Grazie a Salves, che è geom (almeno se ricordo bene: perchè hai cambiato identific?) competente, e grazie a Valeria (ricordo bene il nome?) che oltre che amministratrice è dotta legale. Mi pare che il caso appassioni, gli interventi sostanziosi e ponderati.
Metto un pò di paglia sul fuoco, mentre riepilogo fatti ed ipotesi commentate.
1) visura storica: le argomentazioni ed ipotesi di Salves per spiegare il perchè tecnico della situazione catastale sono ineccepibili. Ma da inerme cittadino aggiungerei qualche mia personale impressione.
a) Quando si sovrappongono molte volture, sia per compravendite, sia per successioni, su beni comuni, anche distinti dalla particella condominiale vera e propria, si assiste oggidì ad una scandalosa imprecisione delle trascrizioni catastali. Potrei produrvi un caso personale dove la somma delle rispettive quote dello stesso terreno è ad esempio di 3000/1000
, e l'elenco degli intestatari è un vero minestrone di dati provenienti da atti simili (medesimi attori) ma per oggetti diversi
(roba da non credere)
2) Approccio notarile: non tutti i notai sono così diligenti da specificare esplicitamente che tra i beni comuni è presente anche un BENE CENSIBILE.
Non voglio entrare nel merito delle possibili conseguenze legali, ma anche qui posso dire dii avere un atto dove la comproprietà dell'ex-alloggio portineria non è evidenziata esplicitazmente.
3) Trascrizione a catasto: nel remoto passato posso credere che l'impiegato catastale, leggendo il rogito di Salves, spulciasse tutte le conseguenze del caso, ed andasse a riportare la variazione anche sui Beni Censibili. Oggi con la procedura DOCFA automatizzata ed in mano ai professionisti (notai, geom, ecc), se non avviene una completa ed esaustiva descrizione della portata del rogito, temo si trasmettano i dati solo dell'unità immobiliare compravenduta. Questo non sarà il comportamento di Salves, ma non metterei la mano sul fuoco per altri.
(anche qui ho un esempio pesonale)
4) Gli stessi venditori, spesso dimenticano di evidenziare al notaio che esistono delle comproprietà distinte dall'oggetto principale, magari acquistate separatamente dagli stessi condomini, come soggetti individuali, per esempio per realizzare un parcheggio: poi gli anni passano, qualcuno si dimentica lo status originario e si da per scontata la appartenenza del parcheggio al condominio come bene comune (censibile?). Anche di questo ho personale esperienza......
OT: voi direte,
ma sei proprio sfigato....: di positivo però, se di positivo si può parlare , c'è che queste varie esperienze mi hanno fatto fare, come si dice, un pò di esperienza: cosa che si va arricchendo ascoltando le vostre più competenti valutazioni.
A parte i casi sopraddetti (che comunque evidenziano solo errori, sempre possibili, e non una prassi da dedurre) rimane invece stranamente incerto un punto che in sostanza premeva all'interlocutore di propit
? Potrebbe subentrare nella sola quota delle parti comuni un estraneo alla comunione, senza l'unanimità dei consensi?
? La propria singola quota comune è cedibile a terzi?
(tra le eventualità ipotizzate, potrebbe l'inquilino pro tempore dell'alloggio es-portineria, acquistare da un condomino che voglia disfarsene, la quota di comunione, diventando così comproprietario e non più inquilino, e diventando di fatto praticamente inamovibile?)
Ora Salves mi pare mi abbia chiarito la sua posizione, che facendo riferimento all'art.1108 c. 3, sostiene occorra l'unanimità dei consensi. E coerentemente ipotizza che eventuali volture siano il riflesso di una cessione del bene condominiale principale
Minucci invece sul punto non torna, pur avendo "dedotto" inizialmente il contrario.
Io ho fatto un mestiere tecnico e questo mi sembrerebbe un punto che dovrebbe avere una risposta tecnicamente univoca (purtroppo gli avvocati ed i legislatori hanno invece una fantasia interpretativa pressocchè illimitata..
): il suggerimento di Salves sulla portata del 1108 mi sembra condivisibile: che dice invece l'avvocato?