Articolo tratto da IL SOLE 24 ORE
Roma, Piani di zona senza urbanizzazioni. L'Acer: usare i ricavi delle affrancazioni delle case pubbliche
Massimo Frontera IL SOLE 24 ORE
Con 80 milioni possibile completare le urbanizzazioni in 20 Piani di zona nella Capitale
Le Olimpiadi del 2024 animano la campagna elettorale romana del ballottaggio. E c'è invece una realtà più vicina e diffusa sul territorio della Capitale che non riceve l'attenzione dovuta. Tra i molti programmi di intervento urbanistico, ce ne sono alcuni rimasti nel guado. Sono i piani di Zona, nati per realizzare complessi di alloggi residenziali nelle cosiddette aree Peep.
Lo stato di questi programmi è variamente assortito, con edifici realizzati o in corso di realizzazione; ma soprattutto con uan carenza cronica di urbanizzazioni primarie e secondarie. Non è una novità. Oggi non si possono realizzare alloggi senza prima completare le urbanizzazioni primarie, ma in passato la prassi era quella opposta: prima le case, poi il resto, più o meno con comodo. E sempre che ci fossero i soldi.
«Il problema è proprio che non ci sono i soldi, ma questo è noto a tutti - dice Edoardo Bianchi, presidente dei costruttori romani dell'Acer e vicepresidente dell'Ance -. Abbiamo esaminato in modo approfondito sei piani di zona, evidenziando una generalizzata carenza di circa il 30-40% delle urbanizzazioni previste, primarie e secondarie. E questo perché non sono mai arrivati i soldi pubblici attesi dal Comune di Roma».
Di quanti soldi stiamo parlando? «Per i sei piani di zona che abbiamo analizzato - risponde Bianchi - c'è un deficit di 5 milioni in media per piano». La media nasconde scostamenti anche significativi, a partire dall'area di Pian Saccoccia, che necessita di 8 milioni di euro (sui 16,6 milioni totali, di cui 8,4 a carico dei privati promotori), fino al Piano della Storta, che richiede 3 milioni (sui 13 milioni totali, di cui 10 a carico dei promotori). Gli altri Piani analizzati sono quelli di Colle Fiorito, dove mancano 7 milioni sugli 11 totali, Monte Stallonara (mancano ancora 6 milioni sui 29,5 totali), Torresina (3,5 milioni sui 17,2 milioni totali) e Ponterano (4 milioni su 11,7 totali).
«È dunque necessario - ribadisce il presidente dell'Acer che la nuova amministrazione comunale assuma l'impegno irrinunciabile e improcrastinabile di stanziare in bilancio le opportune risorse». Ma il problema non riguarda solo i sei piani analizzati, bensì tutti i 20 piani di zona avviati da anni ma senza che siano state completate - sempre per mancanza di risorse - le urbanizzazioni primari e secondarie.
«Stimiamo che complessivamente - aggiunge Bianchi - servano tra gli 80 e i 100 milioni di euro per risolvere il problema». Da qui la proposta, che oltre all'Acer vede uno schieramento trasversale che include Confcooperative, Lega delle cooperative, Federlazio e comitati di quartiere. In prima fila tra gli operatori pubblici c'è il XIV municipio. Della proposta sono stati inoltre informati la regione Lazio (dalla quale si attende una quota di risorse), il Comune di Roma e il ministero delle Infrastrutture.
Ed ecco la proposta. «Servirebbe uno stanziamento straordinario dell'amministrazione capitolina e anche della Regione Lazio - premette Bianchi per completare tutte le urbanizzazioni primarie e secondarie. Un'idea è quella di utilizzare i ricavi che arriveranno dalle affrancazioni». Il riferimento è alla possibilità - che per il territorio romano è stata resa operativa solo recentemente, grazie alla delibera n.40 del 6 maggio firmata dal prefetto Tronca - di vendere l'alloggio realizzato con contributi pubblici a un prezzo di libero mercato, versando però una quota al Comune di Roma. «Nella Capitale ci sono moltissime aree interessate da questa situazione e le vendite di questi alloggi sono bloccate da molti mesi proprio a causa della mancanza di un atto che regolamentasse l'affrancazione. Ora invece nelle casse della Capitale entrerà un flusso di risorse che potrebbe essere indirizzato, creando un apposito capitolo di bilancio, alle urbanizzazioni nei piani di zona. Quello che vorremmo evitare è destinare queste risorse alla spesa corrente».