Durante una recente ricerca dettagliata degli atti di un immobile di cui sono proprietario, è emersa una discrepanza tra il preliminare sottoscritto a mano tra i miei genitori e i fratelli che vendevano la proprieta (aprile 1967) e l'atto di compravendita notarile (maggio 1967) stilato dal notaio. Il preliminare descrive l'immobile come composto di due piani, mentre l'atto di compravendita parla di un solo piano. Secondo una lettera del 1967 di un consulente, utilizzato dai miei genitori per verificare la proprieta' che andavano ad acquistare, l'immobile risultava da una riunione di usufrutto del 1963. Puo darsi sia questa riunione di usufrutto la fonte delle discrepanze (forse non era stata registrata correttamente).
Questa è una casa al mare che abbiamo sempre occupato ogni anno durante le vacanze. Un notaio della zona ha effettuato varie ricerche, ma non si riesce a risalire ad atti precisi precedenti, in quanto la proprieta era passata nel 1960 dal catasto rurale al catasto urbano; è risaputo da coloro che praticano diritto immobiliare nella zona, che sono stati prodotti molti errori nel comune dell'immobile, ed essi ogni tanto emergono.
Va aggiunto che alcuni anni dopo l'acquisto, poiche' mancava ancora la mappa catastale, mio padre aveva incaricato un geometra locale di crearla e depositarla al catasto, descrivendo la proprieta correttamente come era usata su due piani. Tasse catastali sono sempre state pagate come da documenti catastali, facendo riferimento a tutta la superficie occupata sui due piani. Non c'è mai stata alcuna disputa da parte di terzi su chi possedesse ambedue i piani (che inoltre sono collegati da una scala interna).
Due studi notarili della zona, a conoscenza di questi tipi di problemi, hanno suggerito che le soluzioni sono due: o un atto di integrazione alla compravendita o un procedimento di usucapione. Mi è stato spiegato che l'atto di integrazione dovrebbe essere piu' veloce, ed essere meno costoso. L'atto redatto dallo studio notarile incaricato è intitolato ATTO DI PRECISAZIONE ED INTEGRAZIONE. Purtroppo gli eredi dei 4 fratelli che hanno venduto la proprieta', sono ora 11. Alcuni hanno a voce promesso che firmeranno l'atto, ma altri non vogliono essere contattati ed hanno proibito i parenti a rilasciare numeri di telefono od indirizzi per poterli contattare.
Essendo una storia cosi vecchia, relativa ad una compravendita avvenuta prima che alcuni di loro fossero perfino nati, lascia un po' tutti perplessi. Quindi è comprensibile la reazione. La bozza dell'atto di integrazione, chiaramente spiega che io paghero' tutte le spese di notaio per firmare il documento in studi notarili delle citta dove vivono. Ma questo documento, con la mia promessa ad assumermi tutti gli oneri, non è possibile farglielo nemmeno leggere per ora.
Mi domandavo, fossi costretto io a ricorrere ad un procedimento di usucapione: costerebbe anche a tutti gli eredi molto di piu', dovendo ricorrere pure loro alla consulenza di un legale?
Sperando di riuscire a trovare i vari recapiti, pensavo che se il costo di usucapione fosse anche per loro superiore, potrei usare tale argomentazione per convincerli a percorrere la strada piu' facile, ed a costo zero per loro, della sottoscrizione di un documento di interazione.
Questa è una casa al mare che abbiamo sempre occupato ogni anno durante le vacanze. Un notaio della zona ha effettuato varie ricerche, ma non si riesce a risalire ad atti precisi precedenti, in quanto la proprieta era passata nel 1960 dal catasto rurale al catasto urbano; è risaputo da coloro che praticano diritto immobiliare nella zona, che sono stati prodotti molti errori nel comune dell'immobile, ed essi ogni tanto emergono.
Va aggiunto che alcuni anni dopo l'acquisto, poiche' mancava ancora la mappa catastale, mio padre aveva incaricato un geometra locale di crearla e depositarla al catasto, descrivendo la proprieta correttamente come era usata su due piani. Tasse catastali sono sempre state pagate come da documenti catastali, facendo riferimento a tutta la superficie occupata sui due piani. Non c'è mai stata alcuna disputa da parte di terzi su chi possedesse ambedue i piani (che inoltre sono collegati da una scala interna).
Due studi notarili della zona, a conoscenza di questi tipi di problemi, hanno suggerito che le soluzioni sono due: o un atto di integrazione alla compravendita o un procedimento di usucapione. Mi è stato spiegato che l'atto di integrazione dovrebbe essere piu' veloce, ed essere meno costoso. L'atto redatto dallo studio notarile incaricato è intitolato ATTO DI PRECISAZIONE ED INTEGRAZIONE. Purtroppo gli eredi dei 4 fratelli che hanno venduto la proprieta', sono ora 11. Alcuni hanno a voce promesso che firmeranno l'atto, ma altri non vogliono essere contattati ed hanno proibito i parenti a rilasciare numeri di telefono od indirizzi per poterli contattare.
Essendo una storia cosi vecchia, relativa ad una compravendita avvenuta prima che alcuni di loro fossero perfino nati, lascia un po' tutti perplessi. Quindi è comprensibile la reazione. La bozza dell'atto di integrazione, chiaramente spiega che io paghero' tutte le spese di notaio per firmare il documento in studi notarili delle citta dove vivono. Ma questo documento, con la mia promessa ad assumermi tutti gli oneri, non è possibile farglielo nemmeno leggere per ora.
Mi domandavo, fossi costretto io a ricorrere ad un procedimento di usucapione: costerebbe anche a tutti gli eredi molto di piu', dovendo ricorrere pure loro alla consulenza di un legale?
Sperando di riuscire a trovare i vari recapiti, pensavo che se il costo di usucapione fosse anche per loro superiore, potrei usare tale argomentazione per convincerli a percorrere la strada piu' facile, ed a costo zero per loro, della sottoscrizione di un documento di interazione.