Il termin “imprenditore”esprime un concetto economico prima ancora chegiuridico.L’imprenditore è, infatti,colui che sipone - nell’ambito del sistemaeconomico –come intermediario tracoloro cheoffronocapitali e lavoro dauna parte e coloro cherichiedono ilprodotto finitodall’altra.Egli sicolloca, insomma,comeun intermediario che combinatra loro e trasformalematerie primepercrearenuova ricchezza
ma allora dovrebbero essere iscritti alla sezione mediatori merceologici
Da ciò gli deriva un“rischio d’impresa”, il rischio, cioè, di non riuscire acoprire i costi relativi ai fattoriproduttivi impiegati con i ricavi derivanti dai beni eservizi prodotti.
questo vale anche per un AI, un avvocato, ecc.
La mia opinione è che la nostra situazione sia border line, ma molto più spinta verso l'attività professionale che imprenditoriale, e l'ho sempre pensato, ma la legge non è d'accordo. E oggi, secondo me, a ragione, perchè ai professionisti sono richiesti requisiti che a noi invece non sono richiesti, e responsabilità che noi non abbiamo. La nostra figura è nata nell'89 quando non c'era internet e un ufficio che stampava locandine pubblicitarie all'esterno di un locale e organizzava incroci tra domanda ed offerta era considerata un'attività economica. Oggi non è più cosi, non è più sufficiente, ma la legge è rimasta al 1989, e GIUSTAMENTE non possiamo essere considerati profesisonisti che studiano 7 anni e sostengono un esame di stato (geometri a parte, scandaloso, aggiungo e sottolineo).
Il fatto che non si rischia nulla come dice gmp non è vero però, le spese per la struttura e il marketing sono notevoli, del resto, lo sono anche quelle dell'architetto che vuole mantenere uno studio, pertanto dovremmo separare il rischio, che è di tutti gli autonomi, dal concetto di imprenditore.
Chi dice che un imprenditore rischia più di un professionista? Faccio un esempio: architetto che crea uno studio, e in quanto tale, deve presentarsi in un certo modo, e spende 100.000 euro di ristrutturazione e di arredi. Mozzarellaio che produce il bene mozzarella, è un imprenditore vero e proprio occupandosi di trasformazione di materie prime creando un prodotto finito, ma con 20.000 euro di investimenti mette su il suo piccolo caseificio. Chi sta rischiando maggiormente il proprio **** tra i due?
il concetto di rischio d'investimento è relativo ad ogni attività economica, sia essa imprenditoriale o professionale. Quanto, dipende da caso a caso. Anche una persona che spende 100.000 euro per un'istruzione che gli porterà un know how all'interno della propria azienda rischia, prima di firmare il contratto di locazione per la sua sede! Immaginiamo il professionista che ha speso tale somma, oltre altri 150.000 euro di mancato guadagno per i 7 anni di studio che ha dovuto fare. Questi, non ha fatto un investimento in risorse correndo il rischio di non ripagarsi gli strumenti produttivi dei servizi che venderà?
Se parliamo di concetti economici, io sono categorico: per me tutti vendiamo qualcosa, siamo tutti imprenditori di noi stessi. Anche lo stipendiato lo è, perchè si rivende le sue competenze, e se crescono, se le rivenderà ad altri a maggior prezzo. Lo statale idem, ma in regime di monopolio, lo stipendio aumenta per anzianità e non per produzione, e visto che nella migliore delle ipotesi, cioè se dirigente, è un burocrate, non si rivende competenze a nessuno perchè non ne ha
. Pertanto esce un pò fuori dagli schemi del business. L'impresa ha più a che fare con il concetto di organizzazione di beni e strumenti e qui possiamo distinguere imprese e aziende, ma a noi, alla fine checcefrega?
Io la mia idea l'ho espressa, ho aperto due sondaggi, vinti entrambi, ma a parte il pupazzetto speditomi dal mio amico immaginario non hanno avuto altre conseguenze. Quindi me ne frego e mi rimetto alla volontà dei miei colleghi pigroni che preferiscono vedere questo lavoro morto in 15 anni che mettersi davanti ai libri, e della camera di commercio, dell'agenzia delle entrate, e del legislatore, che lavorando dal mercoledi pomeriggio al giovedi mattina, e selezionando accuratamente il proprio personale in base alla competenza "cognome", applicano sempre e solo la nota strategia gestionale "fin quando la barca va lasciala andare"