Io fossi in te mi preoccuperei piuttosto di ricevere il compromesso firmato con firme "verificate".
Perciò invierei copia del compromesso via PEC e lo pretenderei in restituzione firmato sempre con le medesime modalità (PEC).
Non che questo garantisca la "bontà" delle firme ma almeno ne "certifica" la provenienza.
Più che una "pratica legale" direi che è normale e doveroso specificare sul compromesso le modalità della sottoscrizione dello stesso, ovvero con firme disgiunte e copie trasmesse via PEC.
Probabilmente tutto quanto sopra, è abbastanza inutile, poichè in genere all'estero sono più corretti e seri dell'italiano medio tuttavia qualche domanda me la porrei e qualche dubbio lo avrei.
Ad esempio:
Cosa mi garantirà che il venditore verrà poi in Italia a firmare il rogito?
E se non si presentasse, come farò ad ottenere in restituzione le somme versate?
Ed una eventuale causa come la gestirò?
Tutte questioni affrontabili e superabili (tenendo conto dei rischi, delle difficoltà e dei costi), e probabilmente tutte domande superflue (come anche sopra meglio precisato), ma non si sa mai !
Tuttavia, forse è il caso di partire almeno col piede giusto, ovvero di firmare il compromesso davanti ad un notaio se non altro per dare certezza alle firme, o meglio ancora, forse varrebbe la penna stipulare direttamente.