L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha deciso di dare un nuovo nome alla febbre dai suini che ha contagiato l’uomo, ribattezzandola ‘influenza A (H1N1)’, ecco il significato di questa sigla. In circolazione esistono tre sottotipi del virus che causa l’influenza, denominati A, B e C. La denominazione A, dunque, deriva dal fatto che il tipo di virus che si è diffuso dal maiale all’uomo appartiene a questo sottotipo. Il sottotipo B non si trasmette dagli animali, ma è presente solo tra gli uomini ed è anche abbastanza raro. Il sottotipo C risulta il meno aggressivo causando solo leggeri problemi respiratori. La denominazione H1N1 deriva dal fatto che il virus di tipo A é avvolto da un mantello che ha due proteine caratteristiche chiamate emoagglutinina (H) e neuraminidasi (N). Ognuna di queste proteine, però, ha diversi sottotipi. In particolare, dell’emoagglutinina se ne conoscono 15 e della neuraminidasi nove. Il virus che si sta diffondendo dal Messico presenta nel ‘mantello’ i sottotipi H1 e N1 delle due proteine usate per la classificazione. Anche il virus che circola durante le epidemie stagionali è del tipo H1N1, la differenza sta nel fatto che quello derivato dal maiale fonde in sé una porzione del materiale genetico del virus che colpisce gli uccelli, una porzione del virus che normalmente colpisce l’uomo e due parti del virus dei suini. Questa caratterizzazione così precisa fa sperare per un rapido sviluppo del vaccino.
SINTOMI E PRECAUZIONI
Può presentarsi sia in forma lieve che grave, ma i sintomi dell’influenza A, il virus H1N1, assomigliano a quelli dell’influenza stagionale ‘classica’: febbre, dolori muscolari e articolari, mal di testa, perdita d’appetito, tosse, e in alcuni casi mal di gola, nausea, vomito e diarrea.
E come l’influenza stagionale, avverte il ministero del Welfare sul suo sito, può causare un peggioramento di patologie croniche preesistenti. Sono stati, infatti, segnalati casi di complicazioni gravi (polmonite ed insufficienza respiratoria).
Chi ha contratto l’influenza A sono da considerarsi potenzialmente contagiose già durante il periodo di incubazione prima della manifestazione dei sintomi: un adulto può trasmettere il virus da un giorno prima dell’inizio dei sintomi per tre-sette giorni dall’inizio di questi. I bambini, in particolare quelli più piccoli, possono potenzialmente diffondere il virus per periodi più lunghi.
Ci sono poi alcune semplici indicazioni che possono aiutare a prevenire l’insorgere dell’influenza A: per esempio, coprire con un fazzoletto, meglio se di carta, naso e bocca quando si starnutisce e gettare il fazzoletto o lavarlo, lavare spesso le mani con acqua e sapone soprattutto dopo aver tossito o starnutito o dopo aver frequentato luoghi e mezzi pubblici, evitare di toccare occhi, naso e bocca con mani non pulite. I pazienti sono sempre tenuti a informare il medico di un viaggio all’estero negli ultimi sette giorni dall’insorgenza della malattia, anche se ormai il sospetto di influenza A deve essere preso in considerazione anche in assenza di viaggi all’estero.