Questa sera ho camminato.
Ho camminato con le mani sprofondate nelle tasche e lo sguardo rivolto a terra.
Mi ero preso una settimana di pausa lavoro, presa per cause di forza maggiore si intenda.
Da qualche tempo soffro di pressione alta con picchi e oscillazioni che sono difficili da stemperare farmacologicamente.
Questa sera visita dal mio cardiologo di fiducia dopo alcuni episodi poco piacevoli che mi hanno costretto a ricorrere al pronto soccorso ben più di una volta negli ultimi periodi.
"non sei più un ragazzino, hai 43 anni, è un'età delicata per un uomo, basta con le nottate a lavorare sul pc, basta con le ore di sonno perse, basta con lo stress come regola di vita, devi decidere cosa vuoi fare e quando torni a casa stacca la spina e goditi la vita".
Parole gravi soprattutto se dette a pochi secondi dalla conferma di un ormai presente danno d'organo.
"Nulla di gravissimo amico mio ma fossi in te inizierei a pensare di non tirare oltre la corda".
Cammino, non mi va di guidare, sono sempre di corsa e quindi cammino sempre di meno, si sa, con l'auto si fa mooolto prima...
Cammino e mi guardo intorno, vedo cose differenti dal solito eppure è la stessa via, la stessa città ma la lentezza ti fa cogliere quei particolari che la velocità riduce al ruolo di scia offuscata e tremolante.
Cammino e ripenso ai giorni e agli anni, ai miei primi clienti, ai miei primi appuntamenti, alla mia prima vendita a quella bella signora con il marito brillante che ora se n'è andato lasciandola un po' più anziana e un po' più sola.
Che bella che era.
Mi scopro a sorridere da solo in mezzo alla strada, meglio darsi un contegno, non vorrei passare per pazzo, ma sì, chissenefrega, ho voglia di sorridere e di pensare ai miei ricordi ea tutte le persone che mi hanno accompagnato fin qui e se sorridere non basta sono deciso a mettermi a ridere fragorosamente infischiandomene della gente che mi guarda stranita.
Così sorrido poi rido poi penso poi cammino, mi fermo, ricammino.
Massì, alla fine sono felice, ho fatto il lavoro che mi piaceva, ho conosciuto tanta bella gente, ho fatto amicizie importante, mi sono tolto tante soddisfazioni, ho molto lavorato e mi sono vissuto la mia vita come piaceva a me.
Rientrando salgo in studio, rovisto nella libreria, negli archivi, quanti nomi, quante case, quanti cantieri, molti li ricordo benissimo, alcuni non me li ricordavo più ma è piacevolissimo trovarmeli qui davanti, ora, con le loro storie imperfette ed immobili, ferme al momento in cui gli ho consegnato le chiavi della loro nuova casa, quando con un sorriso mi hanno salutato e ringraziato, li ricordo e li voglio ricordare così, momento bello, vendita bella, sensazione bella...
Per me hanno tutti un nome ed un cognome, non sono mai stati solo dei clienti, solo dei numeri.
Sfoglio una vecchia rivista, ritrovo un articolo scritto sulla nostra vecchia società, ci sono anche le foto, io ed il mio ex socio abbracciati con collaboratori e impresari, tutti sorridenti, tutti molto più giovani.
Inizio a sfogliare i giornali, qui sono con mia moglie ad un evento, in una foto tengo in braccio mio figlio che non avrà più di due anni, un'altro articolo...è l'inaugurazione di un nuovo ufficio.
Su un ritaglio infilato in una cartellina c'è l'intervista al mio ex socio per la festa della società per non ricordo più quanti anni di onorato servizio, belle parole, bella intervista, è sempre stato meglio di me in queste cose.
Mi manca lavorare ancora con lui, brava persona, persona corretta, capace, leale, non gli ho mai chiesto scusa per quella discussione e per essermene andato in un momento in cui c'era ancora così tanto da poter fare insieme.
Mi accorgo nonostante tutto di avere ancora grande rispetto e ammirazione per lui.
Alla fine gli devo molto di più di quanto abbia mai voluto ammettere anche a me stesso.
Quanto lavoro in queste cartellette, quanti sogni, quanti affari...e quanti ricordi...
Ricordo come fosse ieri quante belle signorine giravano, ricordo il primo incontro con quella che sarebbe diventata mia moglie, avevo le stampelle quella sera, avevo fatto un lancio con il parapendio e scivolando in decollo avevo preso una distorsione al ginocchio.
Non so perché questa sera tutta questa malinconia?
Ma si che lo so, perché quello era un mondo diverso dove un ragazzo qualsiasi con un po' di spirito d'iniziativa ed un pizzico di buona volontà poteva ancora sperare di vedere realizzati i suoi sogni, possiamo dire lo stesso per i nostri figli?
Non credo...
Quanto mi sono divertito, lavorando mi divertivo, uscivo al mattino e rientravo di notte e non ero mai stanco.
Ed ora?
Ora non mi diverto più.
Il lavoro è diventato solo lavoro come quello di qualsiasi altro comune mortale, che tristezza.
Qualche picco, qualche volta ma inizio ad essere stanco.
Accendo la tv.
Renzi dice che la crisi è finita, mi sa che quello porta sfiga più di monti e già sto toccando ferro pensando ai due fenomeni...eppure il circo è ripartito...
Giro, in una trasmissione su una rete locale parlano di immobili e di mercato immobiliare.
Le tasse sugli immobili sono aumentate di oltre il 50% negli ultimi 3/4 anni, è necessario sostenere il settore che rappresenta una parte importante del pil, ci vuole un piano casa, un piano mutui, un garante sull'operato delle banche...ok ho capito, troppe cose tutte insieme, troppi bei progetti per essere realizzati anche perché dall'altra parte ci sono le casse dello stato e le banche, praticamente un moderno don quijote oppure un parolaio che deve servire il palinsesto per la pagnotta, un altro conduttore illuminato che non sa come tirare le 23 e tornarsene dalla moglie.
Spengo.
Ai nostri politici non occorre più l'immobiliare, ora si specula sugli sbarchi, va molto più di moda...
Accendo la radio.
Passa una vecchia canzone.
"hanno ucciso l'uomo ragno chi sia stato non si sa, forse quelli della mala forse la pubblicità"...
Il motivetto è allegro e orecchiabile,rifletto...
Hanno ucciso l'uomo ragno caxxo! Mi sa che lo conoscevo bene...
Non mi diverto più
Spengo e buona notte.
Ho camminato con le mani sprofondate nelle tasche e lo sguardo rivolto a terra.
Mi ero preso una settimana di pausa lavoro, presa per cause di forza maggiore si intenda.
Da qualche tempo soffro di pressione alta con picchi e oscillazioni che sono difficili da stemperare farmacologicamente.
Questa sera visita dal mio cardiologo di fiducia dopo alcuni episodi poco piacevoli che mi hanno costretto a ricorrere al pronto soccorso ben più di una volta negli ultimi periodi.
"non sei più un ragazzino, hai 43 anni, è un'età delicata per un uomo, basta con le nottate a lavorare sul pc, basta con le ore di sonno perse, basta con lo stress come regola di vita, devi decidere cosa vuoi fare e quando torni a casa stacca la spina e goditi la vita".
Parole gravi soprattutto se dette a pochi secondi dalla conferma di un ormai presente danno d'organo.
"Nulla di gravissimo amico mio ma fossi in te inizierei a pensare di non tirare oltre la corda".
Cammino, non mi va di guidare, sono sempre di corsa e quindi cammino sempre di meno, si sa, con l'auto si fa mooolto prima...
Cammino e mi guardo intorno, vedo cose differenti dal solito eppure è la stessa via, la stessa città ma la lentezza ti fa cogliere quei particolari che la velocità riduce al ruolo di scia offuscata e tremolante.
Cammino e ripenso ai giorni e agli anni, ai miei primi clienti, ai miei primi appuntamenti, alla mia prima vendita a quella bella signora con il marito brillante che ora se n'è andato lasciandola un po' più anziana e un po' più sola.
Che bella che era.
Mi scopro a sorridere da solo in mezzo alla strada, meglio darsi un contegno, non vorrei passare per pazzo, ma sì, chissenefrega, ho voglia di sorridere e di pensare ai miei ricordi ea tutte le persone che mi hanno accompagnato fin qui e se sorridere non basta sono deciso a mettermi a ridere fragorosamente infischiandomene della gente che mi guarda stranita.
Così sorrido poi rido poi penso poi cammino, mi fermo, ricammino.
Massì, alla fine sono felice, ho fatto il lavoro che mi piaceva, ho conosciuto tanta bella gente, ho fatto amicizie importante, mi sono tolto tante soddisfazioni, ho molto lavorato e mi sono vissuto la mia vita come piaceva a me.
Rientrando salgo in studio, rovisto nella libreria, negli archivi, quanti nomi, quante case, quanti cantieri, molti li ricordo benissimo, alcuni non me li ricordavo più ma è piacevolissimo trovarmeli qui davanti, ora, con le loro storie imperfette ed immobili, ferme al momento in cui gli ho consegnato le chiavi della loro nuova casa, quando con un sorriso mi hanno salutato e ringraziato, li ricordo e li voglio ricordare così, momento bello, vendita bella, sensazione bella...
Per me hanno tutti un nome ed un cognome, non sono mai stati solo dei clienti, solo dei numeri.
Sfoglio una vecchia rivista, ritrovo un articolo scritto sulla nostra vecchia società, ci sono anche le foto, io ed il mio ex socio abbracciati con collaboratori e impresari, tutti sorridenti, tutti molto più giovani.
Inizio a sfogliare i giornali, qui sono con mia moglie ad un evento, in una foto tengo in braccio mio figlio che non avrà più di due anni, un'altro articolo...è l'inaugurazione di un nuovo ufficio.
Su un ritaglio infilato in una cartellina c'è l'intervista al mio ex socio per la festa della società per non ricordo più quanti anni di onorato servizio, belle parole, bella intervista, è sempre stato meglio di me in queste cose.
Mi manca lavorare ancora con lui, brava persona, persona corretta, capace, leale, non gli ho mai chiesto scusa per quella discussione e per essermene andato in un momento in cui c'era ancora così tanto da poter fare insieme.
Mi accorgo nonostante tutto di avere ancora grande rispetto e ammirazione per lui.
Alla fine gli devo molto di più di quanto abbia mai voluto ammettere anche a me stesso.
Quanto lavoro in queste cartellette, quanti sogni, quanti affari...e quanti ricordi...
Ricordo come fosse ieri quante belle signorine giravano, ricordo il primo incontro con quella che sarebbe diventata mia moglie, avevo le stampelle quella sera, avevo fatto un lancio con il parapendio e scivolando in decollo avevo preso una distorsione al ginocchio.
Non so perché questa sera tutta questa malinconia?
Ma si che lo so, perché quello era un mondo diverso dove un ragazzo qualsiasi con un po' di spirito d'iniziativa ed un pizzico di buona volontà poteva ancora sperare di vedere realizzati i suoi sogni, possiamo dire lo stesso per i nostri figli?
Non credo...
Quanto mi sono divertito, lavorando mi divertivo, uscivo al mattino e rientravo di notte e non ero mai stanco.
Ed ora?
Ora non mi diverto più.
Il lavoro è diventato solo lavoro come quello di qualsiasi altro comune mortale, che tristezza.
Qualche picco, qualche volta ma inizio ad essere stanco.
Accendo la tv.
Renzi dice che la crisi è finita, mi sa che quello porta sfiga più di monti e già sto toccando ferro pensando ai due fenomeni...eppure il circo è ripartito...
Giro, in una trasmissione su una rete locale parlano di immobili e di mercato immobiliare.
Le tasse sugli immobili sono aumentate di oltre il 50% negli ultimi 3/4 anni, è necessario sostenere il settore che rappresenta una parte importante del pil, ci vuole un piano casa, un piano mutui, un garante sull'operato delle banche...ok ho capito, troppe cose tutte insieme, troppi bei progetti per essere realizzati anche perché dall'altra parte ci sono le casse dello stato e le banche, praticamente un moderno don quijote oppure un parolaio che deve servire il palinsesto per la pagnotta, un altro conduttore illuminato che non sa come tirare le 23 e tornarsene dalla moglie.
Spengo.
Ai nostri politici non occorre più l'immobiliare, ora si specula sugli sbarchi, va molto più di moda...
Accendo la radio.
Passa una vecchia canzone.
"hanno ucciso l'uomo ragno chi sia stato non si sa, forse quelli della mala forse la pubblicità"...
Il motivetto è allegro e orecchiabile,rifletto...
Hanno ucciso l'uomo ragno caxxo! Mi sa che lo conoscevo bene...
Non mi diverto più
Spengo e buona notte.