Io credo che anche il discorso dell'immagine vada gestito con intelligenza, cioè non in modo rigido: essere a proprio agio e mettere a proprio agio il nostro interlocutore, questo è l'obbiettivo. Ciò non vuol dire condurre la trattativa in ciabatte, ma anche esagerare dall'altro lato lo ritengo controproducente. Giusto l'altro giorno mi trovavo a Roma perchè ho un immobile da vendere che mi ha affidato un mio caro amico. Siccome la mia agenzia è vicino Siena, e mi riesce difficile essere contemporaneamente in due regioni, tra gli appuntamenti avevo inserito anche alcune agenzie per un'eventuale collaborazione. E' stato un grande momento di riflessione e di autocritica. Ad acquisire un immobile di oltre mezzo milione di Euro mi hanno mandato una mora bellissima di circa vent'anni con un tailleur bianco, accompagnata da un ragazzo con completo bianco, abbronzatissimo. Splendidi per carità, ma adatti ad un'agenzia di fotomodelli ! Lei , pensando che fossi la proprietaria, mi ha chiesto stancamente l'esclusiva, ma sembrava più presa dallo smalto delle sue unghie. Poi se ne sono andati, bianchi e immacolati come erano venuti. Poi sono arrivati i classici ragazzetti rampanti, stile Tecnocasa, vestiti identici: completo blu e cravatta a righe. Gli ho chiesto se in agenzia portavano tutti quella divisa. Mi hanno risposto:"è una questione di professionalità". Quindi, con tutta l'arroganza e la boria dei cretini, hanno cercato di impressionarmi con fantomatiche vendite, che avrebbero fatto in zona , sulla loro necessità di lavorare in esclusiva, sulla certezza matematica che nessuna agenzia se non la loro avrebbe potuto vendere il mio immobile, finchè alla fine, sono riuscita a scaraventarli fuori dalla porta. Intendiamoci, io non dò lezioni a nessuno, anche perchè certi errori li ho fatti anche io (tra l'altro sono anche io una ex Tecnocasa) e magari oggi ne commetto altri. Tuttavia penso che l'abbigliamento, il modo di porgersi, debba essere il prodotto della nostra capacità di relazionarci con il cliente e il cliente non è un fantoccio, un cretino che è pronto a bersi tutti nostri discorsetti o che rimane impressionato e ci scambia per professionisti solo perchè arriviamo in giacca e cravatta, stracitando leggi e leggine , per fare più effetto. L'immmagine , insomma,è per me non solo quello che ci mettiamo addosso, ma la nostra capacità di capire e di mettere a proprio agio il cliente, guidandolo , ma rispettandolo. Questa drammatica crisi , per noi potrebbe essere una buona occasione per ripensare, la nostra professione anche da questo punto di vista. Molti di noi pensano che professionalità sia solo preparazione. Non basta! Dobbiamo forse acquisire una maggiore considerazione per i nostri clienti , che altrimenti, ci ricambieranno sempre con la solita diffidenza . Penso che dovremmo liberarci anche di questa specie di macchietta che ci hanno fatto diventare in molti franchising, con questi metodi preconfezionati, con questi automatismi... La vendita è anche frutto di un metodo, ma è soprattutto creatività e fantasia; non siamo impiegati noi! Noi lavoriamo con la gente, che è sempre nuova e sempre diversa, un materiale umano fantastico nelle nostre mani, fatto di furbi, di ingenui, di paurosi, di gente con storie terribili alle spalle, di eredità, di litigi. Io credo che i nostri clienti, quando pensano alla nostra immagine, non abbiano in mente tanto i nostri tailleur, quanto il rispetto, la competenza, la comprensione che abbiamo avuto per le loro esigenze e con cui li abbiamo portati alla conclusione dell'affare.