Questa discussione capita a fagiolo: e vi dico come la pensa (non ho scritto quali diritti avrebbe....) uno dalla parte del locatore.
ieri vado in Piemonte per incontrare la proponente e presentare il contratto. Vengono fatte alcune modifiche di dettaglio e ci lasciamo con l'accordo a procedere. La nuova giovane inquilina versa caparra, mensilità ed imposte di registro, e si resta intesi a completare il contratto con la garanzia dei genitori.
Non passano nemmeno 8 ore, e la ragazza, piangendo, telefona al vostro collega, dicendo che ieri nel pomeriggio ha ricevuto la comunicazione che subirà una riduzione d'orario di lavoro e conseguente stipendio: temendo di non poter più far fronte agli impegni, chiede se posso soprassedere.
Come locatore non ho fatto difficoltà, non mi pare il caso di iniziare coi cavilli, e restituirò quanto percepito.
L'agente si è dichiarato disponibile a restituire quanto io ho a lui riconosciuto. Non so ancora se questo rinuncerà anche alla provvigione avuta dalla proponente, ma forse sì: forse ne avrebbe dritto, anche se il contratto è rimasto a metà; ma secondo me fa più bella figura a non attaccarsi alla lettera: manterrà buoni rapporti con entrambi, in attesa di tempi migliori.
Avrei potuto indagare se le motivazioni erano veritiere e fare il processo alle intenzioni: ma ne vale la pena?
Idem per l'agente: certo anche lui non lavora per la gloria, ma il contratto non si è sostanzialmente concluso: è il caso d infierire, se oggi i giovani sono in una situazione così precaria?
Una volta si diceva che a trattar bene alla lunga non ci si rimette.
Oggi è forse una pia illusione, ma se ci togliamo anche questa speranza, cosa ci resta?
Il mondo che oggi viviamo è già grigio di suo, senza che noi ci mettiamo del nostro.