Antonello

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oramai a domani mattina....ciao....luciano e utenti del forum............
 

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Limpida

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Questa sera vi auguro la buonanotte con un sorriso:^^:
OGNI RIFERIMENTO A FATTI E PERSONE E’ PURAMENTE CASUALE



Mi rimaneva una mezz’oretta per tirare due palle contro il muro del Cierrebi club, attrezzato appositamente per i tennisti che volevano sgranchirsi un po’ le gambe e le braccia senza l’obbligo di cercarsi un compagno, scelsi dal mio armadietto due racchette diverse, una pesante e una più leggera, un paio di palle sgonfie e così equipaggiata mi incamminai lungo il vialetto laterale che costeggiava i campi in terra rossa. In fondo, coperto da sguardi indiscreti, il famoso “muro” divideva due campi in erba sintetica. Quando incrociavo i miei compagni di tennis, mi chiedevano sempre chi sarebbe stata la mia prossima vittima, ovviamente scherzavano, il più delle volte ero io che prendevo delle gran “legnate”.
Ed io stavo al “gioco”, raccontavo che avevo un avversario molto duro e che naturalmente avrei vinto come al solito!
Mi guardavano con gli occhi sgranati, non mi conoscevano così superba e con la faccia tosta, ma li lasciavo cuocere nel loro brodo della curiosità.
Incominciai subito con una racchetta più leggera a tirar di “dritto” e ogni tanto alternavo con un “rovescio”.
Mi consolai, nonostante negli ultimi tempi la mia attività di agente immobiliare mi tenesse lontano dai campi da tennis, avevo ancora il ritmo del palleggio e ricordavo a memoria le impostazioni che il maestro Padovani, nelle sue lezioni, mi ripeteva continuamente al suono di una nenia.
Che volevo di più?
Il fiato sarebbe ritornato fuori, era questione di tempo.
Fra un ragionamento e l’altro mi accorsi che non ero sola, sentivo provenire dietro il muro, il rumore familiare che facevano le palle da tennis ad ogni impatto con una racchetta, c’era un altro giocatore silenzioso, anche lui destinato a “vincere sempre”, anche lui contro un avversario molto “duro”!
Guardai l’orologio distrattamente e mi accorsi che mancavano
venti minuti a mezzogiorno; 5 minuti di “battute”, 10 minuti di doccia, e via di corsa all’appuntamento con quello strano
personaggio.
Non feci in tempo a lanciare la pallina in alto che dal muro di fronte ne rotolò una ai miei piedi.
Rimasi in attesa di conoscere il misterioso giocatore ed ecco apparire un vecchietto tutto bianco, compreso la sua carnagione, inzuppato di sudore e con un gran sorriso, si presentò.
Feci fatica a capire il suo nome:
<< Arn….Arol….>> mi corresse, vedendo che non riuscivo a pronunciarlo nel modo giusto, me lo tradusse in italiano.
<< ARNOLD come Arnoldo Mondatori con la O stretta e l’erre nascosta dalla lingua! >>
Che fatica, erano passati dieci anni dall’ultimo corso di inglese e già non ricordavo più nulla.
Arnold ingegnere americano, che passava il suo tempo organizzando corsi di inglese, diceva che frequentava il circolo del Cierrebi da trent’anni ( non l’avevo mai visto prima!), conosceva tutte le precedenti gestioni e solo negli ultimi tempi lo frequentava da “abusivo” perché ( diceva lui) non lo volevano!
Mi scappava da ridere, il sole d’agosto ciocca si sa ma quella era una fresca domenica con massimo 25 gradi al sole, il cielo di un azzurro limpido si portava dietro una brezza che non sapevo da dove venisse, era una splendida giornata, non da perderci la testa!
Chi è che non lo voleva?
Impossibile, a chi poteva dare fastidio un vecchietto che chiedeva solo di giocare a tennis contro un muro?
Però aveva una parlantina…….., sicuramente era un gran rompiscatole, un Don Chisciotte contro i mulini a vento!
Guarda un po’, ha trovato la persona giusta, l’amica degli oppressi, dei deboli e indifesi.
Ma come potevo stare a sentirlo quando il mio orologio mi ricordava l’appuntamento.
Non potei più trattenermi e gli promisi che l’avrei invitato io a giocare a tennis.
Nel suo italiano pronunciato all’inglese mi disse:
<<Un attimo prego, le chiedo una cortesia!>>
Mi girai e lo guardai con aria indagatrice.
<<Mi ascolti, io sono abusivo qui, mi faccia uscire con la sua tessera magnetica, sa è diventato un bunker, hanno chiuso tutti gli accessi liberi, se non mi fa uscire lei, mi tocca stare qui ad aspettare il prossimo che uscirà e non si sa quando avverrà, vista la bella giornata, se ne stanno tutti in piscina, all’aria! >>
Mentre facevo scorrere il pass all’uscita, nell’attesa che la sbarra si alzasse, si intrufolò con la sua macchina e mi salutò.
Guidando verso casa, ripensavo alla storia di quell’Arnold, pareva quasi che per lui si fosse fermato il tempo, parlava di gestioni passate di cui io rammentavo qualche nome per “ sentito dire”.
Arnold, voleva frequentare il circolo senza pagare la quota di frequenza, non si rendeva conto che il circolo dei suoi tempi non esisteva più.
Il Cierrebi ora era un circolo privato, non era più in convenzione con il Comune di Bologna.
Arnold faceva l’abusivo, c’erano gli abusivi delle case, dei posteggi delle macchine e Arnold aveva inaugurato una nuova categoria:
- Gli abusivi dei circoli sportivi!
Arnold entrava di nascosto, nessuno era a conoscenza di questo intruso, riusciva a superare le maglie della Sicurezza vigilata del circolo e tutto questo per “ tirare” due palle da tennis contro un muro?
La vicenda era veramente da approfondire.
Scesi dalla macchina, appena in tempo per vedere il tipo misterioso del mio appuntamento.
Se ne stava nervosamente giocherellando con il telefonino.
Ero in ritardo di almeno 20 minuti; lo guardai da dietro, facevo fatica a riconoscerlo, l’ultima volta che sparì dalla circolazione aveva 20 anni, ora ne dovrebbe avere almeno 50 e ne dimostrava 10 di più, alto e magro, sembrava uno zombi.
Conoscevo la sua storia: fin da bambino passò la sua vita prevalentemente in un collegio, poco più che ventenne scoprì di avere il diabete, perse il lavoro, la donna della sua vita, sua figlia e visse di espedienti e quando capì che con “quelli” non avrebbe più potuto sopravvivere, una sera d’estate bussò alla mia porta per chiedermi:
<<Un piatto di minestra!>>

Lo feci accomodare.
Mi chiese subito informazioni su sua madre ed i suoi fratelli, di sé parlò poco, disse che negli ultimi anni viveva a Rimini e faceva il rappresentante, poi, in un momento di difficoltà non riuscì più a pagare l’affitto e lo buttarono fuori di casa, da ciò decise di venire a Bologna e di bussare alle porte di tutti quelli che lo conoscevano.
<<Ben arrivato, è giusto il tempo di ricominciare da capo, sei ancora in tempo, anche se ora sarà più difficile, non hai più vent’anni, ti manca la salute, ti sono rimasti 7 denti e forse un po’ di cervello!>> gli dissi.
Lui sorrise, apprezzava il lato umoristico che usavo per sdrammatizzare le situazioni tragiche della vita, da dove traspariva chiaramente l’istinto materno che avevo sempre avuto nei suoi confronti e lasciò che gli facessi l’elenco di tutte le truffe che aveva messo in atto prima di abbandonare di corsa questa città, per riapparirci dopo 25 anni.

La minestra si fa sempre per due persone.
Non mi fu difficile dividere il pane quotidiano, ma quest’uomo non aveva bisogno di elemosina, bisognava aiutarlo a ritrovare la strada del buon senso che aveva smarrito da tanto tempo e non sarebbe stato facile.
Sapevo che Vittorio non rientrava nei criteri stabiliti dalle varie Associazioni di recupero sociale, lui non era né giovane e né vecchio, non era tossico-dipendente anche se era dipendente dall’insulina, non era un extracomunitario e nemmeno uno zingaro, non soffriva di disturbi psichici anche se era sulla buona strada, era un diabetico che aveva diritto solo all’assistenza sanitaria, vai tu a spiegare agli assistenti sociali che un diabetico ha bisogno di almeno 2000 calorie al giorno e che se è anche senza una fissa dimora non è che se la può cavare con due panini al bar!
Lo feci accomodare e nel giro di un quarto d’ora lo misi a tavola.
Nei lunghi anni vissuti da single mi ero specializzata nei pasti veloci.
Sentii girare una chiave nella serratura, era Marco, il padrone di casa e dopo le presentazioni di rito, aprì il frigo e cominciò a smangiucchiare gli ultimi residui alimentari della domenica.
Marco non si scompose per la presenza dell’intruso ma evitò con cura di improvvisare una conversazione perché il suo unico interesse in quel momento era quello di stravaccarsi sul divano con la tv accesa; passare da un canale all’altro era il suo meccanismo per appisolarsi al più presto.
Vittorio apprezzò i maccheroni caldi, non prima di averli sminuzzati ben bene, ripulì il piatto con la mollica di pane e finì il pasto ciucciando una pesca matura.
Capii che avrebbe dovuto mangiare di più ma le mie scorte alimentari si stavano affievolendo; Marco andava a lavorare ma a casa non portava mai una lira, non contribuiva alle spese famigliari e la mia attività immobiliare procedeva molto lentamente, tante volte pensai di buttarlo fuori di casa e l’arrivo di Vittorio mi fece pensare a una beffa del destino:
Via uno avanti un altro, probabilmente avevo sbagliato attività, una trattoria avrei dovuto aprire!
Quella notte gli incubi mi fecero compagnia e mi ritrovai in mezzo a tanti piccoli bambini che scappavano da tutte le parti e quelli che non riuscivo a prendere si sfracellavano in vario modo.
Andai in ufficio mezza assonnata, accesi il computer, vidi l’émail di Arnold, come la pronunciava lui intitolata “ top secret”.
Cominciamo bene!
<<Ciao appena puoi, fammi il clone della tua tessera di entrata del Cierrebi, poi ti spiegherò. Arnold.>>
Ma questo è pazzo, per giocare sul muro del Cierrebi anche la password clonata mi ordina, forse non ha capito bene, io sono un agente immobiliare non un agente segreto, sarebbe più facile per me costruirgli un muro di mattoni!
Questa storia doveva finire al più presto, pensai a Vittorio, avrebbe potuto aiutarmi, in fin dei conti era per scopi umanitari, Arnold non avrebbe scalfito il muro del Cierrebi e una password in più o in meno chi se ne sarebbe accorto?

Sfogliai la rubrica; il signor Roversi mi stava aspettando in via de Coltelli al civico 7, affittava due camerette con servizio più un bel terrazzino.
Lanciai una imprecazione contro Marco, avrebbe dovuto darmi il cambio, ma non si vedeva nemmeno la sua ombra.
Inforcai la mia bicicletta, non avevo voglia di affrontare il caos della via Marconi, mezza ristretta dai lavori stradali, già pensavo il corpo a corpo che avrei dovuto sostenere con gli autobus per guadagnare qualche metro di strada e deviai sul viottolo accanto. Percorsi la via Val d’Aposa costruita sopra il torrente omonimo, Piazza IV Novembre, via Massimo D’Azeglio, Piazza Maggiore, via Cartolerie, via S.Stefano ed ecco via de Coltelli.
Legai la bici al palo.
Istintivamente sollevai il capo verso i tetti e vidi il signor Roversi che mi stava osservando dal terrazzino del suo appartamento.
Il signor Roversi mi accolse gentilmente e con il rispetto tipico degli uomini un po’ attempati, espresse la sua ammirazione per la mia agilità nel condurre la bicicletta e finì come al solito ad elencarmi tutti i regali che avrebbe voluto farmi se avesse potuto, come segno di riconoscenza, verso l’unica e ultima lavoratrice rimasta sulla faccia della terra ( diceva lui!).
Fu l’ennesima gita turistica, il canone richiesto era troppo alto, gli studenti non si fecero strozzare e il signor Roversi non scese di un euro, nemmeno per farmi un regalo!
Corsi in Galleria due Agosto, mi interessava vedere qualche oggetto che l’INAIL aveva messo all’asta, proprio nello stesso stabile dove abitavo io, al civico 4.
Chissà se avessi potuto allargare il mio appartamentino striminzito e se non proprio una trattoria, avrei potuto aprire un bed end brekfast!
Diverse persone erano in attesa dell’ascensore per cui decisi di salire le scale di emergenza, come inquilina avevo le chiavi.
Volevo valutare la stabilità dell’ edificio, la presenza di eventuali crepe, la manutenzione delle scale.
Abitavo li da tanti anni ma raramente ero salita per le scale, ricordo nel 2004 quando Bologna fu colpita da un terremoto del 6 grado della scala Mercalli, vidi i mobili di casa che ondeggiavano a destra e a sinistra, aspettai sotto un muro portante come da istruzioni e appena finì il movimento ondulatorio, durato lunghissimi secondi, presi le mie scarpe da corsa per fuggire il più velocemente possibile per le scale.
Dallo schok lasciai le scarpe da corsa sotto il muro portante, per un altro mese, pronte alla fuga, in caso di un altro terremoto.
Entrai dalla porta secondaria da cui avevano accesso le scale di emergenza e nel sottoscala vidi che c’erano alcune borse sportive con diversi capi di abbigliamento, delle marche più ricercate:
- 10 paia di calze di cotone di Gallo più o meno dello stesso colore, un abito da uomo stile anni 30, una giacca di camoscio azzurra, un paio di scarpe di camoscio della Dekstop.
Ma di chi poteva essere tutta quella roba?
Non trovai risposta.
Continuai il mio giro di perlustrazione per finire dentro all’appartamento all’asta.
Era in condizioni pietose, i muri grondavano acqua, in seguito a una perdita proveniente dal piano superiore, ma solo io capii che era una perdita di poco conto, perché gli aspiranti partecipanti all’asta sparirono.
Il prezzo di valutazione era comunque troppo alto per i miei gusti, lasciai perdere.
Ne approfittai per rientrare a casa.
Trovai Marco seduto sul divano che sfogliava un giornale di annunci economici.
<<Si può sapere dove sei stato tutto questo tempo? Sono delle ore che ti sto cercando!>> gli dissi.
<<Oh, scusa, ma ho avuto da fare con un editore che vorrebbe organizzare un evento in sala borsa per presentare un suo libro>>
<<Lo sai che in ufficio ci deve essere sempre qualcuno altrimenti se ne vanno da un’altra parte!>>
<<Scusami, scusami!>>
<< See. Un corno! Te ne freghi sempre del mio lavoro quando basterebbe un piccolo impegno da parte tua per guadagnare anche uno stipendio per te, mi dici che cosa stai guadagnando adesso?>>
<<Devo avere dei soldi da diverse persone.>>
<<E quando credi che arriveranno, quando siamo morti di fame?>>
<<Stai tranquilla, vedrai che domani telefono a Tizio e poi vedo Caio e……..>>
<<E poi ti butto fuori di casa!>>
<<Se vuoi me ne vado anche stasera!>>
<<Si vattene e non tornare più, prendi la valigia e tornatene a Roma, vedrai che la tua mammina se trova i soldi per dar da mangiare ai suoi cani, può dar da mangiare anche a te>>
In dieci minuti fece la valigia, lasciò le chiavi di casa sul tavolo e sbatté la porta.
Non sapevo se piangere o gioire, ormai non riuscivo più a controllare i miei attacchi d’ira, mi portava all’esasperazione con tutte le “balle” che mi raccontava dalla mattina alla sera, avevo dato fondo a tutti i miei risparmi e lui continuava imperterrito a lavorare per dei ristoratori che al momento del saldo si facevano di nebbia, oppure si imbarcava in Società di formazione che lo intruppavano per vendere corsi per diventare leader, ad altri sfigati come lui.
L’ultima fregatura invece risaliva a due mesi fa, aveva lavorato appunto per due mesi senza stipendio, per una società che gestiva la “ sala borsa” e che aveva un contenzioso aperto con il Comune di Bologna per insolvenza sul contratto di affitto per la modica cifra di…un milione di euro!
Non c’era proprio da stare allegri!
Ma non credevo che se ne tornasse a Roma così facilmente e mi affacciai alla finestra per vedere che direzione prendeva.
Andava verso il centro storico, sempre con l’immancabile orecchio attaccato al telefonino ma la valigia non l’aveva più.
E dove l’aveva appoggiata se non avevamo nemmeno una cantina?
Mi venne una illuminazione fulminante.
Vuoi vedere che l’ha lasciata nel sottoscala ?
Presi le chiavi di casa, chiamai l’ascensore e scesi al primo piano, poi passai per le scale fino al piano terra.
Nel sottoscala vidi la valigia.
L’aveva appoggiata lì, preoccupandosi di lasciare aperta la porta secondaria e tornarsela a prendere quando gli faceva comodo.
<< Ma che genio, se crede di far fessa me!>>
Guardando attentamente mi accorsi che c’erano i soliti vestiti che vidi l’ultima volta, oltre alla roba da lavoro di Marco.
<< Ma allora tutti questi vestiti nuovi sono di Marco! E dove li ha presi o chi glieli ha regalati? >>
Presi tutta la roba, tranne la valigia e li portai in casa, aprii le borse, i capi erano ancora imballati e li guardai attentamente, i vestiti provenivano tutti dai negozi di via D’Azeglio:
Le calze di Gallo, i pantaloni di Dandi, le giacche di Fontanelli, le scarpe di Testoni. Gli scontrini erano ancora attaccati, lessi i prezzi:
€ 250, 300, 500, 800, 250, 400.
Ommioddio, ma qui ci sono tutti gli stipendi degli ultimi mesi, quelli che non sono mai arrivati, ma questo è pazzo da legare e dove se la mette quella roba se la nasconde nel sottoscala?
A mezzanotte sentii suonare alla porta, mi chiedeva se poteva dormire li per stanotte.
Acconsentii, eravamo in pieno inverno e non potevo lasciare un pazzo sulla strada, si sarebbe congelato.
La mattina dopo mi chiese scusa, promise che mi avrebbe restituito i soldi e se ne andò a fare la stagione estiva al mare.

Potei quindi abbondare nel versare la minestra a Vittorio, accompagnando il pasto, di tanto in tanto, con polpettine e verdure.
Vittorio non sapeva che Marco se ne era andato, appariva tutti i giorni alle 13 per poi andarsene alle 15, finiva con un caffè e il resto della giornata lo divideva con i tossici di via del Greto, li il Comune di Bologna aveva ristrutturato un casale per dare un ricovero notturno a questi sbandati.
<<Senti un po’ Vittorio, la vedi questa tessera magnetica? Serve per aprire il cancello del mio centro sportivo, tu saresti capace di riprodurla?>>
<<Che fai, predichi bene e razzoli male? >>disse guardandomi di sottocchio.
<<Tu non ci crederai ma ho conosciuto un vecchietto fuori di testa che fa l’abusivo dei circoli sportivi e chiede solo di poter palleggiare contro un muro>>
Scoppiò in una fragorosa risata.
<<E tu ci credi?>>
<<A che altro potrebbe servirgli?>>
<<Che lavoro fa?>>
<<E’ un ingegnere >>
<<Che ingegnere?>>
<<Nucleare.>>
<<Nucleare?>>
<<Ma non fa l’ingegnere, insegna inglese privatamente>>
<<Si questo lo racconta a te >>
<<Certo che ne hai di fantasia!>>
<<Io sarò fuori di senno ma non credo che un ingegnere nucleare sprechi il suo tempo per entrare abusivamente in un circolo privato per palleggiare contro un muro!>>
<<Ma davvero ti sembra una cosa strana? A me, in questo mondo di matti, mi sembra una cosa normale!>>
<<E dove ha studiato questo ingegnere?>>
<<E’ americano, non me lo ha detto!>>
<<Va bene, facciamo così, io ti faccio avere la password duplicata e poi stiamo a vedere cosa combina>>
<<E che dovrebbe combinare?>>
<<Ma niente! Sarà un vecchio rimbambito come credi tu!>>

Il giorno dopo ricevetti sul computer un altro messaggio di Arnold dove mi invitava sui campi da tennis STAVECO di proprietà del Ministero della difesa.
Mi presentai con un gonnellino tutto sgualcito dai giri della lavatrice e le mie solite racchette.
Arnold mi aspettava all’ingresso, mi strinse la mano e varcammo il cancello con i militari sull’attenti.
<<Ehi Arnold, vedo che qui sei di casa, ti fanno anche il saluto militare!>>
<<Vengo qui da tanti anni!>>
<<Anche al Cierrebi, ma là non ti vogliono e chi è che non ti vuole?>>
<<Vuoi sapere troppe cose, mi hai portato la password?>>
<<Si eccotela e mi raccomando fanne un buon uso >>
<<Io credo che tu sia un angelo piovuto dal cielo>>
<<Anch’io lo penso!>>
Incominciammo un veloce palleggio per mettere in mostra tutta la nostra tecnica tennistica.
Arnold non era poi così vecchietto, il suo era un gioco veloce e correva su tutte le palle, aveva un fisico robusto e muscoli scattanti.
Capii che avevo sottovalutato il mio avversario.
Se gli uomini giocassero tutti a tennis io conoscerei il loro animo!
Arnold era leale e sportivo e se al Cierrebi dava fastidio a qualcuno, quel qualcuno doveva avere l’anima scura.
Alla fine dell’ora ci salutammo e mi sussurrò furtivamente di
leggere le inserzioni immobiliari sul “Carlino “ del prossimo sabato.
Tornai a casa e mi gettai sul divano.
Pensavo a quel brav’uomo di Arnold, mi voleva agevolare nella mia attività, chissà che sta organizzando!
I miei pensieri vennero interrotti da una telefonata, era Carlo, l’amico di Marco, quello che viveva alla villa Leona, faceva il single sempre accompagnato da belle donne straniere, organizzava feste private nella sua villa con l’aiuto di Marco e in cambio lo faceva scorazzare sulla sua Ferrari.
Tante volte mi sono chiesta perché Marco fosse così attirato dall’esteriorità delle cose, a tal punto da non riuscire più a distinguere la fantasia dai suoi bisogni reali.
Marco avrebbe voluto possedere tutte le cose che aveva Carlo e nutriva per lui una ammirazione mista a invidia, Carlo dal canto suo usava Marco per farsi ammirare, fu lui a indurre Marco a presentarsi alla villa con costosi vestiti.
Seppi più tardi che gli aveva concesso una carta di credito con la quale poter soddisfare i suoi capricci e le sue spesucce per poi al momento opportuno chiudergli il conto e pretendere la restituzione delle somme di denaro spese.
Era un ottimo sistema per rendere le persone dipendenti da lui .
Un gran figlio di p...a quel Carlo!
E così mi ritrovai tutto il sottoscala pieno di vestiti e se invece di imprecare avessi organizzato una vendita volante sul posto, forse avrei recuperato i miei soldi.
Dissi a Carlo che Marco non abitava più qui, se n’era andato e non sapevo dove fosse e mi affrettai ad abbassare la cornetta del telefono con la scusa che avevo il caffè sul fuoco .

Il giorno dopo, sabato, ero davanti all’edicola a comprare “il resto del Carlino”, aprii la pagina delle inserzioni e con l’indice scorsi gli annunci immobiliari.
Fra i tanti annunci, trovai subito quello a nome della mia agenzia: le Case di Limpida.
Diceva:
Vendesi in via S.Felice, 1° piano, all’interno di uno stabile dove i raggi del sole di mezzogiorno si nascondono dietro a una grande vetrata dai mille colori, fin sulla sponda di una scala antica ho aperto le bianche porte, ho sfiorato in punta di piedi i 65 mq. di marmo rosso distribuiti su due vani, é un oggetto prezioso ma non è così caro! Tel.3480536831.
Riconobbi il mio stile nel fare le inserzioni ma il numero di telefono non lo conoscevo, infatti risultò inattivo.
Mi recai in via S.Felice, la feci tutta a piedi, osservando ogni palazzo, ogni portone, mi fermai un attimo da Laganà una delle pasticcerie più antiche di Bologna, sorseggiai un cappuccino con pasticcino e ripresi la mia ricerca.
Lessi di nuovo l’inserzione: i raggi del sole di mezzogiorno….
Ecco fra poco ci dovrei essere, ma dove? Ma si al n.65!
Arrivai al 65, la porta era socchiusa, attraversai l’atrio dal pavimento romano, ecco la vetrata colorata e la scala fino al primo piano, accostai l’orecchio al portone, sentivo delle voci concitate seguite da trambusto, mi appoggiai al portone, si aprì, vidi chiaramente le porte bianche, sfiorai in punta di piedi il marmo rosso affinché nessuno si accorgesse della mia presenza e quando aprii la porta bianca, vidi disteso sul pavimento…………
- Arnold!
Mi girai immediatamente per cercare l’eventuale aggressore, ma sentii sbattere violentemente la porta, l’appartamento aveva due ingressi, corsi giù per le scale dietro ai passi veloci della persona in fuga, intravidi la sagoma, era un uomo tarchiato e con i capelli neri a spazzola, con un balzo si fece gli ultimi tre gradini, finì sull’atrio e invece di uscire dal portone, prese il corridoio a sinistra per scomparire da un altro portone. Il palazzo aveva due entrate, quell’uomo era uscito in via dell’Abbadia!
Ritornai sui miei passi e vidi che Arnold si stava riprendendo, bagnai un fazzoletto dal bagno accanto e glielo passai sulla fronte, aveva ricevuto un bel ****otto!
<<Arnold ma che ci fai qui?>>
<<Hai visto l’uomo che mi ha aggredito? Lo hai riconosciuto?>>
<<Io? Riconoscere l’uomo che ti ha aggredito? Perché? Io conosco qualcuno che va in giro per gli appartamenti a tirare pugni in faccia alla gente? Piuttosto dimmi tu chi era!>>
<<Davvero non lo hai riconosciuto? E’ Sandro!>>
<<Sandro chi?>>
<<Sandro detto il Lupo!>>
<<Il Lupo? Sandro il Lupo? Quello che lavora al Cierrebi?>>
<<Si, il russo, ex pugile e buttafuori!>>
<<E’ lui che non ti vuole al Cierrebi?>>
<<Si, è una spia russa ed io lavoro per la Nato!>>
<<Tu lavori per la Nato e io sono la regina Elisabetta! Ma che casino è questo qui>>
<<Rammenti che sono ingegnere nucleare? Credi veramente che voglia entrare di nascosto al Cierrebi per sbattere due palle contro un muro?>>
<<Ommioddio è passato il fantasma di Vittorio!>>
<<Vittorio? Chi è Vittorio?>>
<<Lascia perdere, è un’altra storia!>>
<<Dimmi piuttosto che vuole Sandro da te?>>
<<Sandro crede che sia entrato in possesso del codice segreto che aziona la base di Cernobyl e quindi ha l’ordine di farmi fuori.>>
<<E che c’entra il Cierrebi?>>
<<Dietro il muro da me tanto amato, c’è una scaletta sotterranea collegata con il campo centrale, li ci sono vecchi uffici abbandonati dove Sandro ha fatto la sua base per comunicare con Cernobyl!>>
<<Perché vuoi entrare in possesso dei codici delle basi nucleari di Cernobyl?>>
<<Perché un ingegnere dell’ Eni infiltrato a Cernobyl ci ha comunicato che i reattori nucleari sono ancora accesi e ogni momento può essere fatale per far scoppiare un’altra catastrofe come quella del 1986>>
<<Capperi, sembra un romanzo di fantascienza! Tu sei un militare?>>
<<Si certo , come hai visto alla STAVECO sono ben accetto e così all’OARE.>>
<<Senti, è possibile uscire di qui senza un’altra botta in testa?>>
<<Si vieni, andiamo all’ultimo piano, c’è un terrazzino condominiale, da li potremo scendere e ritrovarci in via Riva Reno>>
<<Perché mi hai fatto venire fin qui?>>
<<Per farti vedere un bel appartamento, non pensavo di avere “ il lupo” alle costole!>>
E mentre raccontava della proprietaria che gestiva una agenzia di cuori solitari aprì il portoncino del terrazzino e davanti ai miei occhi vidi il Santuario di S.Luca che sbucava dalla collina e sulla sinistra la basilica di S.Petronio con le due torri.
<<Però, niente male, aspetta che immortalo questa finestra sul mondo!>>
<<Ti pare il momento di fare fotografie?>>
<<Mi pare, mi pare!>>
<<Senti Arnold, secondo te, Sandro mi ha riconosciuto?>>
<<Credo proprio di si>>.
<<Quindi sarebbe consigliabile che non mi facessi vedere per un certo tempo?>>
<<Ovvio, hai un posto dove andare?>>
<<Ne ho tanti di posti, in agenzia ho le chiavi di casa di almeno 10 appartamenti di proprietari che sono in ferie!>>
<<Adesso che ho la password per il Cierrebi devo pensare a come agire indisturbato!>>
<<Perché non lo chiedi al presidente del Cierrebi?>>
<<Non posso coinvolgere nessuno, tutto deve finire come se non fosse mai esistito niente!>>
<<Niente prove e niente testimoni quindi?>>
<<Hai indovinato!>>
<<E io chi sono?>>
<<Un semplice agente immobiliare!>>
<<Grazie della considerazione! Mi spieghi perché i russi avrebbero dovuto fare la loro base nei sotterranei del Cierrebi?>>
<<Semplice, per non dare nell’occhio, dietro al circolo c’è una zona paludosa abbandonata da tanti anni , dove ogni tanto escono delle zanzare grandi come pipistrelli!>>
<<Si e dei russi che assomigliano al KGB!>>
<<Sei simpatica lo sai?>>
<<E’ l’istinto di sopravvivenza!>>
Ci separammo in fondo alla via Lame come due estranei.Andai in in ufficio di fronte al cinema Nosadella; di tutti i mazzi di chiave appesi c’era rimasto solo il chiodo!
Richiusi il negozio e andai dal mio amico Gianfranco un geometra che aveva l’ufficio in via Ugo bassi.
Gli chiesi di darmi le chiavi della Torretta del 700 perché avevo un cliente che la voleva comprare.
Mi allungò le chiavi dicendomi di arrangiarmi perché lui, in serata, partiva per la Sardegna.
Mi arrangiai felicemente.
Presi l’uscita di via Cesare Battisti, anche l’ufficio di Gianfranco aveva due ingressi e mi diressi in Piazza Maggiore attraversai il palazzo comunale, salii per la scala dei cavalli, presi l’ascensore e tornai al piano terra, entrai in Sala borsa dalla parte di via Ugo Bassi, attraversai la biblioteca comunale dai sotterranei e uscii su piazza del Nettuno.
Sogghignavo:
<<Chi mi ama mi segua! >>. Se ci riesce…
La Torretta del 700 si trovava nella campagna di Castelmaggiore, a una mezz’ora dal centro di Bologna, con una smart presa a noleggio, era una piccola oasi naturalistica sotto il comprensorio denominato “ Villa Gelmi”.
Vidi la Torretta di Gianfranco, l’aveva rifinita con intonaci color rosa e le finestre bianche all’inglese.
Non si trattava male l’amico, era un gioiellino distribuito su due piani e un pezzo di terreno da riempire di alberi.
Salii fino in mansarda, dalle feritoie che Gianfranco si era preoccupato di lasciare, si intravedevano le “due Torri“, ottima postazione per localizzare eventuali arrivi sgraditi.
Il frigo era completamente vuoto ma il congelatore era pieno; tirai fuori del pane, delle fettine di rosbeef e delle zucchine congelate.
<< Per oggi sono a posto!>>.

Erano le 15, a quell’ora Marco doveva essere sotto le grinfie dell’albergatore di Milano Marittima.
Mi aveva chiamato ieri per dirmi che all’hotel king aveva fatto dei “casini” e che ne avrebbe parlato con il proprietario dell’hotel; si era offerto come cameriere ma aveva trovato un ambiente ostile, il Maitre si divertiva a prenderlo di mira come con tutti i nuovi arrivati, con frasi oscene e offensive.
Marco non era all’altezza di fare il cameriere, non era il suo mestiere anche se ci metteva tutto l’impegno possibile, ma era lento e dimenticava sempre qualcosa nelle cucine.
Ricordo quando gli sfuggì una torta nuziale dal piatto, il padre della sposa lo sta ancora rincorrendo urlante ed io dietro al suo stipendio svanito, per non parlare di quella volta che fece rotolare giù per le scale di una enoteca due casse di vini in mille pezzi!
Lui cambiava ristorante e così continuavano a trattarlo come un novellino e gli scaricavano addosso tutte le fatiche o i lavori che gli altri non volevano fare, avrebbe dovuto continuare ad organizzare eventi, era un buon parlatore, un accentratore.
Probabilmente domani me lo sarei ritrovato di nuovo fra i piedi.
Avevo spento il telefonino, non volevo che lui mi chiamasse, Sandro il lupo avrebbe potuto localizzarmi.
Infatti Marco mi stava aspettando nel sottoscala perché avevo evitato accuratamente di rientrare dalla porta principale, gli diedi le chiavi di casa, gli raccontai di Arnold, dei russi e del Cierrebi, gli dissi di non chiamarmi mai sul telefonino perché quella gang avrebbe individuato anche il suo numero.
Marco non aveva mai la soluzione per i suoi problemi, però ne aveva sempre una per gli altri:
- Per agevolare Arnold nella ricerca del codice delle basi di Cernobyl, gli venne in mente che si sarebbe potuto organizzare un evento per festeggiare la vittoria in serie A della squadra del Cierrebi agli internazionali di tennis di doppio maschile.
Pensò addirittura di ingaggiare lo stesso Sandro il lupo, come intrattenitore e presentatore della manifestazione.
Marco non frequentava il circolo e non era conosciuto da nessuno, organizzava eventi a Roma e da poco tempo si stava affacciando sul mercato della ristorazione bolognese, era riuscito però, con la sua dialettica e una grande capacità di intrufolarsi dappertutto, a sapere che “ il lupo ” si esibiva per hobby, nei piano bar, cantando e suonando il pianoforte.
Mi parve una buona idea, gli dissi che andavo alla Torretta e che se avessi avuto bisogno di lui, sarei venuta in Sala borsa, gli chiesi anche la cortesia di telefonare a Vittorio, di fargli trovare un paio di spaghetti, della verdura e del formaggio.
Con questa brutta storia mi stavo dimenticando di Vittorio, l’assistente sociale gli aveva procurato dei buoni pasto ma lui non poteva continuare a girovagare per la città senza meta, aveva bisogno di un lavoro e tutti quei lavori che richiedevano doti di onestà e di fiducia non facevano al caso suo.
Mi domandava se l’indulto concesso dall’Onorevole Claudio Mastella riguardasse anche lui:
<<Perché hai subito un processo? E per che cosa? Sei stato condannato?>>
Le mie domande si dispersero come i granelli della sabbia del deserto.
Pensai anche di utilizzarlo nel mio lavoro, era un tipo sempre con le “orecchie dritte” pronto a cogliere ogni aggancio, aveva il senso degli affari ma quelli loschi avrebbe dovuto lasciarli perdere! Capivo che non era facile per lui, chissà se almeno l’età e gli stenti che pativa fossero riusciti a dargli una “calmata”!
E con che soldi avrei potuto pagarlo se in un anno di lavoro avevo raccolto solo 3000 euro dopo averne spesi 10.000?
L’INPS con il suo “minimale” mi stava con il fiato sul collo e a fine mese avevo puntualmente tutte le scadenze dell’affitto di casa, del negozio e delle utenze varie.

Avevo bisogno di ristabilire un contatto con Arnold, volevo metterlo al corrente dell’idea di Marco di ingaggiare Sandro il lupo, presi la smart, percorsi il centro di Bologna e parcheggiai dietro la Questura, entrai in Sala borsa e da un telefono a gettone chiamai Marco che si trovava ai piani superiori.
Gli dissi di fare una inserzione sul “ Resto del Carlino e gli dettai l’annuncio:
<<Vendesi S.Vitale: Se il traffico ti perseguita e non ami la confusione vai a vivere sotto i portici! Si al 94, In sala c’è un camino sempre acceso, puoi danzare su 140 metri quadri e dopo aver attraversato tre camere, cucina e due bagni, affacciati alle finestre o al balcone e troverai te stesso! Le case di Limpida 348/0536831. Solito numero fasullo e pubblicala per il prossimo sabato come d’accordo con Arnold e alle ore 13 ci vediamo alla Torretta, vieni con Vittorio e prendi un taxi, ciao!>>
Uscii dalla Sala borsa, attraversai Piazza Maggiore per sbucare in via Clavature, entrai nel negozio di Etrò.
Quando ero bambina, al suo posto c’era Lazzarini che faceva gustose mozzarelle in carrozza e ricordavo che aveva anche un’uscita sulla via de Toschi.
Mi avviai spedita.

Dalle feritoie della Torretta vidi arrivare un taxi, scesero Marco e Vittorio.
Avevo preparato dei tortelloni di ricotta trovati nel congelatore, cotolette alla Bolognese e insalata mista.
Marco si meravigliò di tutta quella roba mentre Vittorio, in calo diabetico, non vedeva l’ora di cominciare.
Fra una forchettata e l’altra chiesi a Marco se conosceva qualcuno che potesse far lavorare Vittorio, aspettavo che mandasse giù il boccone per sentirlo parlare ma lui continuava ingozzarsi.
<<Allora?>>
<<Allora, ci sarebbe la marchesa Bevilacqua che cerca un guardiano per la sua villa di via D’Azeglio, è un lavoro tranquillo e non devi faticare, te la senti?>>
<<Ma certamente!>> Rispose Vittorio tutto ringalluzzito e si assentò per fare la sua dose di insulina.
<<Ehi! Ho sentito bene? Lo mandi a custodire i tesori dei Rossi?>>
<<Ma certo, solo un ladro può tener lontano gli altri ladri! E poi non ha più vent’anni, è malato, stanco di fare il randagio, vedrai che sarà la sua occasione per rifarsi una vita!>>
<<Forse hai ragione, gliela presenti tu?>>
<<Si, non ti preoccupare.>>
Marco preparò la caffettiera e la mise sul fuoco e quando uscì il liquido nero, stava già dormendo sul divano con il televisore acceso mentre Vittorio continuò a parlare di tutte le sue vicende per tutta la sera.

Appena Marco e Vittorio se ne furono andati, presi la smart e feci un salto in ufficio, avevo un appuntamento con Rossana Tavano, una simpaticissima avvocato in cerca di una casa da acquistare.
Era rimasta colpita da una bella mansardina in via Paradiso ma il prezzo era troppo alto e allora mi veniva a trovare una volta la settimana, sperava che le potessi dare delle buone novità, o per altre case a lei affini o la solita mansardina a prezzo ridotto. Era una giovane avvocatessa di grande simpatia e bellezza, sembrava una bambolina di porcellana, si occupava di diritto famigliare efaceva uno strano effetto ascoltare la sua vocina da bambina che ogni tanto scoppiava in risate cristalline, alta, bionda, con un nasino all’insù e due occhi intelligenti, metteva allegria solo a vederla.
Speravo che non se ne andasse, il giovedì pomeriggio tutti i negozi erano chiusi tranne il mio e mi stavo annoiando. Improvvisamente si spalancò la porta dell’ufficio ed entrò la proprietaria di un monolocale di via Mascarella, vide che ero occupata, gettò uno sguardo sulla ragazza e continuò come se niente fosse ciò che aveva in mente di dirmi.
<<Sono appena tornata da Matera e le ho portato la planimetria del mio monolocale>>.
<<E’ stata molto gentile signora Rosanna, le presento l’avvocatessa Rossana Tavano!>>
<<Anche lei Rossana o Rosanna, è un buon segno, mi fido di tutte le Rossana o Rosanna!>> Disse stringendole la mano.
Speriamo bene, pensai.
<<Di che cosa si occupa avvocato?>> continuò.
<<Di diritto famigliare!>>
<<Anche mio figlio è avvocato!>
<<Davvero?>>
<<Si occupa di diritto legislativo>>.
<<Molto interessante!>>
<<Adesso vi lascio perché non vorrei disturbare, ritorno domani!>>
<<Arrivederci!>>
<<Che signora buffa ! >>Disse Rossana.
<<Credo che venga da una famiglia meridionale molto altolocata>>.
Rossana non diede importanza alle mie parole e si preoccupò subito di sapere se il proprietario di via Paradiso era sceso di prezzo.
<<Mi dispiace ma per ora sembra non voglia cedere, parla di poco poco, ma non so a che prezzo si riferisca, se a 50 centesimi o un euro!>>
Ci mettemmo a ridere.
Mi chiedeva sempre informazioni su quella o quell’altra via, chi ci abitava, da chi era frequentata, se si poteva girare tranquilli e se era vicino al Tribunale.
Volli farla ridere ancora.
<<Rossana ti piacerebbe vedere un vicolo di Bologna che porta ancora il nome dell’attività che si svolgeva a quell’epoca?>>
Le si illuminarono gli occhi, prendemmo le borsette e chiusi l’ufficio.
<<E’ molto lontano?>>
<<No, è qui accanto alla via Nosadella!>>
Arrivammo alla fine del portico,, ci affacciammo sulla via Fossalta e le dissi:
<<Leggi bene, guarda cosa c’è scolpito sul muro, sotto la targa!>>
<<Vicolo frega tette!>>
Ci guardammo in faccia e ricominciammo a ridere!
<<Ma cosa hai capito, vedi che sei maliziosa! A quell’epoca, erano percorsi urbani chiamati così perché erano caratterizzati da scarso spazio in larghezza così da costringere i passanti che andassero in senso opposto a sfiorarsi!
<<Interessante! >> Disse lei con le lacrime agli occhi.

Ero già in via S.Vitale al 94 e intanto che aspettavo Arnold, rivisitai l’appartamento.
I portoni di ingresso delle case del centro storico di Bologna, si affacciano tutti sulle strade principali e dopo averne varcato la soglia, riscopri un mondo sconosciuto, fatto di cortili interni circondati da archi, giardini con in mezzo aiuole fiorite, silenzi inaspettati.
Era così questo appartamento di 140 metri quadri, io ci avrei danzato ma la mia amica Laura, l’avrebbe percorso sui pattini a rotelle.
Sentii un passo leggero salire le scale, doveva essere Arnold.
Mi appoggiai alla ringhiera delle scale e lo riconobbi, gli feci trovare la porta aperta e notando un lieve affanno nel suo respiro, lo invitai sul balcone.
<<Hai proprio ragione, quassù ci si ritrova!>>
<<Non avresti mai immaginato che dietro queste antiche mura si nascondessero dei meravigliosi giardini circondati da alberi secolari vero?>>
<<Vero, questa volta me l’hai fatta tu la sorpresa!>>
<<Hai fatto fatica a trovare l’appartamento?>>
<<No, è stato piuttosto facile, cosa volevi dirmi?>>
<<Non ti ho mai parlato di Marco, il mio fidanzato?>>
<<Ti sembra il momento?>>
<<Si perché anche lui l’hai coinvolto involontariamente in questa storia.>>
<<E come?>>
<<Prima di tutto perché grazie alle tue manie di voler giocare contro il muro del Cierrebi, la sottoscritta va a dormire da un’altra parte!>>
<<Continua.>>
<<E poi perché Marco è un gran organizzatore di eventi>>.
<<Non capisco!>>
<<Ascolta, se organizziamo una festa per festeggiare la vittoria della promozione in serie A della squadra del Cierrebi, mentre “ il lupo” canta e suona, tu hai il campo libero per mettere il naso dove vuoi!>>
<<Ma è geniale!>>
<<Si è geniale ma non lo assume nessuno, anzi lo assumono a parole e non gli danno lo stipendio!>>
<<Bé, una cosa alla volta!>>
<<Allora rimaniamo d’accordo così, ci vediamo il prossimo sabato al circolo del tennis OARE e definiamo il tutto>>.
<<Ok. Mi raccomando porta le racchette>>
<<Ciao e stai in guardia!>>
Me ne tornai alla Torretta e anche questa volta mi accertai che nessuno mi seguisse, probabilmente Sandro il lupo ed i suoi scagnozzi, ritenevano che i miei collegamenti con Arnold riguardassero solo il tennis o la mia attività di agente immobiliare, ma per sicurezza continuai a soggiornare a Villa Gelmi.
Per l’ora di cena si presentarono Marco e Vittorio.
Immaginai la serata che mi aspettava:
- Fra i fornelli.
Per fortuna Marco mandò all’aria le mie previsioni e decise di andare a prendere delle pizze, Vittorio rimase con me e mi raccontò che era andato al colloquio dalla contessa Bevilacqua per quel posto da custode.
<<E come è andata?>>
<<Ha detto che mi saprà dire qualcosa fra due settimane in attesa di portarle il certificato dei carichi pendenti.>>
<<Hai dei carichi penali pendenti?>>
<<Forse a Pistoia, ho una causa in corso>>.
<<Allora richiedilo al tribunale di Bologna, se non c’è ancora una condanna forse non risulta, spero che tu capisca che questa è la tua ultima possibilità per cominciare una vita dignitosa, quindi se vuoi continuare a fare lo scemo, non ti presentare a quel lavoro e tornatene da dove sei venuto!>>
<<Ehi sorellina, come sei cattiva oggi!>>
<<Mi dispiace vedere che ti distruggi la vita, ma se questo è quello che vuoi, fai pure, ognuno è libero di fare quello che vuole di sé stesso.>>
<<Se non mi fosse saltato fuori il diabete non sarei messo così!>>
<<Tutte scuse, non mi risulta che i diabetici conducano una vita illegale come fai tu.>>
<<Perché tu credi che fra i personaggi che stanno al Governo nessuno rubi?>>
<<Di loro non me ne importa niente o per lo meno mi pongo il problema quando vado a votare!>>
<<Anche l’assistente sociale mi da ragione, dice che con una famiglia come la mia non poteva che succedere quello che mi è successo!>>
<<L’assistente sociale parla di numeri, io di persone, non guardare alle statistiche, le conclusioni non farle fare agli altri, tu sei padrone della tua vita!>>
<<Speriamo che la pizza arrivi presto, ho un calo glicemico!>>
<<Si sente, si sente!>>
Nel buio della sera si scorsero due fari percorrere il viottolo di Villa Gelmi.
<<Ecco Marco, vallo ad aiutare!>>
Rientrarono poco dopo con le pizze in mano.
Quando il pasto delle belve ebbe fine, Marco mi disse che aveva contattato Sandro il lupo per ingaggiarlo come intrattenitore e presentatore per la festa del Cierrebi.
<<Ti è sembrato sospettoso?>>
<<Tutt’altro, era molto lusingato però mi ha chiesto come avevo saputo del suo hobby.>>
<<E tu che gli hai detto?>>
<<Cosa vuoi che abbia detto a un pavone, che avevo sentito parlare di lui su alcune riviste locali!>>
<<E ci ha creduto?>>
<<Altroché!>>
<<Non sarebbe meglio organizzare la festa in un altro posto?>>
<<Perché?>>
<<Così Arnold è libero di agire indisturbato!>>
<<Perché non li mandi alla villa Leona dal tuo caro amico Carlo?>>. Dissi in tono provocatorio.
<<Potrebbe essere un’idea! >> Rispose leggermente irritato.
Quando parlavo del suo amico Carlo e lo sottolineavo con il
“ caro”, sapeva già dove volevo andare a parare.
<<Vieni in Sala borsa domattina?>>
<<No, vado in ufficio, ho un paio di cose da fare, ciao buonanotte, se volete dormite qui!>>
E li lasciai davanti al televisore.

Avevo appena alzata la serranda dell’ufficio che vidi comparire la signora Rosanna di Matera.
<<Sa, ho cambiato idea, il monolocale non lo voglio più vendere!>>
<<E cosa vuole fare?>>
<<Lo vorrei affittare, però così com’è, lo trovo poco dignitoso per la mia famiglia e prima vorrei ristrutturarlo>>.
<<Ottima scelta!>>
<<Ma non sono venuta qui per questo>>.
<<Mi dica, se posso fare qualcosa per lei>>.
<<Quella ragazza, l’avvocatessa, che lei sappia, è fidanzata?>>
<<Non lo so!>>
<<Vorrei farla conoscere a mio figlio Domenico, è così graziosa e li vedrei bene insieme >>
<<Potrei cambiare insegna e mettere agenzia matrimoniale, cosa ne dice?>>
<<Ma io parlo sul serio, non si potrebbe organizzare un incontro?>>.
<<Eh,no!>>. Insistette:
<<Ma non può organizzare qualcosa?>>
<<Le manderò due biglietti di invito per qualche evento che possa interessare tutti e due.>>
<<Ma sa che lei è proprio gentile?>>
<<Lo faccio per tutti i miei clienti, in questo caso mi preoccuperò che li abbiano tutti e due.>>
<<E poi quando sono là?>>
<<Si arrangiano signora, se si devono conoscere si incontrano, lasci fare al destino!>>
<<Allora posso tornare a Matera tranquilla! >>
<<Quello sempre signora Rosanna, mi raccomando!>>.
E se ne andò con il solito sorrisino sulle labbra.
Rossana che fa innamorare anche le mamme, se glielo racconto ride per tre settimane consecutive, ma non posso!

Ero soddisfatta della mia attività lavorativa anche se i guadagni erano ancora scarsi, il mio lavoro mi dava modo di sviluppare la mia creatività, amavo girare per le strade di Bologna, riscoprire gli angoli più nascosti e Marco mi aiutava molto a cogliere queste sfumature che una persona nata in quei luoghi come me, non vede, talmente si sente parte del territorio. Gli osservatori che vengono da “fuori” come Marco, sono quelli più attenti e ti fanno riscoprire quel particolare che sembrava sepolto nei ricordi, perché essi sono come i bambini che non hanno ancora visto niente e se hanno visto tutto, l’hanno visto da un’altra parte del mondo, ed è quindi tutto differente.

La porta dell’ufficio si aprì ed entrò Vittorio tutto raggiante.
Mi raccontò che lo avevano assunto a palazzo Bevilacqua, come custode, avrebbe preso servizio entro una settimana ed oltre il vitto e l’alloggio gli avrebbero dato uno stipendio di 1000 euro.
<<E’finita la tua vita da randagio, stasera dobbiamo festeggiare!>>
Chiusi l’ufficio, abbassai la serranda e ce ne andammo insieme a braccetto.
Non era mai successo, forse da bambini.

Vidi Arnold con piacere, avevo proprio voglia di fare una partitina a tennis.
Il circolo tennis OARE era un altro circolo del Ministero della difesa e anche li potevamo stare tranquilli.
<< Ehi Arnold, oggi giochiamo in casa tua! >>
<< Ti concederò un quindici di vantaggio! >>
<< No, no , niente favori! >>
Adottai la tattica di disturbargli il gioco; quando batteva, gli rispondevo con un lungo dritto sul suo rovescio da costringerlo a rispondere con una palla alta a mezzo campo, dandomi così la possibilità di chiudere il colpo, con uno scatto fulmineo sotto rete. Non se l’aspettava che una donna passasse così all’attacco e allora decise di mettere da parte la sua “ cavalleria” e cominciò a “ bastonarmi” con un giochino di palle smorzate, sotto rete.
Fu una lotta dura, nessuno dei due voleva mollare. Il combattimento finì con un 6-4, 5-5, a suo favore.
Ci spostammo sotto l’ombra dei platani sorseggiando una bibita fresca.
<< Marco sta organizzando la festa ed ha già contattato “ il lupo “ che ha abboccato come un novellino, penso però che sarebbe meglio organizzarla da un’altra parte, così avrai tutto il circolo a disposizione >>
<< Certamente, ma dove ci spostiamo? >>
<< E’ disponibile la villa Leona, all’altezza della rotonda di S.Vitale. >>.
<< Non la conosco >>.
<< E’ una villa dell’ 800 molto bella,con affreschi e grandi sale. Al piano superiore c’è un salone con camino, oltre la cucina, il guardaroba e i bagni, al piano terra due sale con il bar, una saletta d’attesa che si affaccia sul grande giardino della villa e un parcheggio per almeno 40 macchine >>
<< Chi è il proprietario? >
<< E’ un amico di Marco, si chiama Carlo Ravaglia, io non lo posso sopportare, è uno sfruttatore, pensa che fa lavorare dei clandestini e li paga poco o niente in cambio di vitto e alloggio>>
<< Ah meglio così, ho già in mente un’idea, allora prova a chiedere a Marco se riesce a fare questo spostamento ma non c’è tempo da perdere perché la festa si farà fra due settimane! >>
<< Se ho bisogno di te dove ti trovo? >>
<< Telefonami al circolo STAVECO >>.
<< Grazie per la bella partita! >>
<< la prossima volta però non ti concedo niente! >>
<< Vedremo, eh, eh, >>

Mi stavo affezionando alla Torretta, mi piaceva rientrare dal caos cittadino e immergermi in quell’oasi naturale di Villa Gelmi, avevano preservato solo quel Borgo, ristrutturando i ruderi esistenti, il piano regolatore escludeva tassativamente altre costruzioni.
Dopo pranzo mi rilassai in giardino, appollaiata su una sedia a sdraio, con gli occhi puntati su quella Torretta del 700, mi venivano in mente storie antiche, di invasioni napoleoniche, raccontate e trasmesse dai “ vecchi” e rivissute nei miei sogni di bambina.
Ero una bambina silenziosa e paurosa, ricordo che vivevo con angoscia quel vissuto a cui non sapevo dare una spiegazione ed ora che avevo una visione più chiara della vita, mi sorprendevo a desiderare quei momenti di innocenza dove nulla sapevo.
Il clacson di Marco interruppe i miei pensieri e un po’ “scocciata” gli dissi :
<< Senti un po’ ragazzo, la prossima volta che fai il tuo ingresso, vedi bene di entrare con il tuo cavallo, forse mi disturbi di meno>>
<< Stavi dormendo? >>
<< Mi stavo appisolando >>.
<< Volevo parlarti della festa! >>
<< Ha detto Arnold che sarebbe meglio farla alla villa Leona, dal tuo caro amico Carlo>>
<< Se lui pensa che sia meglio, nel giro di due settimane gli organizzo tutto, potresti occuparti degli biglietti di invito? >>
<< Volentieri, ne devo assegnare un paio! >>
<< Non riesco a immaginare come farà Arnold a impossessarsi del codice di sicurezza >>
<<Per fare questo bisognerebbe che il lupo“prendesse il volo!>>, aggiunse Marco.
<< Si, basterebbe spedirlo sulla luna! >>
<< Mi dici quando Sandro il lupo va a villa Leona a fare le prove
canore? Vorrei visitare i sotterranei del Circolo >>
<< Non sarà un po’ pericoloso, agente segreto in gonnella? >>
<< Ci sarà Arnold e tutta la NATO! >>
<< Pensa un po’ se il Presidente del Cierrebi sapesse cosa succede nei sotterranei? >>
<< Come minimo gli verrebbe un infarto! >>
<< Non lo saprà mai, se faranno in modo che tutto non sia mai esistito! >>. Aggiunse Marco.

Seduta dietro la scrivania stile impero del mio ufficio, preparavo gli inviti per la festa a villa Leona:
Cara Rossana,
sei attesa alla festa per la vittoria del Cierrebi in serie A
presso la villa Leona, il 25/08/2006 alle ore 20
Ciao.

Egregio Avvocato Domenico
Siamo lieti di averla come ospite, in occasione della vittoria tennistica del Cierrebi in serie A, presso la villa Leona
il 25/08/2006 alle ore 20.

E così via, continuai per tutta la mattinata.

Arrivò il fatidico giorno, Marco, fin dal primo mattino fu impegnato ad organizzare la festa nei minimi particolari, occupò tutta la sala al piano terra, i tavoli rotondi di legno antico vennero ricoperti completamente con taffettà color prugna e sopra, a losanga, vennero messe le tovaglie di lino color ecrù, la cristalleria di Richard Ginori, il vasellame di porcellana, le posate d’argento perfettamente allineate e in mezzo i tavoli, una composizione floreale di cestini di violette mentre in un angolo del giardino, fu allestito l’angolo bar per l’aperitivo.
Sandro si mise al pianoforte, aggiustò il microfono, controllò l’impianto stereofonico e incominciò a provare le canzoni del suo repertorio, poi si spostò in giardino dove gli operai stavano montando il palcoscenico.
Pareva che fosse tutto a posto.
Sandro si accorse della mia presenza e non sospettò nulla; c’erano altre persone del Cierrebi che andavano e venivano.
Quella mattina volevo essere nei sotterranei del Cierrebi con Arnold ma all’ultimo momento mi aveva avvisato che dovevo rimanere fuori da questa storia.
Mi disse:
<< Fai conto che io e te non ci siamo mai conosciuti! >>
Ci rimasi malissimo ma capii il perché:
Non voleva coinvolgermi in un caso di spionaggio internazionale.

Marco si mise all’ingresso a ritirare gli inviti, era vestito elegantemente, gli feci la radiografia di quello che indossava, praticamente aveva addosso tutto il sottoscala!
Arrivò Rossana che mi ringraziò per l’invito, la presentai ad alcuni amici , già affascinati al suo apparire ma la persi subito di vista.
Gli invitati si recarono al buffet composto da piccola gastronomia al boccone, successivamente i camerieri servirono ai tavoli ravioli burro e salvia, chicche ai funghi e noci dagli aromi dolci, fusilli in salsa di fagiolini e pomodoro, secondi a base di carne con verdure miste, per finire con una gran torta in frutta e panna.
Gli atleti della squadra del Cierrebi, si raccolsero tutti attorno a un tavolo ed i vecchi tennisti li festeggiarono innaffiandoli con champagne e inneggiarono loro con cori goliardici.
Nella confusione intravidi Rossana seduta accanto a un ragazzo, i nostri occhi si incrociarono, mi fece cenno di avvicinarmi e disse:
<< Ti presento il mio fidanzato, Domenico di Matera ! >>
<< Domenico di Matera? Complimenti a tutti e due, fra il diritto di famiglia e il diritto legislativo avete creato una bomba famigliare!>>.
Quando la signora Rosanna saprà di essere chiaroveggente, finalmente si deciderà a vendere quel monolocale!
Si aprirono le danze, un ballerino invitò i presenti ad imitare i suoi passi di danza, si creò ben presto un’atmosfera divertente, dove giovani e vecchi adattavano i loro balli al ritmo della musica, ogni tanto fra un ballo e l’altro, Sandro il lupo componeva al pianoforte una melodia, con una destrezza manuale che non tradiva i suoi trascorsi da ex pugile.
Sulla faccia di Arnold non era stato così leggero però!
Per tutta la sera mi domandai :
<< Chissà se Arnold riuscirà a individuare il codice di sicurezza, se bloccherà la centrale nucleare di Cernobyl, se riuscirà ad uscirne vivo? >>
Si erano già fatte le due di notte, la gente cominciò ad andarsene, non rimase più nessun ospite, io e Marco eravamo all’uscita quando, improvvisamente sentimmo un fischio.
Al piano superiore della villa si scaricò un intero reparto di Polizia.
Marco mi trascinò via.
<< Non chiedermi niente, tanto non ne so nulla e non voglio sapere i “casini” di Carlo! >>
Rimasi esterefatta e non pronunciai parola fino al giorno dopo, quando Marco mi buttò il Resto del Carlino sul divano.
Lessi avidamente ogni pagina alla ricerca di Cernobyl., niente, meno di niente.
<< Leggi sotto! >> disse Marco.
Il trafiletto scritto in grassetto prendeva tutta la prima pagina della cronaca di Bologna:
- Imprenditore Bolognese arrestato per sfruttamento di mano d’opera clandestina, rimpatriati russi e rumeni, trovati alla villa Leona senza documenti >>.
Ero raggiante di felicità!
E poi:
- La villa della marchesa Bevilacqua è stata svaligiata, si sospetta di un guardiano appena assunto e poi scomparso.
<< Ommioddio, Vittorio! >>
Nella mia vita, la gioia e il dolore, sempre a braccetto.
Piansi amare lacrime, con dentro tutta la sconfitta per aver perso un fratello, per sempre.
Tornai tante volte al “muro” del circolo ad aspettare un bianco fantasma di nome Arnold, mi pareva di sentire il toc-toc monotono di palle sgonfie che sbattevano contro il muro, ma Arnold, l’abusivo del Cierrebi non si vide più.
Mi svegliò un suono di campanello.
<< Chi è? >> . Chiesi
<< Posta! Una raccomandata da firmare per Marco de Martino!>>
Proveniva da una società americana di marketing e comunicazione, era una proposta di lavoro.
 

LORENZO TOMMY

Membro Junior
Agente Immobiliare
Ma quale Rocky horror picture show, Jesus Christ Superstar, Tommy o Quadrophenia, Grease o The song remain the same........ha ragione il custode, questa è pop opera rock immobiliar catastrofica allo stato puro. Potremmo accostarla a "2001 odissea nello spazio" o "Blade runner" e, perchè no, ad "Alien" vista la inquietante presenza di Tecno mostri ed un certo pessimismo sulla razza umana sotteso all' opera. Ma l' autore lascia a tutti noi una via di fuga tra l'onirico ed una giusta ribellione contro un "grande tecno fratello" (anche il lettore meno attento avrà sicuramente colto la dotta citazione orwelliana). Non mi dilungherei oltre anche se potrei, commentando umilmente questa Saga, sottolineare la presenza del tema dell' Eterno Ritorno (o ciclicità della vita) e di suggestioni Tolkeniane dove l' eterna lotta tra il bene (noi) ed il male (loro) rivela la caducità dell' essere umano al cospetto della dimensione del Sacro che, per quanto dileggiata ed addirittura osteggiata in questa nostra età decadente (kali juga), riesce sempre a riemergere, rivelando che le" radici profonde non gelano" e che l'Agenti Immobiliari del terzo millennio risorgerà a nuova e gloriosa vita.
In coclusione accostarmi a questa pietra miliare della letteratura, mi ha confortato....non tutto è perduto e finchè avremo Antonello Gandalf LA LOTTA CONTINUA FINO ALLA VITTORIA (immancabile, ovviamente).
Grazie all' autore per averci mostrato LA VIA.
 

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