Se la comunitaria non compare sul contratto di locazione, trattasi di ospitalità. Se superiore ai 3 mesi, dovrebbe essere segnalata alla questura.
Grazie della tua risposta.
In attesa di vostri commenti ho contattato la polizia municipale, la cui risposta, al di là dei modi ed apparenti imprecisioni di linguaggio, ritengo corretta avendo nel frattempo passato in rassegna quanto disponibile sul web.
1) Non trattasi di ospitalità, procedura riservata ai soli extracomunitari.
2) la pratica "ospitalità" non sostituisce, ma integra la comunicazione di cessione fabbricato
3) Se all'inquilino si aggiunge un convivente , che permane oltre i 30gg, e non fa parte del contratto, occorre presentare la comunicazione di cessione fabbricati. Ciò vale sia per italiani che per cittadini comunitari, ed extracomunitari.
4) La registrazione del contratto surroga la comunicazione di cessione fabbricato solo per gli intestatari citati sul contratto, ed eventuali altri aventi diritto, se inclusi nello stato di famiglia.
Le imprecisioni a parer mio rilevate sono sulle responsabilità relative ai seguenti punti:
5) La comunicazione di cessione fabbricati "può" essere presentata anche dal locatore, ma a parer mio dovrebbe essere presentata da chi ha la disponibilità del possesso dell'immobile, cioè dall'inquilino titolare di regolare contratto; è lui che concede ed ospita.
6) Difatti non è necessaria alcuna autorizzazione da parte del locatore (sempre che l'inquilino sia regolarmente in possesso di contratto registrato).
7) Quanto sopra vale anche riguardo alla eventuale-probabile cambio di residenza.
I punti 5,6,7 trovano conferma anche dalla modulistica reperibile sui vari siti dei comuni e della polizia.
memore di una recente discussione in cui veniva citata una diversa richiesta/comportamento del comune di Modena, a ben vedere valgono appunto le medesime informazioni.
Diverso è invece il rapporto tra locatore ed inquilino, se il contratto fa divieto ad immettere nell'alloggio estranei al nucleo familiare: ma qui la risposta si trova tra le parti.
Rimane la domanda su cosa succeda nel caso i conviventi si separino:
-sul forum è stato affermato che il convivente non citato sul contratto non può vantare alcun diritto di abitazione.
-Qui la risposta dei vigili urbani è stata forse non precisa in punto di diritto, ma credo vera sotto l'aspetto pratico: essi mi hanno risposto che dal momento che la convivente prende la residenza nell'immobile, potrà essere allontanata solo attraverso un normalissimo sfratto. Forse potrebbe essere solo più celere il rilascio, non avendo titoli per risiedervi, ma dipende dal giudice, dalla presenza di figli minori ecc.ecc.
Non so quindi se proporre una integrazione/modifica dei contraenti del contratto o comunicare solo la presa d'atto della nuova composizione del nucleo "familiare".
Non credo che l'inserimento formale del nuovo co-conduttore sul contratto porti vantaggi al locatore, anzi. Se vanno d'accordo è evidente che si aiuteranno reciprocamente. Ma non considererei come garanzia l'impegno di una cittadina straniera con un lavoro a tempo determinato.
p.s.: I vigili mi hanno anche ricordato che ormai non fanno più differenza tra famiglia di fatto e famiglia formale. Personalmente la cosa mi disturba come una delle varie anomalie dell'italico comportamento, proprio per l'incertezza di diritto: sarebbe più corretto regolarizzare giuridicamente queste nuove unioni almeno per gli aspetti pratici e civilistici.
Fermo restando che continuo a non capire perchè le coppie etero non accedano al matrimonio civile. (che fino a prova contraria regolamenta appunto diritti e doveri, sia all'interno della coppia, sia nei confronti della società). Ma questa è un'altra storia ....