MMOBILI, PERCHE' I PREZZI PER ORA NON RIPARTIRANNO
GLI agenti immobiliari non hanno più nemmeno gli occhi per piangere. Nel 1996 la crisi del mattone ha raggiunto il culmine: non si erano mai venduti così pochi immobili e a prezzi così bassi. Il crollo delle compravendite ha per la prima volta toccato anche l' attività dei notai, dove si è registrato un aumento-record del ricorso alla Cassa come integrazione di reddito a chi non raggiunge un livello minimo di affari. La situazione è davvero disastrosa: negli ultimi quattro anni - dopo il boom del periodo 1989-91 - i prezzi sono scesi, soprattutto nelle grandi città, anche del 40-45 per cento. Con buona pace di coloro che hanno acquistato ai prezzi massimi. La domanda che si pongono gli operatori (mediatori, costruttori, immobiliaristi) è nell' aria da tempo: quando finirà questa congiuntura negativa? Quando si passerà dalla fase discendente a quella ascendente dei prezzi? Quando, insomma, ripartirà il mercato degli immobili? Perché l' importante - per chi vuole fare affari in questo settore, siano essi operatori che famiglie - è di indovinare il momento giusto per comprare e beneficiare così dell' onda lunga dei rialzi. La risposta che viene dagli studiosi è però disarmante. Di ripresa delle compravendite, per ora e per i prossimi due-tre anni, non si parla proprio. La situazione rimarrà nella migliore delle ipotesi statica, nella peggiore avverrà ancora qualche limatura verso il basso. "Di solito - dice Marcello De Cecco, ordinario di Politica economica e monetaria all' Università di Roma - si ritiene che ogni ciclo immobiliare duri sei anni. Se questo è vero, il mercato dovrebbe essere pronto a ripartire. Ma la ripresa del mattone è normalmente preceduta da un boom della Borsa. E di boom di Piazza Affari non si vede nemmeno l' ombra". I motivi che spingono a escludere nel breve medio termine una ripresa del mercato immobiliare sono però svariati. "Ad esempio - dice De Cecco - siamo di fronte a un declino dell' inflazione, anzi, di più: siamo di fronte a un passaggio da uno scenario inflazionistico a uno di stabilità dei prezzi. E come si sa, quando i prezzi sono stabili viene meno la domanda di case per beni-rifugio, la quale non è una componente secondaria della domanda totale". Altri elementi gettano acqua sul fuoco delle compravendite e delle quotazioni. "Il blocco dei salari negli ultimi anni - dice ancora De Cecco - ha tolto un 25 per cento almeno del potere d' acquisto a chi ha un reddito fisso. Anche i possessori di redditi autonomi hanno sofferto, e quindi adesso c' è poca liquidità da investire in immobili. Senza considerare che il calo dei tassi d' interesse sui titoli di Stato, da tutti auspicato per rimmettere a posto i conti dello Stato, ha di fatto privato le famiglie di 40-50 mila miliardi all' anno su circa 200 mila". E ancora: nascono sempre meno figli, si formano sempre meno famiglie, e il patrimonio immobiliare complessivo rimane lo stesso o aumenta. Anche questo è un elemento che gioca a sfavore di una ripresa delle compravendite e dei prezzi. Questa la situazione di oggi. E domani? E' possibile ipotizzare che qualcosa cambi in questo scenario? A queste domande né gli operatori né gli studiosi danno una risposta positiva. Naturalmente un mutamento è sempre possibile ma esso è altamente improbabile, allo stato degli atti. L' Italia ha infatti preso l' impegno di entrare nella moneta unica europea e soltanto se questo obbiettivo dovesse saltare (non basterebbe un semplice rinvio) si porrebbe il problema di un rilancio dell' inflazione che porterebbe come probabile conseguenza una crescita del valore delle case. E' anche vero che l' inflazione può nascere anche al di fuori del nostro paese, in un contesto internazionale. Una spinta di questo genere potrebbe nascere negli Stati Uniti, o in Francia e Germania come conseguenza dell' abbandono - oggi altamente improbabile - dei parametri di Maastricht che ci porteranno nella moneta unica europea. Nel caso di una recrudescenza dell' inflazione, però, ci sarebbe tutto il tempo di accorgersene e di prendere delle contromisure accelerando l' acquisto di immobili che era in programmma. De Cecco ha una ricetta: "Basta leggere i giornali economici: se l' inflazione negli Stati Uniti avesse un' impennata per 4-5 mesi di seguito, allora forse potrebbe propagarsi nel resto del mondo". Mentre se è l' Europa ad abbandonare gli ambiziosi progetti di unificazione, questo fatto balzerebbe subito agli onori della cronaca. Anche gli operatori non vedono all' orizzonte un boom di vendite e di prezzi. I motivi, oltre a quelli indicati più sopra e in particolare la bassa inflazione, sono: i già tanti proprietari di case, circa l' 80 per cento del totale di coloro che a vario titolo occupano un immobile per abitazione; la crescita esponenziale delle imposte negli ultimi anni, che scoraggia l' investimento immmobiliare; il fatto che gli italiani abbiano imparato a diversificare i propri investimenti finanziari, un tempo destinati soprattutto alla casa.
di ADRIANO BONAFEDE
30 settembre 1996
--- Messaggio unito: 2 minuti fa. Data messaggio originale: 4 minuti fa ---
ingelman ha scritto: ↑
2007 ? 2008 ? 2009? 2010 ? .... non dirmi che in questi anni , almeno quì , la crisi è esistita (non ci credo )
2012/2013 devo ammettere che si è iniziato a faticare , obbiettivamente parlado
secondo i dati, le transazioni a Roma calano dal 2006 compreso, già nel 2008 erano un buon 20% meno del picco, sui prezzi fu palese uno scivolone a fine 2008 poi recuperato in corner ma comunque si aprì la fase di "trattabilità", per non parlare dei tempi di giacenza in vetrina, c'è ancora in giro roba di quegli anni... se tu la crisi non l'hai sentita tra 2008 e 2011 buon per te, ma c'era tutta... nei numeri, non nella mia testa bacata...