Perdonami la mia ignoranza. Leggo spesso la distinzione fatta tra giurisprudenza e dottrina.
Con la prima ritengo si citino le sentenze
Con la seconda i pareri di affermati e rispettati giuristi: sbaglio?
Nel qual caso la mia reazione e le argomentazioni di Francesca sarebbero in linea con il pensiero del Gabrielli.
Ho citato apposta tutte le varie posizioni. Fin dall'inizio dei miei interventi, infatti, ho detto che la stessa giurisprudenza è divisa. Per giurisprudenza si intende l'insieme delle sentenze di merito e di diritto, mentre per dottrina si intende l'opinione degli studiosi, principalmente quelli universitari.
Questo specifico argomento è combattuto ed è strano che, come ha fatto rilevare Francesca indirettamente col suo intervento, il locatore, invece di dare disdetta, abbia "preferito" creare il caso, basandosi su una soluzione controversa. Se consigliato dall'avvocato, ha fatto male a seguire il consiglio perché aveva sul piatto d'argento la soluzione della disdetta.
Personalmente dovrei leggere il contratto per capire che tipo di meccanismo di rinnovo era previsto o che tipo di disdetta (unilaterale, bilaterale ...).
Attualmente la Cassazione, secondo me, ritiene sia impossibile una durata oltre i 30 anni a prescindere dagli schemi usati. Tuttavia, ci si scontra poi sulle tipologie di contratto, ad esempio quelli con "clausola fino a.." o con condizioni varie, ad esempio se è rimesso al conduttore decidere, oppure se la fine del contratto è collegata ad un evento incerto (come quando si collega la fine al fatto che una delle parti abbia bisogno dell'immobile, oppure peggio debba andare via). Insomma, è una questione "controversa", poco dibattuta proprio perchè non è assolutamente arrivata nei tribunali, essendo una questione radicalmente inutile.
Per questo ho il sospetto che il nostro amico abbia posto un caso di scuola per divertirsi a leggere le opinioni, piuttosto che un caso realmente accaduto. Detto questo, la vostra posizione che difende la piena libertà contrattuale, anche dopo i 30 anni, è sostenuta ad esempio dalla dottrina che ho citato. Non è una posizione assurda, anzi. Non ho mai preteso imporre alcuna soluzione, perché nel diritto salvo questioni note e sicure, non c'è nulla di sicuro.
Interessante: e la cosa mi interessa direttamente. E converrei con te e con la C.d'A.
Purtroppo conoscevo (molto superficialmente) solo la interpretazione di cassazione (che credo prevalga), ma nemmeno quella fa legge o interpretazione normofilattica (dite così?) se non a SS.UU., per cui in fase di divisione ereditaria non si possono imputare gli anni di godimento gratuito di un immobile avuto in comodato dal genitore per 20-30 anni
Esatto, ma se vai in tribunale i giudici applicano la Cassazione come se fosse legge, a prescindere dal fatto che sia Sezioni Unite o meno. In questo argomento sta prevalendo la mancanza di buon senso, visto che gli altri coeredi vengono totalmente e ingiustificatamente danneggiati. E, cosa più divertente, sulla base di un principio che poi, invece, nel caso di questo thread la Cassazione smentisce dicendo che i contratti di godimento non possono durare più di 30 anni altrimenti il godimento diventa proprietà. E io dico ai giudici: mettetevi d'accordo con voi stessi.