Re: Quale beneficio a iscriversi a una associazione di categoria
Il PP è un volontario come tutti gli associati; non guadagna nulla a fare il PP o il PR ma mette a disposizione tempo, risorse e intelligenza. Senza associazione non si va da nessuna parte nella difesa della professione
Sono d'accordo su quello che state scrivendo ma vorrei precisare pur non avendo esperienza associativa particolare, che a fronte di un grande impegno non retribuito (credo) si ha come presidente provinciale/regionale un ritorno d'immagine che nella propria città non è di certo trascurabile e che indirettamente accresce la propria visibilità in modo consistente e quindi genera guadagni.
Guadagni più che legittimi se si copre bene il proprio ruolo, ma è ipocrita dichiarare che si fa (solo) per la gloria. Sarebbe diverso se i presidenti provinciali/regionali restassero anonimi, il che sarebbe impossibile per questioni di incarico politico e rappresentanza.
Diciamo quindi la verità:
Coprire una carica associativa è un lavoro enorme e spesso ingrato, non retribuito (credo) ma certamente gratificante sia sotto il profilo professionale che economico indiretto. Il che personalmente non mi scandalizza, anzi
ritengo corretto che se qualcuno si prodiga per la categoria è giusto che raccolga il frutto del suo impegno senza andare a gravare sulle quote associative (e questo in effetti non avviene).
Ho fatto questa premessa per arrivare a un punto:
Talvolta questo bagno di popolarità acceca i vari responsabili provinciali/regionali che colgono in questa espansione di contatti e opportunità una nuova frontiera professionale e "corrono" per assumere posizioni di rilievo maggiori "dimenticandosi" della missione base: Tutelare gli associati e fare del proprio incarico un corretto utilizzo.
Il poltronismo (perdonatemi il termine poco simpatico) ha affossato imprese ben più grandi e solide delle associazioni di agenti immobiliari. Ed è forse il vero pericolo di dispersione della mission fondamentale. Forse questo è uno degli aspetti ove gli organismi nazionali dovrebbero vigilare con più attenzione.
Spesso si legge (detto da voi dirigenti)
la sede provinciale/regionale non funziona bene o cose del genere.
Mi sembra intellettualmente corretto riflettere sugli asincronismi che esistono o si generano col tempo tra la mission nazionale e quelle locali e che sia responsabilità diretta ed esclusiva delle sedi nazionali se una sede locale non fa ciò che dovrebbe.
Sulla rappresentanza politica la questione è nettamente più complessa. Basta andare a scovare le lotte intraprese dal CNEL in questi 50 anni post bellici per rendersi conto che se non si è in centinaia di migliaia farsi ascoltare dalle classi dirigenti politiche è almeno difficile se non impossibile.
Personalmente credo che chi critica le associazioni dovrebbe prima di tutto farne parte e poi agevolare i processi di cambiamento.
Credo anche che se
su 100.000 operatori del settore solo 15/20.000 sono iscritti a una delle tre associazioni di categoria, esiste un problema di fondo.
Credibilità, Strategie Operative e Comunicazione sono evidentemente errate. Una sana autocritica e un piano di riforma di questi tre elementi potrebbe avviare una campagna di reclutamento seria e non basata solo sui servizi "utili" alla professione.
Per "seria" intendo fondata su un
dialogo sincero e centrato tra l'associazione e il futuro associato che lo persuada a comprendere quali sono i
veri motivi per cui far parte di un'associazione è fondamentale. E' evidente anche a me che sono un perfetto cretino, che questi motivi non possono riconfluire nella modulistica, nelle convenzioni o in un'assicurazione a basso costo.
g