CHE COS’È LA CONCILIAZIONE.
La conciliazione è una procedura di risoluzione alternativa delle controversie, volontaria, riservata e non vincolante, nella quale un terzo neutrale aiuta le parti a raggiungere un accordo.
Procedura alternativa: la conciliazione stragiudiziale è alternativa al procedimento ordinario; si colloca al di fuori del processo civile. Essa può essere esperita prima di iniziare una causa per trovare una soluzione che soddisfi pienamente le parti. Per realizzare questa ipotesi è particolarmente opportuno che le parti inseriscano una clausola nel contratto, la quale preveda – appunto – che in caso di controversia esse tentino preventivamente una conciliazione.
Accanto a questa ipotesi ci può essere anche quella in cui le parti intendono trovare una soluzione in via stragiudiziale anche a processo iniziato, ponendo così fine (in caso di esito positivo) alla controversia dinanzi al giudice ordinario.
Si può dire, inoltre, che la conciliazione è alternativa anche nel senso che si basa tutta sulla volontà delle parti di trovare un accordo in base ad una comune collaborazione (modello autocompositivo).
Procedura volontaria: tutta la procedura si fonda sulla libera volontà delle parti. Sono loro a decidere se e quando iniziare un tentativo di conciliazione; sono esse che decidono come gestirla; sono esse che la portano a termine. Ciò vuol dire che non c’è nessun vincolo ad accettare la richiesta che giunga dall’altra parte, né tantomeno di portare a termine la procedura ove le parti non lo vogliano.
Procedura riservata: questo è uno degli aspetti che caratterizza maggiormente la conciliazione e la rende davvero preferibile. Nulla di quanto viene detto o riferito durante lo svolgimento della procedura può essere utilizzato al di fuori di essa. Il conciliatore, infatti, che può ascoltare le parti anche separatamente (al fine di capire francamente a quali condizioni esse sarebbero disposte a trovare una soluzione) non riferisce nulla dei suoi colloqui all’altra parte (riservatezza interna).
Inoltre, cosa ancora più importante, nulla di quanto viene detto dalle parti e dal conciliatore può essere oggetto di prova nell’eventuale giudizio successivo, nel caso in cui la conciliazione abbia esito negativo e le parti si rivolgono al giudice.
Questo aspetto è molto importante perché dà garanzie alle parti di poter agire e parlare con estrema franchezza e disponibilità, senza la minaccia che ciò che viene detto o fatto durante la procedura possa essere utilizzato come prova contraria nel giudizio civile.
Neutralità del terzo: la caratteristica della conciliazione è che essa viene gestita dalle parti con l’aiuto di un terzo.
La presenza di un terzo è molto importante perché ciò permette di superare eventuali impasse che potrebbero crearsi quando le parti cercano da sole una soluzione ad un conflitto che è già insorto tra loro. Spesso, infatti, proprio la presenza del terzo fa in modo che le reciproche incomprensioni non rendano insanabile il conflitto, al punto da poter essere risolto solo in giudizio.
Affinché tutto ciò sia possibile il terzo deve essere del tutto neutrale ed imparziale rispetto alle parti ed alla controversia.
Il terzo non decide ma aiuta le parti: questo è il modello tipico della c.d. facilitative mediation anglosassone. Il terzo, infatti, non decide della controversia, né fa valutazioni sulle posizioni delle parti al fine di emettere un giudizio. Egli si limita ad ascoltarle e a metterle in comunicazione tra loro per cercare di trovare un accordo che ponga fine alla controversia.