Vorrei sottoporre agli altri utenti un problema nel quale mi sono trovato e che mi da qualche problemuccio...
Ho trovato, privatamente, un immobile da acquistare per la cifra di €378.000; ho contattato il venditore, ho fatto due visite alla casa, ho fatto una visura catastale ed ho preparato una proposta di vendita che ho consegnato al venditore, dopo che avevamo concordato un prezzo di €370.000 di cui €240.000 da mutuo bancario.
Nel frattempo ho anche chiamato il Notaio di fiducia del venditore ed ho comunicato a lui gli importi in questione (sulla base dei quali mi ha calcolato l'onorario).
Il venditore mi ha detto che avrebbe chiesto la consulenza di "un suo amico" che è l'immobiliare con la quale ha messo in vendita la casa (e con il quale io non ho mai avuto a che fare).
Ieri sera mi telefona il venditore e mi informa che c'è "un problemino": lui ha comprato la casa 3 anni fa facendo figurare in atto di averla pagata €280.000, e non avendo mai preso la residenza è soggetto alla plusvalenza.
Per questo motivo vorrebbe che gli pagassi €90.000 in contanti e che dichiarassimo di fronte al Notaio il prezzo "concordato" di €280.000.
Mi ha chiesto anche di chiamare il suo immobiliare perché mi spiegasse meglio la situazione. Così ho fatto e questo mi ha spiegato il meccanismo della plusvalenza (come se già non lo conoscessi).
A questo punto che posso fare? Se mi rifiuto di dargli i soldi in contanti, questo probabilmente non mi vende la casa (ovviamente la proposta di acquisto non me l'ha ancora firmata perché le cifre che ho messo sono quelle che portano alla cifra completa).
Se io dovessi cedere a questo tipo di "ricatto" in che sanzioni potrei incorrere? Io personalmente non evaderei un cent, visto che pago l'imposta di registro sul valore catastale e non sul dichiarato... Che altri problemi potrei avere?
Avete qualche suggerimento su come chiudere positivamente l'acquisto senza dover parlare di contanti?
Grazie a chi avesse suggerimenti.
Marco
Ho trovato, privatamente, un immobile da acquistare per la cifra di €378.000; ho contattato il venditore, ho fatto due visite alla casa, ho fatto una visura catastale ed ho preparato una proposta di vendita che ho consegnato al venditore, dopo che avevamo concordato un prezzo di €370.000 di cui €240.000 da mutuo bancario.
Nel frattempo ho anche chiamato il Notaio di fiducia del venditore ed ho comunicato a lui gli importi in questione (sulla base dei quali mi ha calcolato l'onorario).
Il venditore mi ha detto che avrebbe chiesto la consulenza di "un suo amico" che è l'immobiliare con la quale ha messo in vendita la casa (e con il quale io non ho mai avuto a che fare).
Ieri sera mi telefona il venditore e mi informa che c'è "un problemino": lui ha comprato la casa 3 anni fa facendo figurare in atto di averla pagata €280.000, e non avendo mai preso la residenza è soggetto alla plusvalenza.
Per questo motivo vorrebbe che gli pagassi €90.000 in contanti e che dichiarassimo di fronte al Notaio il prezzo "concordato" di €280.000.
Mi ha chiesto anche di chiamare il suo immobiliare perché mi spiegasse meglio la situazione. Così ho fatto e questo mi ha spiegato il meccanismo della plusvalenza (come se già non lo conoscessi).
A questo punto che posso fare? Se mi rifiuto di dargli i soldi in contanti, questo probabilmente non mi vende la casa (ovviamente la proposta di acquisto non me l'ha ancora firmata perché le cifre che ho messo sono quelle che portano alla cifra completa).
Se io dovessi cedere a questo tipo di "ricatto" in che sanzioni potrei incorrere? Io personalmente non evaderei un cent, visto che pago l'imposta di registro sul valore catastale e non sul dichiarato... Che altri problemi potrei avere?
Avete qualche suggerimento su come chiudere positivamente l'acquisto senza dover parlare di contanti?
Grazie a chi avesse suggerimenti.
Marco