Ho letto con una certa curiosità le vostre discussioni. Dalla notizia iniziale siete passati ad una difesa sindacale della categoria, sostanzialmente fuori tema. Rimarrei al punto iniziale, e ne trarrei queste osservazioni.
1) Pur non conoscendo il metodo statistico e la composizione del campione, ed ammettendo quindi un notevole margine di errore, se ne deve dedurre che molte transazioni (forse più della metà, avvengono senza che "compaia" la azione del mediatore.
2) La scarsa propensione attuale alle compravendite, non credo dipenda dall'atteggiamento degli Ai, ma dalla precarietà delle fonti di guadagno degli italiani e dalla "saturazione" del mercato.
Sul primo punto direi: o la vostra attività/provvigione non è giustificata dal servizio reso, o tuttora molti vs colleghi lavorano in nero (e quindi non "compaiono"). In tutti e due i casi, metodo o no, è bene facciate qualche riflessione in proprio.
Sul secondo problema, non credo sia prioritaria la politica fiscale sulla casa recentemente inasprita, (la casa è sempre stata oggetto di tassazione): e nemmeno vedrei come toccasana (almeno per la generalità dei cittadini) una incentivazione immotivata delle nuove costruzioni, anche se condivido che costituirebbe un motore per l'economia: non possiamo permetterci di cementificare tutto il territorio, senza effettiva necessità.
Si uscirà dalla crisi, e con essa dalla stasi delle compravendite, soltanto quando si adotterà un modello di sviluppo che produca un rilancio dell'occupazione in settori di cui abbiamo in casa materia prima: turismo, cultura, servizi alla persona, ecc. e gestione della precarietà del lavoro. Ammesso che sia sufficiente.
1) Pur non conoscendo il metodo statistico e la composizione del campione, ed ammettendo quindi un notevole margine di errore, se ne deve dedurre che molte transazioni (forse più della metà, avvengono senza che "compaia" la azione del mediatore.
2) La scarsa propensione attuale alle compravendite, non credo dipenda dall'atteggiamento degli Ai, ma dalla precarietà delle fonti di guadagno degli italiani e dalla "saturazione" del mercato.
Sul primo punto direi: o la vostra attività/provvigione non è giustificata dal servizio reso, o tuttora molti vs colleghi lavorano in nero (e quindi non "compaiono"). In tutti e due i casi, metodo o no, è bene facciate qualche riflessione in proprio.
Sul secondo problema, non credo sia prioritaria la politica fiscale sulla casa recentemente inasprita, (la casa è sempre stata oggetto di tassazione): e nemmeno vedrei come toccasana (almeno per la generalità dei cittadini) una incentivazione immotivata delle nuove costruzioni, anche se condivido che costituirebbe un motore per l'economia: non possiamo permetterci di cementificare tutto il territorio, senza effettiva necessità.
Si uscirà dalla crisi, e con essa dalla stasi delle compravendite, soltanto quando si adotterà un modello di sviluppo che produca un rilancio dell'occupazione in settori di cui abbiamo in casa materia prima: turismo, cultura, servizi alla persona, ecc. e gestione della precarietà del lavoro. Ammesso che sia sufficiente.