Il problema è che a molti sfugge la logica della sentenza, persino agli stessi avvocati che fanno finta di non capire! Se la legge, prima del 2015, era ondivaga per comune, notai, agenzie immobiliari e acquirenti, non si capisce per quale ragione debba essere crocifisso il venditore! Quindi a parità di "legge ondivaga", che ripeto lo era per tutti, l'unica cosa che può essere richiesta al venditore è il ripristino dei diritti di vendita dell'acquirente tramite affrancazione.
D'altra parte se la legge fosse stata chiara sin dall'inizio (per tutti), l'acquirente non avrebbe mai comprato a prezzi così alti, e il venditore non avrebbe venduto senza prima aver affrancato.
Mi sembra logico! Su questo concordiamo o no? L'unica cosa che dovrebbe essere richiesta, anche legalmente, è solo l'affrancazione, altrimenti ci sarà sempre qualcuno che se ne approfitterà pretendendo tutto "l'indebito".
Il problema è che la legge non era ondivaga (altrimenti quello che è successo a Roma sarebbe successo in tutta Italia con la stessa pervasività, mentre fuori Roma i casi si contano sulle dita di una mano), inoltre l'affrancazione da sola non basta a ripristinare la commerciabilità, perché con la solita faciloneria ed ottusità gli "esperti" del comune di Roma hanno pensato bene di cancellare, con la convenzione di affrancazione, solo i prezzo massimo di cessione, ma non i requisiti soggettivi del compratore: residenza, redditto, non aver usufruito in precedenza di contributi pubblici per l'acquisto di un'abitazione (per esempio chi trasloca da un immobile PEEP ad un altro a rigore non potrebbe farlo!!!!). Per cui affrancando paradossalmente si può vendere a prezzo di mercato ma solo a persone con requisiti abbastanza restrittivi, in pratica a chi difficilmente potrà permettersi un reale prezzo di mercato!
I requisiti residui, per come hanno fatto le cose a Roma, si possono eliminare solo mediante una ulteriore convenzione di trasformazione, cioé trasformando il diritto di superficie in diritto di proprietà: ma sarebbe arduo sostenere che spetterebbe al venditore anche il rimborso di questa spesa. In realtà sarebbe sufficiente la sola trasformazione, ma al comune di Roma da questo orecchio proprio non ci sentono.