Quello che fa fede è la documentazione presente in comune (ufficio urbanistica).
In pratica per verificare la legittimità urbanistica del bene va confrontato lo stato attuale dei luoghi, con i vari titoli abilitativi presenti in comune.
Se è tutto a posto, ma c'è una difformità su quanto presente al catasto, basta modificarlo al catasto.
Ma quello che mi domando è questo: da voi i notai non pretendono una relazione tecnico urbanistica redatta da tecnico abilitato? Che fanno vanno loro in casa con metro e disto a misurare le altezze, tutte le pareti, le larghezze delle finestre, le parti condominiali ecc..
Non ho esperienza recente di acquisto di immobili: ma non mi è mai capitato mi sia stata richiesta una relazione tecnico-urbanistica. (Torino e Milano)
Il notaio non mi sembra entri nel merito della compravendita: si limita a prendere atto della volontà del venditore di cedere, e dell'acquirente di comprare, l'immobile nello stato di fatto in cui si trova.
Nemmeno la mancata esistenza dell'abitabilità era, anni fa, motivo di ostacolo alla rogitazione. Altro comportamento potrebbe essere preteso in caso di richiesta/erogazione di un mutuo da parte della banca, ma questo è un problema sollevato dalla banca stessa.
Nei compiti del notaio resta invece la verifica della titolarità della proprietà da parte del venditore e l'eventuale esistenza di ipoteche, con un controllo alla conservatoria dei registri immobiliari e ipotecari: credo che i dati catastali rilevanti siano solo quelli identificativi dell'immobile (Fg, Partocella, Subalterno). La consistenza catastale ha solo fini fiscali verso l'erario o per tributi vari. Per quanto concerne l'impegno verso l'acquirente conta quanto indicato sul rogito.