Assolutamente no, è la seconda ipotesi. Purtroppo tanti tecnici pensano ancora oggi questo, ma non è così.
Capisco che non basta guardare l'ultima pratica.
Ma ti faccio un esempio:
supponiamo che per un fabbricato ante 67 dei primi del 900 esistano 20 pratiche edilizie.
Se le ultime 18 pratiche edilizie sono tutte conformi tra loro e rispettose delle discipline urbanistiche, mentre nelle prime 2 rilevi delle cosiddette "nefandezze" o delle difformità che hanno ereditato tutte le altre pratiche posteriori, cosa fai? Ti assumi la responsabilità di sanare delle nefandezze create nei primi anni del fabbricato, nonostante le ultime pratiche degli ultimi decenni siano tutte conformi allo stato dei luoghi?
Se sì, automaticamente vorrebbe dire che anche le pratiche posteriori sono difformi...
cioè, c'è una concatenazione di errori ed una matriosca di difformità miste a conformità.
Per questo dico, se trovo un titolo edilizio protocollato dal comune e autorizzato dal tecnico comunale in cui lo stato di progetto corrisponde allo stato dei luoghi, allora posso ripartire da quello come punto fisso e autorizzato? senza andare a rifarmi anni addietro per capire come si sia arrivati a quel punto..
Cioè dal momento che le pratiche edilizie sono depositate e timbrate dal comune, dovrebbero avere un minimo di legittimazione/controllo da parte del comune. altrimenti se la responsabilità è sempre e solo del progettista e il comune non controlla mai che le pratiche che si susseguono siano conformi tra loro allora a cosa serve il comune?
Altrimenti mi viene da pensare a quel gioco in cui "tua" e te la prendi te....del tipo, l'ultimo che arriva si prende tutto il bandolo della matassa da sbrogliare...
Non so se capisci il mio ragionamento..