Ci sono due aspetti di questa discussione che mi interessano, e rientrano nel mio esperimento social sullo studio dell'homunculus realestatis
il primo è il notare come si sia pronti a giustificare se stessi e a non perdonare gli altri per le stesse mancanze.
Il secondo è come la mentalità dell'agente immobiliare sia comunque una soltanto: "io si che so lavorare, mica gli altri".
La prima viene dal retaggio italico, un retaggio che nasce sia dalla società e dalla cultura che dal pessimo modo con cui lo stato gestisce la cosa pubblica, un insieme di dinamiche che porta l'italiano a dire "evado perchè è giusto" o "non seguo le regole perchè è giusto, altrimenti come faccio?" e che poi porta lo stesso italiano a maledire gli evasori con in testa "gli altri evadono senza motivo, per ingordigia, io per necessità" e poi a condannare chi non segue le medesime regole, sia dalla stessa parte che dalla parte "opposta" come nel caso di agenti immobiliari regolari che si servono di galoppini irregolari, sfruttandoli o nel caso di uno che faccia l'agente in modo abusivo e contro legge.
In altri paesi difficilmente accadrebbero, entrambi i comportamenti verrebbero colpiti e puntiti, a volte perfino severamente, questa è la parte di colpa che ha lo stato, che è la più grave colpa di tutte, ci mancherebbe, ma non giustifica le altre.
La seconda mentalità viene fuori dal vuoto che la figura ha conquistato negli anni, un vuoto di consensi, di fiducia da parte della platea di clienti, di identità, da colmare solo con l'arroganza e l'auto convincimento.
Cosa rimane?
Rimane sempre la solita roba, una categoria eterogenea che non si evolve, in quanto fa le stesse cose da sempre, ciclicamente, denunciando comportamenti propri negli altri, con una obiettività da non vedenti.