Per il bene di tutti, le cause per risarcimento dovrebbero essere considerate come extrema ratio.
Nel mio caso, al momento procederei come segue:
1) Passaggio obbligato al comune per richiedere il costo della trasformazione del diritto di superficie in diritto di proprietà (la mia convenzione è stata stipulata da più di 20 anni, quindi con la delibera non ci faccio nulla).
2) Se potrò permettermi la spesa, valuterò bene la possibilità di pagare l'obolo senza fare causa a nessuno. Tornerà tutto come prima, sperando che questa vicenda non abbia inficiato per sempre la commerciabilità di questi immobili.
3) Se la spesa sarà insostenibile, allora sarò costretto a contattare il precedente proprietario per chiedere una sorta di patteggiamento e, quindi, un contributo nel pagamento dell'obolo.
4) Nel caso in cui il proprietario rifiuti, allora sarò costretto a far causa per riavere la somma pagata in più.
Nel caso estremo, rimane tuttora da capire chi sarà l'oggetto della causa.
Perciò, io non rivendo a 50 quello che ho comprato a 100.
Ma, se ci viene data una via rapida, legale ed economicamente sostenibile per poter rivendere a prezzo di mercato, allora seguiamo quella strada, senza fare crociate e senza rovinare la vita di nessuno.
Viceversa, se, non potremo farlo, allora vuol dire che rimarremo nelle nostre case dal valore dimezzato: ma è evidente che, in questo caso, ci batteremo per essere risarciti.
Rendiamoci conto che decidere di fare causa non è una scelta leggera, bensì una via che può cambiare pesantemente il corso della propria vita (e quello di altre famiglie).
Rendiamoci conto di quanto sia socialmente doloroso ed eticamente insopportabile doversi rivalere sui precedenti proprietari.
E, già che ci siamo, rendiamoci pure conto di quanto sia impunemente orrendo e vomitevole dover pagare un obolo all'istituzione che è colpevole di questa situazione.
Che, forse, è proprio col comune (e poi coi notai) che bisogna battersi.