Buongiorno, si presenta la seguente casistica:
proposta di acquisto standard di un appartamento con la classica dicitura "per come vista e gradita, nello stato di fatto e di diritto in cui si trova" addirittura con foto allegate per inventario su arredi che la proprietaria avrebbe dovuto lasciare, il giorno prima dell'atto il promittente acquirente si presenta con un tecnico a fare dei rilievi e viene constatato che il controsoffitto in cartongesso che la proprietaria aveva realizzato al fine di abbellire l'appartamento abbassa effettivamente l'altezza (sulla maggior parte della superificie) a 2.58 metri, mi viene quindi contestato che non i sono i requisiti per l'agibilità dell'appartamento (di cui è stata fatta richiesta nel 2012 ma che OVVIAMENTE non è stata rilasciata dal comune di Roma e per cui passati 10 anni si va in silenzio assenso), viene oltretutto sollevata la questione che in seguito all'acquisto il futuro proprietario non potrà (secondo lui) fare delle modifiche per le quali va richiesto il permesso al genio civile a causa di questa cosa. L'attuale proprietaria si offre quindi di ripristinare e rifinire di nuovo il soffitto com'era prima, nonostante ciò il promittente acquirente non ne vuole sapere perchè secondo lui così facendo l'appartamento non gli viene venduto per come visto e gradito, chiede pertanto la restituzione della caparra e di poter riformulare una nuova offerta inferiore di €20.000 (su 200.000 di proposta iniziale), inutile dire che la proprietaria si rifiuta di restituire i soldi e ovviamente di calare dei 20.000€, inutile dire che la questione finirà in tribunale anche con me, tra loro per la controversia di cui sopra, io gli farò causa per la provvigione che chiaramente mi spetta ad accettazione proposta, la domanda è... secondo voi come finisce? La mia idea è che è stato tutto studiato a tavolino per cercare di ottenere lo sconto di €20.000 ad accordi presi, io sinceramente ho preso totalmente le parti del venditore perché dall'altra parte percepisco solo cattive intenzioni...
proposta di acquisto standard di un appartamento con la classica dicitura "per come vista e gradita, nello stato di fatto e di diritto in cui si trova" addirittura con foto allegate per inventario su arredi che la proprietaria avrebbe dovuto lasciare, il giorno prima dell'atto il promittente acquirente si presenta con un tecnico a fare dei rilievi e viene constatato che il controsoffitto in cartongesso che la proprietaria aveva realizzato al fine di abbellire l'appartamento abbassa effettivamente l'altezza (sulla maggior parte della superificie) a 2.58 metri, mi viene quindi contestato che non i sono i requisiti per l'agibilità dell'appartamento (di cui è stata fatta richiesta nel 2012 ma che OVVIAMENTE non è stata rilasciata dal comune di Roma e per cui passati 10 anni si va in silenzio assenso), viene oltretutto sollevata la questione che in seguito all'acquisto il futuro proprietario non potrà (secondo lui) fare delle modifiche per le quali va richiesto il permesso al genio civile a causa di questa cosa. L'attuale proprietaria si offre quindi di ripristinare e rifinire di nuovo il soffitto com'era prima, nonostante ciò il promittente acquirente non ne vuole sapere perchè secondo lui così facendo l'appartamento non gli viene venduto per come visto e gradito, chiede pertanto la restituzione della caparra e di poter riformulare una nuova offerta inferiore di €20.000 (su 200.000 di proposta iniziale), inutile dire che la proprietaria si rifiuta di restituire i soldi e ovviamente di calare dei 20.000€, inutile dire che la questione finirà in tribunale anche con me, tra loro per la controversia di cui sopra, io gli farò causa per la provvigione che chiaramente mi spetta ad accettazione proposta, la domanda è... secondo voi come finisce? La mia idea è che è stato tutto studiato a tavolino per cercare di ottenere lo sconto di €20.000 ad accordi presi, io sinceramente ho preso totalmente le parti del venditore perché dall'altra parte percepisco solo cattive intenzioni...