La Nazionale italiana allenata di Gian Piero Ventura oggi è entrata nella storia.
Infatti, dopo ben 60 anni, è riuscita nell'impresa di farsi eliminare dalla fase finale dei Mondiali di Calcio 2018. Vedere il grande Gigi Buffon psicologicamente distrutto e piangere come un bambino dopo la partita è stato veramente commovente. Il portierone della Nazionale ha salutato tutti con parole nobili e toccanti, facendo gli auguri a chi lo sostituirà nella difesa della porta azzurra. E come dimenticare l'immagine di un Belotti singhiozzante e seduto per terra, consolato addirittura dall'arbitro?
Il calcio è, a volte, realmente spietato (come spietata certe volte è la vita): l’Italia è stata eliminata dalla modesta ma ben organizzata Svezia per causa di un tiretto senza pretese che De Rossi ha inopinatamente deviato nella sua porta nella partita di andata.
La squadra italiana questa sera, nel gremitissimo stadio di San Siro ribollente di tifo, ha almeno dimostrato energia e orgoglio, i giocatori hanno dato tutto in campo, ma, purtroppo, ancora una volta la Nazionale ha dato prova di non essere una squadra, un organismo funzionante, e ha continuato a rimasticare gioco per 90 minuti senza essere capace di segnare neanche un gol. E per la qualificazione serviva farne almeno due in più degli svedesi.
Se nelle ultime tre partite sei riuscito a segnare un solo golletto, e contro l’Albania, non è che puoi pretendere di andare lontano. Tanto meno in Russia.
Assistere alla fase finale di un mondiale di calcio senza la partecipazione dell' Italia sarà per me una esperienza nuova che sinceramente non volevo assolutamente provare. Era bello ritrovarsi ogni quattro anni, in estate, davanti alla TV, tra familiari, parenti e amici e tifare, con un misto di partecipazione, entusiasmo e sofferenza, la nostra Nazionale, risaldando un onesto e giusto amor patrio. Anche di questa piccola soddisfazione morale saremo costretti a privarci.
Un giorno triste, questo 13 novembre del 2017 per il nostro calcio, che fa il paio con l'altra data nera, quella del 19 luglio del 1966, quando fummo buttati fuori dalla fase finale del mondiale d'Inghilterra dai modestissimi "ridolini" (così furono valutati dal nostro staff tecnico dell'epoca) della Corea del Nord.
A questo punto, tutto il sistema del calcio italiano, dal Coni, passando per la Federazione, fino ad arrivare alle squadre di calcio di serie A, ha bisogno urgentemente di uno scossone violento e salutare esattamente come avvenne dopo la cocente sconfitta contro la Corea. Allora il pronto risveglio ci portò alla conquista dell' Europeo del 1968 e a mettere le basi per la glorosa avventura di Mexico '70.
Sapremo ripeterci così prontamente e a quel livello? Difficile, direi. Questa cocente delusione mi auguro che serva almeno a fare qualche grande passo verso una pulizia generale dell'ambiente e per porre delle serie premesse per avviare la rinascita di tutto il nostro movimento calcistico. I problemi da affrontare e risolvere sono tanti ed urgenti ma in questa sera un po’ mesta non è il caso di dilungarsi su di essi.
Il calcio italiano è attualmente in condizioni drammatiche ma, se esso è una diretta metafora della vita, dimostra una sola cosa: è l’Italia intera che è in grave crisi spirituale, morale, sociale, culturale, politica ed economica e forse sta perdendo il senso della sua identità più intima.
C’è qualcosa che si è inceppato nel profondo del nostro ethos, e da un po’ di anni, ma sembra che tali difficoltà non interessi a nessuno di quelli che hanno la grave responsabilità del governo della cosa pubblica, i quali sono in tutt’altre futili faccende affaccendati. Anzi, si ha la netta impressione che "loro" congiurino per aggravare sempre di più tale situazione....
E tutto questo è sottilmente inquietante.