Quello che
@ab.qualcosa sta cercando di spiegare è molto semplice: quando un agente immobiliare prende in vendita una casa di edilizia convenzionata si rivolge al notaio per domandare il da farsi.
Io, personalmente, ho seguito un corso tenuto da un notaio di Bologna sull'argomento il quale affermava che, in presenza di edilizia convenzionata, all'agente immobiliare deve "accendersi una lampadina" e si deve rivolgere al notaio per verificare il da farsi.
Anche perchè, va ricordato, se la convenzione non è standard, le pattuizioni più restrittive della norma risultano comunque valide ed è quindi necessario che un esperito di diritto si possa cimentare nell'analisi di quel documento.
Il compito dell'agente immobiliare non è quindi quello di valutare i contenuti della convenzione ma di comprendere la delicatezza della pratica rivolgendosi ad un professionista più specializzato: il notaio
Se il notaio ritiene di poter stipulare a prezzo di mercato cosa dovrebbe fare l'agente immobiliare?
Detto ciò, faccio presente a
@Rick71 che quando dice ad un venditore che sarebbe possibile imporre la vendita al prezzo di convenzione contraddice se stesso nel momento in cui sostiene che l'agenzia risulti obbligata a restituire le provvigioni in quanto il contratto preliminare non sarebbe più valido in seguito agli effetti della sentenza.
O il contratto è nullo, o il contratto è comunque concluso ma sono nulle alcune delle clausole in esso contenute. Ora, per quella che è la mia formazione, certamente insignificante rispetto a quella dell'avvocato interpellato (al quale comunque consiglio di consultare le numerose altre sentenze della cassazione al riguardo), io propendo per la seconda delle ipotesi: il contratto è concluso pur essendo nulle alcune delle clausole in esso contenute. In virtù di ciò, la restituzione della mediazione è opportuna per una questione morale ma non obbligatoria dal punto di vista legale.
Esterno un parere che è personale. Lo ribadisco.
Spendo infine una parola sull'edilizia pubblica in generale.
Partendo dal presupposto che probabilmente a Roma servirebbe una sorta di "condono" con una finestra temporale molto stretta che permetta di rogitare almeno la maggior parte delle pratiche incagliate...
Partendo da questa premessa, mi auguro che l'edilizia pubblica, in futuro, assolva al suo compito principale.
Parlare di edilizia residenziale pubblica significa parlare di un'edilizia che riceve agevolazioni economiche e come tale spalma sulla collettività un onere che dovrebbe corrispondere ad un aiuto per le famiglie interessate ad acquistare una casa ma caratterizzate da una minore disponibilità economica.
L'obbiettivo sarebbe quindi quello di
immettere sul mercato alloggi a prezzo calmierato rivolti a determinate categorie di acquirenti impossibilitati ad acquistare un alloggio al prezzo di mercato.
Tutte le politiche rivolte ad accorciare la durata di una convenzione per rendere più facilmente alienabili questi immobili sono contrarie ai principi posti alla base della loro commercializzazione, salvo quelle che siano in grado di recuperare l'onere a suo tempo posto sulle spalle dell'intera collettività.