentenza?
B: come ottenere copia dei relata di consegna del c.d. "avviso bonario"?.
Il funzionario manifestò stupore per l'esito negativo del ricorso, dato che -a suo dire- l'Agenzia delle Entrate era consapevole di non aver mai inviato l'"avviso bonario", del quale, pertanto, non esistevano relata. Per capire quali potevano essere le cause della ricusazione mi consigliava di rivolgermi al "team legale" della stessa Agenzia. Munito di apposito lasciapassare mi recai, pertanto, al 4° piano, dove venni ricevuto dal funzionario addetto.
Questi, dopo aver verificato che l'Ufficio non era ancora in possesso della sentenza, mi richiedeva le ragioni del ricorso. Ascoltato il mio racconto espresse il suo parere nei termini che tenterò di riassumere di seguito:
secondo il tecnico la questione poteva risolversi subito non appena ricevuta la cartella e non si spiegava la rigidezza dei "colleghi". Secondo l'opinione del tecnico stesso le mie richieste riguardo alla riduzione delle sanzioni a un terzo apparivano pienamente legittime e -sempre secondo il suo parere- sarebbe stato possibile fare in modo di utilizzare il credito di imposta in compensazione; anche nell'ipotesi che sussistesse un problema tecnico insuperabile -dovuto al softweare- nel collegare le due operazioni, mi avrebbero comunque potuto proporre di cominciare a pagare mediante rateizzazione, mentre l'Agenzia si sarebbe potuta impegnare a liquidare rapidamente il credito per consentirmi di utilizzarlo a tale scopo.
Fu a questo punto che il legale insinuò che forse avevo "fatto male a farmi seguire dal commercialista" e che i "colleghi" si erano forse "irrigiditi" per tale presenza inopportuna. Lascio al lettore l'interpretazione di queste incredibili parole.
Il giorno seguente mi recai presso gli uffici della Commissione Tributaria Provinciale di Padova, dove mi fu rilasciata copia della sentenza. Senza entrare nel merito della materia, rispetto alla quale non posso che riconoscere la mia incompetenza, mi limito ad esprimere la mia personale perplessità riguardo ad un solo assunto: "è smentita l'affermazione del mancato ricevimento del c.d. avviso bonario". Si tratta di un'affermazione falsa, della quale non a caso risulta impossibile ottenere un riscontro documentato; al contrario, i funzionari stessi dell'Agenzia delle Entrate si sono espressamente dichiarati consapevoli di non aver mai inviato alcun "avviso bonario".
6. LA RATEIZZAZIONE
Il 22 aprile 2009 presentai a Equitalia Polis s.p.a. un'istanza di rateizzazione della somma dovuta, che venne subito accolta l'11 maggio successivo. Poiché, però, non risultava regolarizzata la situazione tributaria relativa all'anno 2004, nel frattempo non mi erano stati riconosciuti nemmeno i pagamenti effettuati in compensazione negli anni di imposta successivi: atttualmente -pertanto- sto pagando le rate di un importo pari a 28.520,89, compresi gli interessi di mora e i diritti di riscossione. Da 8.144 euro a 28.521 solo per aver ingenuamente creduto di poter pagare il mio debito malgrado le irregolarità commesse dall'Agenzia delle Entrate!
7. LE RACCOMANDATE
Il 31 dicembre 2009, presentai naturalmente una richiesta di Appello presso la Commissione Tributaria Regionale, insistendo ancora una volta nel chiedere di poter pagare il mio debito di 8.144 € in compensazione con il modello F24, con le sanzioni ridotte a un terzo, come tutti; il giorno 20 maggio 2010 i cancellieri del Tribunale Regionale, messi alle strette, hanno ammesso che, diversamente da quanto affermato in precedenza, l'istanza non verrà sicuramente discussa prima della fine del 2011.
Nel frattempo nelle controdeduzioni all'Appello presentate dall'Agenzia delle Entrate comparvero, quasi usciti dal cappello di un prestigiatore, i codici di due raccomandate, una delle quali -datata 13 dicembre 2006- corrisponderebbe all'invio dell'"avviso bonario".
La scandalosa vicenda riguardante la richiesta a Poste Italiane dell' "Esito invii" di tali raccomandate richiederebbe da sola un lungo capitolo: mi limito a concludere che, anche grazie all'intervento del Comando dei Carabinieri della mia città, Poste Italiane s.p.a. ha finalmente risposto ammettendo che "non è possibile fornire riscontro… in quanto la documentazione non è più disponibile". Non è più possibile, pertanto, verificare se tale raccomandata è stata realmente inviata, quando, a quale indirizzo, se è stata recapitata, respinta o magari restituita al mittente in quanto il destinatario risultava sconosciuto a quell'indirizzo.
8. S'IO AVESSI PREVISTO TUTTO QUESTO: DATI, CAUSE, PRETESTI E ATTUALI CONCLUSIONI…
Anche a causa della crisi economica negli ultimi mesi la mia situazione finanziaria e lavorativa -già prima fragile e precaria- si è aggravata al punto che ormai trovo difficoltà estreme nell'affrontare le spese quotidiane, ed è diventato pressoché impossibile far fronte alla rata di Equitalia. D'altra parte la stessa casa sulla quale allunga le sue mani Equitalia, di per sé assai modesta, a causa dei mancati, necessari interventi di manutenzione, si sta riducendo a una stamberga fatiscente. La soluzione della controversia con Equitalia e l'Agenzia delle Entrate è ancora lontana. I crediti di imposta maturati nel frattempo nei confronti del Fisco sono bloccati in quanto trattenuti "a garanzia" e non possono essere utilizzati per la parziale riduzione del debito. La mia stessa vita e le relazioni con amici e familiari, e perfino con la mia compagna, sono irrimediabilmente compromessi e condizionati dalla situazione e dal mio stato d'animo. Non riesco a vedere una soluzione imminente.
Tuttavia desidero contribuire a far sì che altri non si trovino stritolati come me in un meccanismo punitivo che non distingue fra gli evasori e chi, pur fra mille difficoltà, chiede di poter pagare i suoi debiti tributari senza essere trattato con disprezzo e sufficienza da uno Stato che sembra presupporre, senza il minimo indizio, l'evasione e l'accumulo di ricchezze occultate chissà dove. Offro pertanto la mia collaborazione a qualsiasi iniziativa che possa contribuire a ricostruire un rapporto equo fra contribuenti e Fisco e risparmiare le sofferenze che ho conosciuto io a chi si trova in situazioni di analoga difficoltà.
Riccardo