Ciao a tutti.
Non so come mai, ma mi è venuta uno schiribizzo, e ho proprio voglia di raccontarvi una storia di fantasia, completamente scollegata dall'argomento in questione.
Un giorno, un giovane con esperienze in campo della vendita di servizi ma senza esperienze specifiche nel campo immobiliare, decide di bussare alle porte di alcuni franchising del settore, esclusa la Grande&Potente con la quale ha già avuto modo di aver a che fare e che preferisce evitare, per vedere cosa dicono. La maggior parte dei franchisor neanche risponde, e alla fine si fanno vivi solo in due: una, la Pneumatici Real Estates, che ci dice che al momento sono impegnati nel fare harakiri ma magari più tardi volentieri, e l'altra, la Campano immobiliare.
Il nostro protagonista ha diversi incontri con il responsabile sviluppo del territorio, il quale gli spiega quanto sono bravi -nel loro piccolo rispetto ai Grandi&Potenti- e che il loro Metodo®, assieme alla forza d'urto della reclame sulle maggiori reti nazionali, producono un tale circolo virtuoso tale per cui il 50% del lavoro viene da solo, tramite chiamate inbound da parte di clienti che altro non aspettano che di affidarsi a professionisti di così alta gamma. Alla vigilia del terzo incontro, cogliendo la titubanza del nostro eroe, restio a piegarsi completamente al Metodo® (sopratutto la parte del Rolex e della cravatta con nodo delle dimensioni del Molise) propone anche un piccolo incentivo: aggiungere il capo area della grande città metropolitana al 10% all'interno della società, a rappresentanza del franchisor, così che all'interno della compagine societaria ci sarà qualcuno di grande esperienza che potrà intervenire nei momenti decisivi e assicurare così grandi bisnis.
Il nostro ci pensa un po', e decide che -tolta l'offerta di un estraneo, per quanto capace, all'interno della società- tutto il resto sembra appetibile, e chiede un quarto incontro, preceduto però dalla richiesta preventiva di poter vedere preliminarmente i contratti. Quando il nostro eroe vede i contratti, nota delle clausole decisamente vessatorie, anche nel senso di punitive: percentuali di vendita fissate da contratto sulle quali calcolare le royalty indipendentemente da sconti effettuati, fee mensili da pagare entro il sesto mese dalla firma dell'opzione indipendentemente se si sia aperto o no, e una clausola di non concorrenza che prevede che in caso di chiusura del contratto, per naturale scadenza o recissione prima della data da una delle parti, l'affiliato si impegna a non esercitare per un anno la propria attività nella zona e nel locale, nè di affittare il locale (se di sua proprietà) ad altre agenzie immobiliari, e di aver cura di inserire una clausola di subentro automatico nel proprio contratto d'affitto a favore del franchisor.
Con queste clausole così crudeli, il nostro va al quarto incontro con il responsabile franchising, il quale lo rassicura: non sono mai state applicate, MAI!, ci si viene incontro, ci si capisce, ci si comprende. Però, ecco c'è un però, il capo area (non la Campano SPA, eh, il capo area nella sua persona fisica) bisogna prenderselo per forza in società, dopotutto la casa madre si priva di una zona per darla a me, bisogna avere delle garanzie (come se fee e royalties non fossero sufficienti, e il lavoro del capoarea non fosse appunto quello di vigilare sull'operatività degli affiliati), e inoltre il capoarea si impegnerà molto di più visto che è parte dei profitti: non tanto su quelli di fine anno, perchè tutti sappiamo che cerchiamo di andare sempre in pari
, ma sopratutto per quello che riguarda il "riservato"
, sia che partecipi alla trattativa sia che non vi partecipi; e suvvia non c'è niente di strano, lui stesso è all'interno di 20 società immobiliari del suo franchising, lui vorrebbe tanto cedere le sue percentuali ma, oh!, lo vogliono tenere dentro a forza!
Il nostro si ferma un attimo e riflette. Da una parte, abbiamo tante rassicurazioni, di metà del lavoro cotto e impiattato pronto da mangiare, una bella zona ciccia ciccia che -ci assicurano- produceva 800k€ fino a pochi anni fa quando un ex affiliato s'è giocato tutto in coca e signorine di dubbia moralità ma certificata tecnica, e il lavoro quasi a tempo pieno di un signor professionista che si impegnerà con sudore sangue e lacrime a guadagnarsi il suo 10%; dall'altra un contratto, su cui viene ribadito a forza che non si può cambiare una virgola, in cui si impegna con duplice firma a mettere i propri testicoli su un'incudine su cui è pronta la calata di un martello, fermato solo dalla benemerenza -tutta da provare- del franchisor, e un socio imposto, un tizio mai visto, che non ha nessun obbligo di presenza e attività, che non partecipa alle spese, che non rappresenta a nessun titolo il franchisor visto che viene con il suo titolo privato e non a nome dell'azienda, e che dà al tutto una parvenza a metà tra un multilevel marketing tipo Bayerische, Tucker o Amway e una partecipazione societaria imposta di stampo camorristico. Per farla breve: da una parte tante parole che sarebbero restate dentro una stanza, dall'altra tanti fatti, molto brutti.
Il nostro prende una decisione: una volta avuta la rassicurazione che quasi tutte le agenzie cercano collaboratori, dove si lavora a provvigione -è vero- ma d'altra parte non c'è rischio imprenditoriale e c'è tutto il tempo di fare le proprie esperienze e i propri errori e le proprie valutazioni se questo è il lavoro giusto per lui o meno, senza dover nel frattempo pagare stipendi e bollette, e che alla fin fine i suoi soldi non hanno nessuna fretta di abbandonare la propria tasca, beh, quasi quasi decide a malincuore di non accettare la proposta della Campano.
La morale, se c'è, la lascio a voi.