Il proponente ha sostenuto, falsamente, che io gli avessi garantito l'accettazione da parte del venditore; tra l'altro, come ho scritto, ha assistito ad alcune telefonate da me fatte al venditore per cercare di convincerlo ad accettare la proposta e si è potuto rendere conto di persona che c'erano delle resistenze da parte del venditore. Naturalmente non c'erano prove né della mia tesi né della sua, ma il giudice ha creduto a lui.Beh, già questo è una "deviazione" pericolosa dal percorso "normale", in caso di rifiuto della proposta.
Ma ancora non si capisce perché la condanna.
Perché avresti indotto false aspettative, visto che è il venditore che è libero di accettare o meno una proposta ?
Riguardo l'assegno, è vero che l'ho trattenuto oltre la scadenza della proposta ma sempre con l'accordo verbale del proponente con la speranza che il venditore si decidesse ad accettare la proposta. La mia colpa o ingenuità è stata di non aver messo per iscritto qualcosa in merito. Non immaginavo certo che finisse così.
Tra l'altro, mi chiedo, quale danno materiale, psicologico o economico ha ricevuto il cliente per il fatto di aver avuto restituito l'assegno dopo qualche settimana dalla scadenza della proposta e non nell'immediatezza?