Credit Suisse: l'Italia non è poi così “a rischio”come si dice.
E lo spettro default non è reale (pare).
Ultimo dei Grandi della Ue, primo dei PIIGS, l’Italia è da mesi additata come paese a rischio, il cui crollo potrebbe distruggere l’euro. Che il suo debito pubblico sia il 3°al mondo, lo sappiamo. Sappiamo anche che questa montagna è una zavorra che blocca la famosa “crescita”, in un circolo vizioso in atto da tempo. E aggiungiamo che questo governo probabilmente non è il più adatto a curare i nostri mali. E però, l’accanimento estivo contro il nostro paese da parte dei “Mercati” è giustificato? Siamo davvero l’anello più debole dell’eurozona dopo la Grecia, addirittura a rischio di un default?Il dubbio viene, guardando il recentissimo rapporto di Credit Suisse, una delle due prime banche svizzere. Ripreso da siti e blog seri e seguiti, come Businessinsider.
Nel suo post del 26/9 intitolato “La verità sul livello del debito italiano” Joe Weisenthal esordisce chiedendosi: “Quanto è grave la situazione dell’Italia? “. E risponde: “Il team Global Equity Strategy di Credit Suisse suggerisce di rilassarsi.”
In sintesi (nostri i corsivi):
*L’Italia ha un deficit di bilancio pari a solo il 4.1% del PIL e oggi ha un avanzo primario dello 0.6% del PIL, secondo i dati del FMI (il solo paese europeo in queste condizioni, a parte Svizzera e Norvegia!) .
*La capacità di indebitamento (pubblica e privata) è sotto quel che di norma è in Europa. Ciò in quanto il livello molto alto di debito pubblico (121% del PIL) è compensato da una capactà di indebitamento bassa del settore privato (pari al 125% del PIL – circa la metà di Spagna e Portogallo- perché a differenza della maggior parte dei paesi periferici l’Italia non ha avuto un boom delle case o del credito privato (leggi: i cittadini non si sono indebitati troppo con mutui, carte di credito e altri prestiti). Il totale dei due debiti nell’economia è pari al 260% del PIL (a confronto del 260% nell’area euro e al 280% in Gran Bretagna).
*La quantità di debito verso l’estero rappresenta solo il 21% del PIL (mentre di norma in Europa e vicino al 100% del PIL). Ciò è fondamentale perché significa che nello scenario peggiore, una rottura disordinata dell’euro, l’Italia non avrebbe bisogno di fare default. Una svalutazione della moneta del 50% lascerebbe ancora il debito verso l’estero al circa il 40% del PIL, una livello gestibile secondo noi.
*La Banca Centrale italiana prende a prestito dalla BCE solo il 5% del PIL (per la Grecia è il 45% del PIL) mentre il rapporto fra prestiti e depositi (i soldi dati in prestito e quelli versati in deposito nelle banche), intorno al 100%, è più basso che altrove.
* La mancanza di competitività e la bassa crescita rappresentano un problema. Ma un deficit delle partite correnti del 3.9% del PIL, la perdita di competitività appare inferiore che in Grecia e Portogallo (dove il deficit delle partite correnti è del 9.6% e dell’8.9% del PIL).
* Il debito sovrano dell’Italia ha una scadenza media di 7.2 anni e inoltre circa la metà di esso è in mano a investitori nazionali (entrambi i dati sono più alti che altrove). Ciò significa che ogni 1% di aumento dei tassi di interesse sui bond italiani dopo un anno accrescono solo dello 0.4% i costi di finanziamento dello Stato, secondo il ministro delle Finanze italiano (le cui cifre vengono evidentemente prese per buone).
*Infine, l’Italia ha deciso di prendere alcune misure fiscali con un pacchetto di austerità di 60 miliardi di euro, (il 3.8% del PIL) tra il 2011 e il 2014 (sebbene, come negli Usa, il percorso appaia un azzardo).
DOMANDE : E se fosse davvero così? Se Tremonti avesse ragione ad affermare che l’Italia (o quanto meno i suoi conti) all’estero è vista meglio che in patria? Ma allora perché tanto accanimento, perché l’allarme rosso sul paese? Solo perché siamo considerati – probabilmente a ragione - un paese politicamente debole, incapace di farsi valere, e infatti continuamente scavalcato? O perché l’attuale governo è, non da oggi, malvisto dai mercati a prescindere? Oppure la drammatizzazione del caso Italia alimenta pressioni sull’euro e costringe tutti i paesi a misure di austerità e rilancio (comunque) necessarie?
Magari come cittadini avremmo il diritto di saperne di più, al di là delle polemiche politiche.
E lo spettro default non è reale (pare).
Ultimo dei Grandi della Ue, primo dei PIIGS, l’Italia è da mesi additata come paese a rischio, il cui crollo potrebbe distruggere l’euro. Che il suo debito pubblico sia il 3°al mondo, lo sappiamo. Sappiamo anche che questa montagna è una zavorra che blocca la famosa “crescita”, in un circolo vizioso in atto da tempo. E aggiungiamo che questo governo probabilmente non è il più adatto a curare i nostri mali. E però, l’accanimento estivo contro il nostro paese da parte dei “Mercati” è giustificato? Siamo davvero l’anello più debole dell’eurozona dopo la Grecia, addirittura a rischio di un default?Il dubbio viene, guardando il recentissimo rapporto di Credit Suisse, una delle due prime banche svizzere. Ripreso da siti e blog seri e seguiti, come Businessinsider.
Nel suo post del 26/9 intitolato “La verità sul livello del debito italiano” Joe Weisenthal esordisce chiedendosi: “Quanto è grave la situazione dell’Italia? “. E risponde: “Il team Global Equity Strategy di Credit Suisse suggerisce di rilassarsi.”
In sintesi (nostri i corsivi):
*L’Italia ha un deficit di bilancio pari a solo il 4.1% del PIL e oggi ha un avanzo primario dello 0.6% del PIL, secondo i dati del FMI (il solo paese europeo in queste condizioni, a parte Svizzera e Norvegia!) .
*La capacità di indebitamento (pubblica e privata) è sotto quel che di norma è in Europa. Ciò in quanto il livello molto alto di debito pubblico (121% del PIL) è compensato da una capactà di indebitamento bassa del settore privato (pari al 125% del PIL – circa la metà di Spagna e Portogallo- perché a differenza della maggior parte dei paesi periferici l’Italia non ha avuto un boom delle case o del credito privato (leggi: i cittadini non si sono indebitati troppo con mutui, carte di credito e altri prestiti). Il totale dei due debiti nell’economia è pari al 260% del PIL (a confronto del 260% nell’area euro e al 280% in Gran Bretagna).
*La quantità di debito verso l’estero rappresenta solo il 21% del PIL (mentre di norma in Europa e vicino al 100% del PIL). Ciò è fondamentale perché significa che nello scenario peggiore, una rottura disordinata dell’euro, l’Italia non avrebbe bisogno di fare default. Una svalutazione della moneta del 50% lascerebbe ancora il debito verso l’estero al circa il 40% del PIL, una livello gestibile secondo noi.
*La Banca Centrale italiana prende a prestito dalla BCE solo il 5% del PIL (per la Grecia è il 45% del PIL) mentre il rapporto fra prestiti e depositi (i soldi dati in prestito e quelli versati in deposito nelle banche), intorno al 100%, è più basso che altrove.
* La mancanza di competitività e la bassa crescita rappresentano un problema. Ma un deficit delle partite correnti del 3.9% del PIL, la perdita di competitività appare inferiore che in Grecia e Portogallo (dove il deficit delle partite correnti è del 9.6% e dell’8.9% del PIL).
* Il debito sovrano dell’Italia ha una scadenza media di 7.2 anni e inoltre circa la metà di esso è in mano a investitori nazionali (entrambi i dati sono più alti che altrove). Ciò significa che ogni 1% di aumento dei tassi di interesse sui bond italiani dopo un anno accrescono solo dello 0.4% i costi di finanziamento dello Stato, secondo il ministro delle Finanze italiano (le cui cifre vengono evidentemente prese per buone).
*Infine, l’Italia ha deciso di prendere alcune misure fiscali con un pacchetto di austerità di 60 miliardi di euro, (il 3.8% del PIL) tra il 2011 e il 2014 (sebbene, come negli Usa, il percorso appaia un azzardo).
DOMANDE : E se fosse davvero così? Se Tremonti avesse ragione ad affermare che l’Italia (o quanto meno i suoi conti) all’estero è vista meglio che in patria? Ma allora perché tanto accanimento, perché l’allarme rosso sul paese? Solo perché siamo considerati – probabilmente a ragione - un paese politicamente debole, incapace di farsi valere, e infatti continuamente scavalcato? O perché l’attuale governo è, non da oggi, malvisto dai mercati a prescindere? Oppure la drammatizzazione del caso Italia alimenta pressioni sull’euro e costringe tutti i paesi a misure di austerità e rilancio (comunque) necessarie?
Magari come cittadini avremmo il diritto di saperne di più, al di là delle polemiche politiche.