Sicuramente già lo sai meglio di me, ma al momento tutti i notai sono stati completamente assolti per questa vicenda, nessuno di loro è stato condannato e molto probabilmente mai lo sarà. Stessa cosa dicasi per il comune (coi suoi nulla-osta): assoluzione piena.
Se non viene messo un freno al più presto a questa mattanza, qualcosa succederà, perchè diciamocelo in tutta franchezza: di acquirenti onesti al momento non ne ho conosciuto nemmeno 1. Gli unici che ostentano una finta "umanità" sono coloro che hanno ricevuto un 2 di picche dal venditore e/o che non possono agire legalmente, allora (tra lacrime di coccodrillo) sostengono si sarebbero accontentati della sola affrancazione ... ma quando mai!!!
Intendiamoci, se fossero solo poche compravendite sarei il primo a gridare all'imbroglio, ma qui si stimano centinaia di migliaia di rogiti, con tanto di avallo del comune di roma (famose lettere chiarimenti). Signori, dico davvero, ma in che diavolo di paese viviamo??? Cioè un cittadino si rivolge ad un professionista tutore della legge e addirittura al comune, loro sbagliano pesantemente e chi ne paga le conseguenze siamo noi? Le istituzioni affrontano qualcosa di serio con estrema superficialità e noi paghiamo, no dico stiamo scherzando? Ma stiamo davvero scherzando o cosa? Maddai, riprendiamoci tutti da questo torpore Italico che ci sta annientando la vita!!!
Finchè non verranno bloccate queste ripetizioni dell'indebito, le istituzioni la faranno franca, inutile girarci attorno: al momento nessuno vuole vedere il problema vero dove sta(va).
Al momento la ripetizione dell'indebito è l'unica strada per recuperare qualcosa. Se vai in tribunale dicendo al giudice che il venditore non vuole rimborsarti le spese di affrancazione, al 99% ti vedrai respingere l'istanza. Quindi si fa causa per la ripetizione dell'indebito e poi in sede di conciliazione ci si accorda diversamente. La sentenza in questione sarebbe comoda perché il venditore non avrebbe nessun interesse ad andare in causa, dato che la perderebbe sicuramente.
Ma questa sentenza, così come è congegnata, proprio non sta in piedi.
- Considerato che viene messa in discussione la costituzionalità dell'interpretazione della Cassazione a SS.UU. e, insieme con essa, la funzione sociale di questo tipo di immobili (funzione che a roma, forse il giudice Perinelli se n'è accorto, non è mai esistita), perché allora, solo dal 2015 dobbiamo fingere che questa funzione esista? A questo punto, i notai, che non si sono rifiutati di rogitare prima, non possono rifiutarsi di rogitare ora, anche in assenza di affrancazione: intanto vendiamo a prezzo libero, poi l'affrancazione, o comunque si chiamerà un giorno lo "strumento", qualcuno la pagherà. Intanto, abbiamo il sacrosanto diritto di vendere come ci è più comodo, come si faceva ante 2011.
- Perché chi non aveva a disposizione lo strumento dell'affrancazione ha potuto vendere subito, mentre chi ha a disposizione lo strumento e vuole/deve usarlo, nell'illusorio rispetto del pronunciamento della Suprema Corte, deve perdere due anni? Paradossalmente, al solito in italia, è stato avvantaggiato chi non aveva lo strumento!
- Perché, giunti a questo punto, per richiedere il pagamento dell'affrancazione al precedente proprietario, occorre percorrere la strada della richiesta di ripetizione dell'indebito versato? Cosa accade nel caso in cui questa prerogativa sia prescritta? Chi paga l'affrancazione? Forse nessuno? Se un proprietario può chiedere indietro l'affrancazione ed un altro no, non si tratta forse di discriminazione? Oppure facciamo finta che l'enorme danno erariale, in cui notai e comune hanno avuto pesanti responsabilità, non sia mai esistito?
- Perché un n.esimo proprietario (non primo assegnatario) che si vede richiedere la ripetizione dell'indebito versato da un acquirente deve essere costretto a pagare l'affrancazione, mentre non può chiedere la stessa cosa al primo assegnatario che gli ha venduto l'immobile a prezzo libero solo perché, magari, il suo diritto è caduto in prescrizione? Non è disparità di trattamento?
- Perché ci sono interi quartieri, come Torraccia, dove decine di proprietari, dopo aver strapagato casa, sono costretti ad avviare un procedimento civile per poter vendere a prezzo di libero mercato? L'interpretazione della Suprema Corte sulla funzione sociale di questi immobili è legittima e imperativa solo quando non è coinvolto un notaio, bensì "normali" cittadini?
- Perché si continua a far finta che l'affrancazione sia LO strumento, quando essa, in base alla normativa vigente in tutti i comuni d'Italia, non lo è? Così com'è stata concepita nella delibera 40, l'affrancazione è un furto con scasso e quasi mai è dovuta e poi non libera dai vincoli soggettivi diversi dal pmc! Pertanto, mentre chi ha venduto prima del 2011 lo ha fatto senza vincoli di alcun tipo, in totale libertà e spesso con il nulla osta del comune, chi vuole vendere oggi, affrancando, mette sul mercato un immobile COMMERCIALMENTE IMPROPONIBILE, perché il terreno rimane nella disponibilità del comune e perché i relativi vincoli soggettivi non sono da intendersi decaduti. Questa non è discriminazione? Forse, sarebbe più corretto, se si vuole garantire la piena commerciabilità di un immobile, parlare di trasformazione, ossia di cessione della proprietà del terreno?
- Se anche l'affrancazione non è lo strumento più corretto, assumendo lo stesso principio di base della sentenza si potrà comunque vendere a piacimento, considerato che, se in futuro sarà messo a disposizione uno strumento più consono, allora dovremo goderne anche noi retroattivamente.
Sono case come tutte le altre, intanto vendiamole, poi qualcuno condonerà introducendo lo strumento più adeguato.
Allora forza, ora tutti a vendere a prezzo libero!