Redditometro, i 70mila controlli del Fisco
Oggi la circolare dell'Agenzia delle Entrate. Intanto la politica si dissocia da sé stessa
Il redditometro finisce nella polemica politica.
Dopo le parole di Monti (“una bomba ad orologeria”) e la rispostaccia di Tremonti (“Se non gli piace lo cancelli, basta ritirare il decreto”) è il momento del ripensamento per lo strumento che potrebbe rendere complicata la vita di tutti, non solo degli evasori.
Il Corriere intanto spiega quale sarà il computo totale dei controlli:
LEGGI ANCHE: “Il redditometro? Si può cancellare” vai all’articolo
Gli accertamenti sintetici previsti dal Fisco per quest’anno saranno 35 mila e dunque i controlli con il Redditometro potrebbero essere circa 70 mila su una platea di 40 milioni di contribuenti. Non una campagna a tappeto, dunque. Il Fisco non avrebbe intenzione di prendere di mira particolari beni-simbolo, come in passato è avvenuto con le imbarcazioni di lusso o i Suv.
No, le intenzioni sarebbero altre:
Tra gli obiettivi invece c’è quello di far emergere redditi non dichiarati che consentono all’evasore di fruire di agevolazioni di natura sociale, rimediando in questo modo a una doppia ingiustizia. Quando sarà emanato il relativo regolamento, di certo entro fine anno, sotto la lente del Fisco finiranno anche i movimenti finanziari dei contribuenti che verranno trasmessi dagli operatori finanziari.
Come si è già detto solo se il reddito complessivo accertato dal Fisco supererà del 20% quello dichiarato, scatterà la richiesta di chiarimenti, che non è ancora un accertamento (che partirà solo se le spiegazioni del contribuente non avranno convinto).
Il Corriere spiega con questa infografica cosa cambia con spese e verifiche:
In ogni caso le verifiche non scatteranno prima del mese di marzo. In particolare si indirizzeranno per scostamenti superiori alla soglia del 20% rispetto a quanto è considerato fondato. Alessandro Barbera sulla Stampa invece ci ricorda una verità che si tende a dimenticare:
LEGGI ANCHE: Redditometro e bombe a orologeria vai all’articolo
La prima versione dello strumento che a marzo entra in vigore risale al 1973.
Lo vara in piena austerity il quarto governoRumor, subito dopo il sì al primo condono fiscale di massa.
Lo strumento verrà modificato più volte fino al 2010.
È il 31 maggio: la situazione dei conti pubblici è difficile e il governo Berlusconi, dopo molti condoni, prende atto che la lotta all’evasione è diventata una soluzione imprescindibile.
L’articolo 22 del decreto 78 si intitola così: «Aggiornamento dell’accertamento sintetico». Il consiglio dei ministri, su proposta del ministro Tremonti, approva una norma che permette al Fisco di scoprire «gli elementi identificativi della capacità contributiva».
In sostanza, la attrezza di armimoderne contro l’evasione. La risposta alla prima domanda è dunque semplice: il nuovo redditometro – approvato il 4 gennaio di quest’anno dal governoMonti – è in realtà una misura voluta da Berlusconi rimasta inattuata solo perché nel frattempo, a novembre 2011, il suo governo aveva rassegnato le dimissioni.
LEGGI ANCHE: Redditometro, i parametri per chi rischia l’accertamento vai all’articolo
La Stampa fa anche chiarezza sulle modalità di apertura della vertenza con il fisco:
Infine: è possibile che la legge permetta in ogni caso di trattare da evasore e chiamare un contribuente a dimostrare delle spese sostenute di fronte agli ispettori fiscali solo perché non avrebbe rispettato medie alla Trilussa?
Anche in questo caso basta scorrere il decreto Berlusconi- Tremonti: «La determinazione sintetica del reddito è ammessa a condizione che quello accertabile ecceda di almeno un quinto quello dichiarato ».
Per intendersi: l’Agenzia delle Entrate potrà sì applicare medie per stabilire il reddito presunto (ed evaso) del signor Rossi, ma dovrà preventivamente aver accertato che, a fronte di un reddito dichiarato di – ipotizziamo – 100mila euro lordi annui, ne ha spesi 120mila.
A quel punto gli ispettori avranno «l’obbligo» (così recita la legge) di chiamare il soggetto preso di mira per chiedergli conto di quelle spese.
La legge Berlusconi-Tremonti ha stabilito che tutto questo avvenga 35.000 volte l’anno. Sono meno dello 0,1% dei 40 milioni di contribuenti italiani.
16/1/2013
giornalettismo.com Vai all'articolo - SI Sistema Italia
Oggi la circolare dell'Agenzia delle Entrate. Intanto la politica si dissocia da sé stessa
Il redditometro finisce nella polemica politica.
Dopo le parole di Monti (“una bomba ad orologeria”) e la rispostaccia di Tremonti (“Se non gli piace lo cancelli, basta ritirare il decreto”) è il momento del ripensamento per lo strumento che potrebbe rendere complicata la vita di tutti, non solo degli evasori.
Il Corriere intanto spiega quale sarà il computo totale dei controlli:
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Gli accertamenti sintetici previsti dal Fisco per quest’anno saranno 35 mila e dunque i controlli con il Redditometro potrebbero essere circa 70 mila su una platea di 40 milioni di contribuenti. Non una campagna a tappeto, dunque. Il Fisco non avrebbe intenzione di prendere di mira particolari beni-simbolo, come in passato è avvenuto con le imbarcazioni di lusso o i Suv.
No, le intenzioni sarebbero altre:
Tra gli obiettivi invece c’è quello di far emergere redditi non dichiarati che consentono all’evasore di fruire di agevolazioni di natura sociale, rimediando in questo modo a una doppia ingiustizia. Quando sarà emanato il relativo regolamento, di certo entro fine anno, sotto la lente del Fisco finiranno anche i movimenti finanziari dei contribuenti che verranno trasmessi dagli operatori finanziari.
Come si è già detto solo se il reddito complessivo accertato dal Fisco supererà del 20% quello dichiarato, scatterà la richiesta di chiarimenti, che non è ancora un accertamento (che partirà solo se le spiegazioni del contribuente non avranno convinto).
Il Corriere spiega con questa infografica cosa cambia con spese e verifiche:
In ogni caso le verifiche non scatteranno prima del mese di marzo. In particolare si indirizzeranno per scostamenti superiori alla soglia del 20% rispetto a quanto è considerato fondato. Alessandro Barbera sulla Stampa invece ci ricorda una verità che si tende a dimenticare:
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La prima versione dello strumento che a marzo entra in vigore risale al 1973.
Lo vara in piena austerity il quarto governoRumor, subito dopo il sì al primo condono fiscale di massa.
Lo strumento verrà modificato più volte fino al 2010.
È il 31 maggio: la situazione dei conti pubblici è difficile e il governo Berlusconi, dopo molti condoni, prende atto che la lotta all’evasione è diventata una soluzione imprescindibile.
L’articolo 22 del decreto 78 si intitola così: «Aggiornamento dell’accertamento sintetico». Il consiglio dei ministri, su proposta del ministro Tremonti, approva una norma che permette al Fisco di scoprire «gli elementi identificativi della capacità contributiva».
In sostanza, la attrezza di armimoderne contro l’evasione. La risposta alla prima domanda è dunque semplice: il nuovo redditometro – approvato il 4 gennaio di quest’anno dal governoMonti – è in realtà una misura voluta da Berlusconi rimasta inattuata solo perché nel frattempo, a novembre 2011, il suo governo aveva rassegnato le dimissioni.
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La Stampa fa anche chiarezza sulle modalità di apertura della vertenza con il fisco:
Infine: è possibile che la legge permetta in ogni caso di trattare da evasore e chiamare un contribuente a dimostrare delle spese sostenute di fronte agli ispettori fiscali solo perché non avrebbe rispettato medie alla Trilussa?
Anche in questo caso basta scorrere il decreto Berlusconi- Tremonti: «La determinazione sintetica del reddito è ammessa a condizione che quello accertabile ecceda di almeno un quinto quello dichiarato ».
Per intendersi: l’Agenzia delle Entrate potrà sì applicare medie per stabilire il reddito presunto (ed evaso) del signor Rossi, ma dovrà preventivamente aver accertato che, a fronte di un reddito dichiarato di – ipotizziamo – 100mila euro lordi annui, ne ha spesi 120mila.
A quel punto gli ispettori avranno «l’obbligo» (così recita la legge) di chiamare il soggetto preso di mira per chiedergli conto di quelle spese.
La legge Berlusconi-Tremonti ha stabilito che tutto questo avvenga 35.000 volte l’anno. Sono meno dello 0,1% dei 40 milioni di contribuenti italiani.
16/1/2013
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