Il paradosso della casa: meno vendite, più agenzie
Il mercato immobiliare fermo: niente mutui per i trentenni
Il mercato immobiliare, a Torino, è in stagnazione. Fa eccezione Barriera di Milano dove i valori degli immobili scendono
29/10/2014
ELENA LISA
Nella ripresa dei consumi non c’è spazio per la casa. E la ragione è meno banale di quanto ci si potrebbe aspettare. Principalmente perché ne racchiude più d’una. Nel contenitore nazionale - la crisi economica che rende difficile l’acquisto di un bene costoso - sono racchiusi aspetti meno evidenti che, oggi, contribuiscono a paralizzare il mercato immobiliare torinese. «La proprietà di un bene immobile - spiega Manuela Olagnero, docente di sociologia all’Università di Torino - nel nostro modello culturale continua a mantenere un valore strategico. Ma è anche vero che sta perdendo il suo significato simbolico».
La provvisorietà
La precarietà di vita dei trentenni con e senza laurea e senza lavoro sarebbe l’antidoto, non solo economico, al desiderio di investimento. La mancanza di un posto fisso, il senso di provvisorietà, il pensiero di un lavoro oggi qui e domani chissà dove - oltre all’incertezza di una famiglia full time - sono alla base di un minore interesse verso un bene che un tempo rappresentava il punto fermo da raggiungere. Accanto al senso di insicurezza, poi, c’è un altro fattore da considerare. Le famiglie di oggi sono assai meno numerose di quelle di una volta. Figli unici possiedono già un piccolo patrimonio immobiliare su cui contare: la casa presa con un mutuo dai genitori negli Anni 80 alla quale i più fortunati aggiungono il bilocale comprato al mare con un surplus di sacrifici. La solidità garantita ai giovani torinesi concorre a bloccare l’acquisto di nuove prime case. Come pure delle seconde.
La stagnazione
Spiega Rocco Curto, presidente dell’Oict, osservatorio immobiliare di Torino e professore nel dipartimento di Architettura e Design del Politecnico: «O si è in possesso di grandi liquidità oppure, per acquistare, bisogna essere già proprietari. Visto il momento sfavorevole si ritrova impantanato anche chi è nelle condizioni di cambiare casa, comprarne una nuova ma prima non riesce a vendere quella che ha già». Il mercato immobiliare è in stagnazione. Uniche eccezioni: Barriera di Milano dove i valori degli immobili scendono. E poi le zone del centro dove i prezzi salgono per le ristrutturazioni recenti dei palazzi storici. In questa sorta di palude s’inserisce un elemento che rischia di confondere. Corrisponde più o meno alla domanda: ma in un momento tanto critico come si spiega l’aumento del numero di agenzie immobiliari?
Buttarsi nella mischia
I dati della Camera di Commercio di Torino non lasciano dubbi: dal 2009 a oggi, gli anni della crisi, nel capoluogo le agenzie sono 300 in più. Oltre 700 in tutta la provincia. «Per fare l’ agente di mediazione - dice Aurelio Amerio, presidente a Torino della Fiaip, federazione italiana agenti immobiliari professionali - occorre studiare e superare un esame. Il nostro lavoro non è una passeggiata. Ma è anche vero che la crisi ha illuso alcuni. C’è chi ha pensato di inventarsi un mestiere senza bisogno di un capitale da investire. Di buttarsi nella mischia senza rete sicuro di farcela». Del resto, si è sempre detto così: chi vende case vende certezze.