Cari membri del forum,
Mi trovo qui a cercare consigli per una situazione un po' complessa legata all'acquisto di una casa bifamiliare in Emilia Romagna, un progetto che sto portando avanti insieme a mia sorella. La nostra origine meridionale e la scelta di vivere nel nord per questioni personali hanno portato a questa decisione importante per la nostra famiglia.
Ecco un sommario dettagliato della nostra situazione economica: dopo aver venduto il mio appartamento, mi ritrovo con un reddito annuo lordo di 40.000€, a cui si aggiungono 440€ mensili di assegno unico. Mia moglie, nonostante la precarietà lavorativa, ha garantito un contributo extra di circa 8.000€ annui negli ultimi 5 anni. Abbiamo due figli, di 6 e 11 anni, e stiamo ammortizzando un prestito per l'auto di 260€ mensili per i prossimi cinque anni. Mia sorella, con un reddito lordo annuo di 28.000€, integra con circa 300€ mensili da un secondo impiego a chiamata e percepisce anch'essa l'assegno unico di 440€, oltre a 300€ di affitto da una proprietà nel Sud, su cui però paga un mutuo di 500€ al mese.
Avevamo valutato con la banca, presso cui ero cliente per un precedente mutuo, la fattibilità di accendere un nuovo mutuo all'80% sul valore dell'immobile desiderato, di 256.000€. Il piano sarebbe coprire ciascuno la propria quota del 50% del valore, con rate mensili previste attorno ai 400€ per i prossimi 30 anni.
Nonostante inizialmente tutto sembrasse procedere per il meglio, anche con la perizia già superata, si sono presentate alcune complicazioni tecniche relative alla fusione e pertinenze dell'immobile, ora apparentemente risolte. Tuttavia, la banca ha introdotto la richiesta di garanzie reciproche e documenti che attestino l'effettivo percepire dell'affitto da parte di mia sorella.
La situazione si è complicata ulteriormente con un cambio alla direzione della nostra pratica: il direttore, da sempre proattivo e trasparente, è assente da mesi, lasciando il posto a un vice direttore che appare meno informato e attende risposte dall'ufficio istruttore prima di procedere.
Questa incertezza mi preoccupa: è un segnale che i nostri redditi combinati potrebbero non essere sufficienti o è semplicemente una normale procedura burocratica? Accoglierei con gratitudine ogni consiglio o esperienza simile che poteste condividere.
Grazie per il supporto e l'attenzione.
Mi trovo qui a cercare consigli per una situazione un po' complessa legata all'acquisto di una casa bifamiliare in Emilia Romagna, un progetto che sto portando avanti insieme a mia sorella. La nostra origine meridionale e la scelta di vivere nel nord per questioni personali hanno portato a questa decisione importante per la nostra famiglia.
Ecco un sommario dettagliato della nostra situazione economica: dopo aver venduto il mio appartamento, mi ritrovo con un reddito annuo lordo di 40.000€, a cui si aggiungono 440€ mensili di assegno unico. Mia moglie, nonostante la precarietà lavorativa, ha garantito un contributo extra di circa 8.000€ annui negli ultimi 5 anni. Abbiamo due figli, di 6 e 11 anni, e stiamo ammortizzando un prestito per l'auto di 260€ mensili per i prossimi cinque anni. Mia sorella, con un reddito lordo annuo di 28.000€, integra con circa 300€ mensili da un secondo impiego a chiamata e percepisce anch'essa l'assegno unico di 440€, oltre a 300€ di affitto da una proprietà nel Sud, su cui però paga un mutuo di 500€ al mese.
Avevamo valutato con la banca, presso cui ero cliente per un precedente mutuo, la fattibilità di accendere un nuovo mutuo all'80% sul valore dell'immobile desiderato, di 256.000€. Il piano sarebbe coprire ciascuno la propria quota del 50% del valore, con rate mensili previste attorno ai 400€ per i prossimi 30 anni.
Nonostante inizialmente tutto sembrasse procedere per il meglio, anche con la perizia già superata, si sono presentate alcune complicazioni tecniche relative alla fusione e pertinenze dell'immobile, ora apparentemente risolte. Tuttavia, la banca ha introdotto la richiesta di garanzie reciproche e documenti che attestino l'effettivo percepire dell'affitto da parte di mia sorella.
La situazione si è complicata ulteriormente con un cambio alla direzione della nostra pratica: il direttore, da sempre proattivo e trasparente, è assente da mesi, lasciando il posto a un vice direttore che appare meno informato e attende risposte dall'ufficio istruttore prima di procedere.
Questa incertezza mi preoccupa: è un segnale che i nostri redditi combinati potrebbero non essere sufficienti o è semplicemente una normale procedura burocratica? Accoglierei con gratitudine ogni consiglio o esperienza simile che poteste condividere.
Grazie per il supporto e l'attenzione.