antari

Membro Attivo
Privato Cittadino
io la so così, il vincolo è sull'immobile, non è legato al proprietario di turno. Attenzione però se paghi solo l'affrancamento hai tolto il vincolo di dover vendere a prezzo calmierato, ma sei sempre su un terreno del comune e se non hai comprato anche la trasformazione del diritto di superficie in piena proprietà, sei sempre soggetto ancora a tutte le eventuali varianti normative future sull'argomento.
ma l'affrancamento dovrebbe essere un acconto sulla trasformazione , ma mi sembra di aver capito che a Roma non è cosi' , e allora quante volte bisogna pagare? e se uno paga sia la trasformazione sia l'affrancamento poi sarà costretto a fare causa al comune ? ho visto che in altri comuni calcolano l'affrancamento come un acconto sulla trasformazione , perché a Roma non è cosi' ?
 

giannelmo

Membro Attivo
Professionista
ma l'affrancamento dovrebbe essere un acconto sulla trasformazione , ma mi sembra di aver capito che a Roma non è cosi' , e allora quante volte bisogna pagare? e se uno paga sia la trasformazione sia l'affrancamento poi sarà costretto a fare causa al comune ? ho visto che in altri comuni calcolano l'affrancamento come un acconto sulla trasformazione , perché a Roma non è cosi' ?

Succede quando si dà l'incarico di riparare il danno a coloro che il danno lo hanno provocato...
 

giannelmo

Membro Attivo
Professionista
Quella nota ha una storia particolare.
Nasce dal casino di un mio esposto alle assicurazioni dei notai a cui volevano mettere una pezza.
In realtà quella Delibera è molto "sottile" perchè si riferisce agli "schemi attualmente in vigore" e non a tutte le convenzioni stipulate nel tempo dal Comune di Roma.

Tutto abbastanza chiaro e condivisibile, mi pare. Un solo appunto: la lettera pare scritta con una certa superficialità:
- Ultima riga pag. 1 dell'allegato: (ex multis, TAR Lazio 2963/2030)
- Titolo tabella cap. 2 dell'allegato: Legge 865/1951
Almeno si dovrebbe rileggere prima di inviare una comunicazione così importante!
Per il resto aggiungo il mio al ringraziamento degli altri per quello che state facendo e per le preziosissime informazione che condividete sia su questo forum che sul vostro sito.
 

giannelmo

Membro Attivo
Professionista
Anche perché a chiunque chiedi il danno (venditore/notaio) questo di difenderebbe con il nulla osta comunale
Nel mio rogito non è menzionato nessun nulla osta, né tantomeno allegato. Idem nel rogito di colui che ha venduto a me (che ha sua volta ha comprato dall'assegnatario originale dell'alloggio). Io semplicemente a voce chiesi sia all'AI (Gabetti...) che al notaio del vincolo, mi risposero entrambi che non c'era nessun vincolo. Ah, nonostante il notaio lo abbia scelto io, con studio lontanissimo dall'agenzia immobiliare, i due si conoscevano benissimo! Un ulteriore danno: non so voi, io nel 2006 ho avuto delle difficoltà a trovare una banca che mi concedesse il mutuo ai tassi di allora (4,8 - 5%), nello studio del notaio molto "opportunamente" c'era anche un broker assicurativo che mi offì varie scelte, tutte con tassi fuori mercato (anche più del 6%), nonostante il finanziamento chiesto fosse solo per circa il 25% del valore stimato dell'immobile (avevo venduto una grande ed elegante casa in centro città, purtroppo non a Roma!). Alla fine un amico imprenditore mi fece parlare con un dirigente della sede centrale di una banca e riuscii a spuntare un prestito al 5,2%.
A proposito: ditemi come definire uno che compra a 115.000 e dopo solo due anni rivende a 280.000. Il prezzo di cessione all'epoca, secondo i parametri indicati nella convenzione, sarebbe stato di 48.000 euro!!! Il valore catastale è di 121.500...
 
A

Andrea Fiocco

Ospite
Risposta tratta da IL SOLE 24 ORE.

Per tutti coloro che hanno presentato domande per la rimozione dei vincoli

( Il caso in questione non è il nostro, comunque l'Amministrazione Comunale ha l'obbligo di fornire una risposta entro 30 giorni)

L'ENTE HA 30 GIORNI PER RISPONDERE ALL'ISTANZA

Il proprietario di un edificio ha presentato al Comune una istanza, chiedendo la monetizzazione degli standard per un parcheggio antistante l'edificio stesso. Il Comune non ha fornito alcuna risposta.Si chiede se l'ente ha l'obbligo di fornire una risposta, in senso positivo o negativo, e quali sono gli eventuali termini, nonché le eventuali conseguenze in caso di silenzio.

Secondo quanto disposto dall’articolo 2 della legge 241/1990, e nel caso in cui il Comune non abbia previsto tempi diversi per la risposta all’istanza in oggetto all’interno di disposizioni di carattere regolamentare, il procedimento deve concludersi nel termine di trenta giorni dalla presentazione della domanda. Ove ciò non accada, ci si potrà rivolgere al soggetto eventualmente indicato dall’ente locale quale detentore del potere sostitutivo di fornire la risposta all’istanza, a norma dell’articolo 2, commi 9- bis e 9-ter, della legge 241/1990, oppure si potrà adire direttamente il Tribunale amministrativo regionale territorialmente competente, chiedendo che sia la suddetta autorità giudiziaria, nei tempi e nei modi previsti dagli articoli 31 e 117 del Dlgs 104/2010, a ordinare all’amministrazione di esprimersi in merito all’istanza avanzata dal privato.

Quesito con risposta a cura di
Massimo Sanguini
09-05-2016
 
A

Andrea Fiocco

Ospite
Articolo tratto da IL SOLE 24 ORE

Roma, Piani di zona senza urbanizzazioni. L'Acer: usare i ricavi delle affrancazioni delle case pubbliche
Massimo Frontera IL SOLE 24 ORE

Con 80 milioni possibile completare le urbanizzazioni in 20 Piani di zona nella Capitale


Le Olimpiadi del 2024 animano la campagna elettorale romana del ballottaggio. E c'è invece una realtà più vicina e diffusa sul territorio della Capitale che non riceve l'attenzione dovuta. Tra i molti programmi di intervento urbanistico, ce ne sono alcuni rimasti nel guado. Sono i piani di Zona, nati per realizzare complessi di alloggi residenziali nelle cosiddette aree Peep.
Lo stato di questi programmi è variamente assortito, con edifici realizzati o in corso di realizzazione; ma soprattutto con uan carenza cronica di urbanizzazioni primarie e secondarie. Non è una novità. Oggi non si possono realizzare alloggi senza prima completare le urbanizzazioni primarie, ma in passato la prassi era quella opposta: prima le case, poi il resto, più o meno con comodo. E sempre che ci fossero i soldi.

«Il problema è proprio che non ci sono i soldi, ma questo è noto a tutti - dice Edoardo Bianchi, presidente dei costruttori romani dell'Acer e vicepresidente dell'Ance -. Abbiamo esaminato in modo approfondito sei piani di zona, evidenziando una generalizzata carenza di circa il 30-40% delle urbanizzazioni previste, primarie e secondarie. E questo perché non sono mai arrivati i soldi pubblici attesi dal Comune di Roma».

Di quanti soldi stiamo parlando? «Per i sei piani di zona che abbiamo analizzato - risponde Bianchi - c'è un deficit di 5 milioni in media per piano». La media nasconde scostamenti anche significativi, a partire dall'area di Pian Saccoccia, che necessita di 8 milioni di euro (sui 16,6 milioni totali, di cui 8,4 a carico dei privati promotori), fino al Piano della Storta, che richiede 3 milioni (sui 13 milioni totali, di cui 10 a carico dei promotori). Gli altri Piani analizzati sono quelli di Colle Fiorito, dove mancano 7 milioni sugli 11 totali, Monte Stallonara (mancano ancora 6 milioni sui 29,5 totali), Torresina (3,5 milioni sui 17,2 milioni totali) e Ponterano (4 milioni su 11,7 totali).
«È dunque necessario - ribadisce il presidente dell'Acer che la nuova amministrazione comunale assuma l'impegno irrinunciabile e improcrastinabile di stanziare in bilancio le opportune risorse». Ma il problema non riguarda solo i sei piani analizzati, bensì tutti i 20 piani di zona avviati da anni ma senza che siano state completate - sempre per mancanza di risorse - le urbanizzazioni primari e secondarie.

«Stimiamo che complessivamente - aggiunge Bianchi - servano tra gli 80 e i 100 milioni di euro per risolvere il problema». Da qui la proposta, che oltre all'Acer vede uno schieramento trasversale che include Confcooperative, Lega delle cooperative, Federlazio e comitati di quartiere. In prima fila tra gli operatori pubblici c'è il XIV municipio. Della proposta sono stati inoltre informati la regione Lazio (dalla quale si attende una quota di risorse), il Comune di Roma e il ministero delle Infrastrutture.

Ed ecco la proposta. «Servirebbe uno stanziamento straordinario dell'amministrazione capitolina e anche della Regione Lazio - premette Bianchi per completare tutte le urbanizzazioni primarie e secondarie. Un'idea è quella di utilizzare i ricavi che arriveranno dalle affrancazioni». Il riferimento è alla possibilità - che per il territorio romano è stata resa operativa solo recentemente, grazie alla delibera n.40 del 6 maggio firmata dal prefetto Tronca - di vendere l'alloggio realizzato con contributi pubblici a un prezzo di libero mercato, versando però una quota al Comune di Roma. «Nella Capitale ci sono moltissime aree interessate da questa situazione e le vendite di questi alloggi sono bloccate da molti mesi proprio a causa della mancanza di un atto che regolamentasse l'affrancazione. Ora invece nelle casse della Capitale entrerà un flusso di risorse che potrebbe essere indirizzato, creando un apposito capitolo di bilancio, alle urbanizzazioni nei piani di zona. Quello che vorremmo evitare è destinare queste risorse alla spesa corrente».
 

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