MAGARI PUO' ESSERCI UTILE....
I «senz'Albo» rilanciano sul riconoscimento
ROMA
Il riconoscimento dell'Europa sembrava punto di svolta e nuovo inizio. Ma a due anni dal decreto legislativo 206/2007 che recepisce la direttiva 36 della Ue non è cambiato granché per i 3 milioni e 700mila professionisti italiani senza Ordine. Nessuna delle associazioni italiane ha ancora ottenuto il riconoscimento del governo che permette di partecipare alle piattaforme in sede Ue. Quel sistema grazie al quale un'associazione di professionisti riconosciuta almeno in un Paese Ue può essere ricosciuta in tutti gli altri.
Un passaggio formale invocato da molte sigle perché visto come punto di partenza per diventare l'alternativa alle professioni riunite negli Ordini e, allo stesso tempo, acquisirne alcune caratteristiche: in primis, la formazione continua degli iscritti e la deontologia. L'obiettivo di Colap e Assoprofessioni, sigle che lavorano per il riconoscimento di queste professioni, è arrivare al «sistema duale»: da una parte gli Ordini dall'altra le associazioni.
In verità, spiega Roberto Orlandi, capogruppo professioni al Cnel – il consiglio nazionale dell'economia e del lavoro che dà parere obbligatorio, ma non vincolante sul ricoscimento al ministero della Giustizia – «le piattaforme europee che servirebbero, ad esempio, a discutere delle modalità di accesso a queste professioni, non ci sono ancora». Così il mercato segue i suoi tempi, il nuovo sistema di norme resta sulla carta.
Nella riunione di dopodomani, il Cnel potrebbe trovare accordo sui criteri generali per il parere da fornire al ministero della Giustizia che riguarda le prime cinque sigle, tra cui quelle di tributaristi, podologi e kinesiologi (in due anni sono arrivate 38 domande a ministero e Cnel: 31 già esaminate e sette da esaminare). «Dubito che riusciremo a guardare le pratiche – dice Orlandi – ma credo che riusciremo a chiarire i punti generali e definire il quadro di regole, poi tutto diventa più veloce».
Nella pratica bisogna aggiornare la delibera Cnel del 23 luglio scorso che fissa i criteri di riconoscimento secondo quanto previsto dal decreto legislativo 206/07. Come? Stabilendo, ad esempio, cosa vuol dire associazione rappresentativa a livello nazionale: se deve essere presente in tutte le 20 regioni o solo in alcune. Altro dubbio: si chiede che l'assocazione sia costituita con atto pubblico o scrittura privata autenticata da almeno quattro anni. Ma cosa succede se la sigla ha più di quattro anni e nel tempo ha cambiato denominazione e veste? Ci sono poi da affinare i criteri per il ricoscimento dei titoli di studio chiesti ai professionisti. Sembrano, invece, dare meno problemi altri criteri a cui si attiene il Cnel, come l'adozione di uno statuto democratico e senza scopo di lucro che identifichi l'attività svolta e il sistema di deontologia e sanzioni.
Fonte...ILSOLE24ORE
I «senz'Albo» rilanciano sul riconoscimento
ROMA
Il riconoscimento dell'Europa sembrava punto di svolta e nuovo inizio. Ma a due anni dal decreto legislativo 206/2007 che recepisce la direttiva 36 della Ue non è cambiato granché per i 3 milioni e 700mila professionisti italiani senza Ordine. Nessuna delle associazioni italiane ha ancora ottenuto il riconoscimento del governo che permette di partecipare alle piattaforme in sede Ue. Quel sistema grazie al quale un'associazione di professionisti riconosciuta almeno in un Paese Ue può essere ricosciuta in tutti gli altri.
Un passaggio formale invocato da molte sigle perché visto come punto di partenza per diventare l'alternativa alle professioni riunite negli Ordini e, allo stesso tempo, acquisirne alcune caratteristiche: in primis, la formazione continua degli iscritti e la deontologia. L'obiettivo di Colap e Assoprofessioni, sigle che lavorano per il riconoscimento di queste professioni, è arrivare al «sistema duale»: da una parte gli Ordini dall'altra le associazioni.
In verità, spiega Roberto Orlandi, capogruppo professioni al Cnel – il consiglio nazionale dell'economia e del lavoro che dà parere obbligatorio, ma non vincolante sul ricoscimento al ministero della Giustizia – «le piattaforme europee che servirebbero, ad esempio, a discutere delle modalità di accesso a queste professioni, non ci sono ancora». Così il mercato segue i suoi tempi, il nuovo sistema di norme resta sulla carta.
Nella riunione di dopodomani, il Cnel potrebbe trovare accordo sui criteri generali per il parere da fornire al ministero della Giustizia che riguarda le prime cinque sigle, tra cui quelle di tributaristi, podologi e kinesiologi (in due anni sono arrivate 38 domande a ministero e Cnel: 31 già esaminate e sette da esaminare). «Dubito che riusciremo a guardare le pratiche – dice Orlandi – ma credo che riusciremo a chiarire i punti generali e definire il quadro di regole, poi tutto diventa più veloce».
Nella pratica bisogna aggiornare la delibera Cnel del 23 luglio scorso che fissa i criteri di riconoscimento secondo quanto previsto dal decreto legislativo 206/07. Come? Stabilendo, ad esempio, cosa vuol dire associazione rappresentativa a livello nazionale: se deve essere presente in tutte le 20 regioni o solo in alcune. Altro dubbio: si chiede che l'assocazione sia costituita con atto pubblico o scrittura privata autenticata da almeno quattro anni. Ma cosa succede se la sigla ha più di quattro anni e nel tempo ha cambiato denominazione e veste? Ci sono poi da affinare i criteri per il ricoscimento dei titoli di studio chiesti ai professionisti. Sembrano, invece, dare meno problemi altri criteri a cui si attiene il Cnel, come l'adozione di uno statuto democratico e senza scopo di lucro che identifichi l'attività svolta e il sistema di deontologia e sanzioni.
Fonte...ILSOLE24ORE