Avete mai avuto la sventura di frequentare qualche ufficio dell'Agenzia delle Entrate? Vi è mai capitato di confrontarvi non dico con dirigenti, ma con collaboratori scelti da altri? Come vi comportate di fronte a contestazioni che spesso esistono solo nella mente dei timbracarte? Le contestate? Rimanete a capo chino? Ingaggiate un duello fiscale all'ultimo sangue? Perchè quando si incontra una controparte pubblica si viene trattati quasi sempre come nemici, si viene guardati con sospetto, come gente di malaffare?
Mi è arrivata da pagare una sanzione per una presunta mancata proroga. Aridaje. Peccato che io la PEC della proroga gliela avessi spedita nei termini. Sono loro che se la sono persa, come poi è emerso.
Apro quella porta con circospezione, e subito mi colpisce quell'odore di tasse che mi dà l'ansia da quando sono diventato un "soggetto passivo di imposta". Mi addentro in territorio ostile. Me ne accorgo perchè vengo subito bloccato dal buttafuori, anche se lo chiamano front-office. "Cosa vuole? "Giustizia.". Dopo avermi legato mani e piedi, è intercorso un vivace contradditorio col digente, un vorticare di telefonate seguito da una raffica di verifiche interne, compreso il vaticinio del Divino Otelma. Lo spettro di essere consegnato al carnefice del Fisco ha cominciato a farsi strada nella mia mente.
Dopo aver depositato un campione d'urina e la provvidenziale ricevuta della PEC, alla fine mi hanno lasciato andare. La tipa, allargando le braccia, con un ampio gesto, ha detto: "Cose che capitano". No. Cose che non devono capitare. Perchè se sbaglio di una virgola, voi mi mazziate senza pietà, se sbagliate voi "Sono cose che capitano". Insomma, un'altra mattinata persa. Nella testa degli interlocutori delle Entrate, i contribuenti sono sicuramente tutti perdigiorno, gente che bighellona per la città, con le mani in tasca, senza fare nulla.
Da un lato mastico amaro, come qualsiasi altro cittadino, ma dall'altro sorrido dentro di me. Coraggio, fate outing. Liberatevi. Raccontate a briglia sciolta le esperienze tragiche e comiche che vi sono capitate con la pubblica amministrazione. In prosa, o, se preferite, in poesia.
Mi è arrivata da pagare una sanzione per una presunta mancata proroga. Aridaje. Peccato che io la PEC della proroga gliela avessi spedita nei termini. Sono loro che se la sono persa, come poi è emerso.
Apro quella porta con circospezione, e subito mi colpisce quell'odore di tasse che mi dà l'ansia da quando sono diventato un "soggetto passivo di imposta". Mi addentro in territorio ostile. Me ne accorgo perchè vengo subito bloccato dal buttafuori, anche se lo chiamano front-office. "Cosa vuole? "Giustizia.". Dopo avermi legato mani e piedi, è intercorso un vivace contradditorio col digente, un vorticare di telefonate seguito da una raffica di verifiche interne, compreso il vaticinio del Divino Otelma. Lo spettro di essere consegnato al carnefice del Fisco ha cominciato a farsi strada nella mia mente.
Dopo aver depositato un campione d'urina e la provvidenziale ricevuta della PEC, alla fine mi hanno lasciato andare. La tipa, allargando le braccia, con un ampio gesto, ha detto: "Cose che capitano". No. Cose che non devono capitare. Perchè se sbaglio di una virgola, voi mi mazziate senza pietà, se sbagliate voi "Sono cose che capitano". Insomma, un'altra mattinata persa. Nella testa degli interlocutori delle Entrate, i contribuenti sono sicuramente tutti perdigiorno, gente che bighellona per la città, con le mani in tasca, senza fare nulla.
Da un lato mastico amaro, come qualsiasi altro cittadino, ma dall'altro sorrido dentro di me. Coraggio, fate outing. Liberatevi. Raccontate a briglia sciolta le esperienze tragiche e comiche che vi sono capitate con la pubblica amministrazione. In prosa, o, se preferite, in poesia.